TEODORO CHIARELLI, La Stampa 29/4/2010, pp. 12-13, 29 aprile 2010
IL PREDESTINATO NEL SEGNO DEL PADRE
Che il momento sarebbe prima o poi arrivato lo si era intuito lo scorso dicembre, giovedì 17. John Elkann piomba al centro sportivo di Vinovo per dare una scossa, l’ennesima, a una Juve che non ne ingrana una. Non è solo, l’allora vicepresidente della Fiat: con lui il cugino Andrea Agnelli, sì proprio il figlio di Umberto e nipote dell’Avvocato. Ed è Andrea ad affrontare i cronisti: «Io e John siamo arrivati insieme per dimostrare l’unità della famiglia. Con lui c’è un rapporto di dialogo continuo, di confronto quotidiano. Non c’è contrapposizione, la vediamo allo stesso modo».
Ora la consacrazione ufficiale: dopo cinquant’anni un Agnelli sale al vertice della Juve. La Vecchia Signora ritrova una guida nel segno della famiglia che dagli Anni Venti lega il suo nome a quello del club bianconero. A Edoardo Agnelli, il papà dell’Avvocato, al vertice della società dal 1923 al 1935, si deve il primo grande ciclo vincente della Juve, quello dei 5 scudetti consecutivi, del trio Combi-Rosetta-Calligaris in difesa, di Orsi in attacco e di Monti in mediana. Sarà poi Gianni Agnelli, dopo la guerra, ad assumere la presidenza e quindi toccherà al fratello Umberto.
Per il neo presidente Andrea, l’ultimo discendente maschio a portare il cognome della dinastia, è una predestinazione. Trentacinque anni ancora da compiere (è nato a Torino il 6 dicembre), Agnelli studia a Oxford (St. Clare’s International College) e Milano (Università Bocconi), ma ben presto matura esperienze lavorative soprattutto all’estero («Il consiglio di mio padre era di restare lontano da Torino, anche perché era difficile essere inserito nello staff di un’azienda di cui sei azionista», ha dichiarato lo scorso anno al Sole 24 Ore): alla Iveco-Ford di Londra, poi alla Piaggio, quindi all’Auchan di Lille e alla Schroeder Salomon Smith Barney di Londra. Nel suo curriculum pure un incarico alla direzione commerciale della Juventus.
Nel 1999 c’è la Ferrari Idea di Lugano e l’anno dopo a Parigi la Uni Invest(Banque San Paolo). Dal 2001 al 2004, infine, l’assunzione alla Philip Morris International di Losanna, dove si occupa di marketing, sponsorizzazioni e comunicazione. In Svizzera, sul posto di lavoro, Andrea Agnelli trova anche l’amore. Si chiama Emma Winter ed è una giovane manager di un’agenzia londinese in contatto con la Philip Morris. Dall’unione nascerà una bella bambina di nome Baya. Entrambi sportivi, lui preferisce il golf (che pratica al circolo dei Roveri), lei il nuoto. Riservati, allergici a un’eccessiva mondanità, con la bella stagione gli Agnelli non disdegnano nei fine settimana di frequentare Portofino e Santa Margherita Ligure.
Alla morte del padre, Andrea torna a Torino («Per senso di responsabilità verso mia madre e mia sorella Anna») dove diventa consigliere di amministrazione di Fiat e Ifi (poi Exor), oltre che socio dell’accomandita di famiglia. Per alcuni anni lavora anche all’Ifil dove si occupa di sviluppo strategico. Nel 2007, infine, la scelta di intraprendere una propria strada imprenditoriale: nasce così la Lamse (crasi tra La Mandria e Sestriere, «i luoghi degli affetti e dei ricordi»), holding finanziaria di cui è amministratore delegato.
Da domani, però, le migliori energie dovrà dedicarle alla Juventus.