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 2010  aprile 29 Giovedì calendario

ATENE FA TREMARE I FORZIERI DELLE BANCHE

Il «rischio Grecia»? Tra le banche e le assicurazioni italiane pesa meno che in molti altri paesi europei - Francia e Germania innanzitutto - ma con forti differenze. C’è chi, come Intesa-Sanpaolo, sulla penisola ellenica ha una scommessa da un miliardo di euro. E c’è chi - è il caso di Unicredit - si limita a dire che l’esposizione è «non significativa», senza però fornire al mercato il dato puntuale della propria esposizione. E mentre il contagio si va allargando dal focolaio greco alla Spagna e al Portogallo, il mondo della finanza cerca di fare rapidamente i conti per scoprire quanto «rischio paese» abbia in portafoglio ciascun istituto. Se infatti il governo greco dovesse dichiarare il default la previsione fatta da Standard & Poor’s è che i titoli di Stato sarebbero rimborsati tra il 30 e il 70% del loro valore nominale con perdite conseguenti per chi li detiene. A testimoniare il nervosismo persistente sta il dato dello Stoxx 600 bancario, che ieri ha perso un altro 1,2%.
Qualche numero complessivo, innanzitutto. Secondo i dati della Bri, la Banca dei regolamenti internazionali, le banche europee avevano a fine dicembre un’esposizione complessiva verso la Grecia - tra titoli di Stato e prestiti - di circa 150 miliardi di euro. In questo calcolo l’esposizione delle banche italiane è di 5,27 miliardi, assai meno dei 34 miliardi degli istituti tedeschi e meno di un decimo dei 57 miliardi delle banche francesi. Abbastanza sicuri, invece, gli istituti britannici, con circa 12 miliardi di Grecia in casa. I dati di fine 2009, comunque, potrebbero non essere quelli attuali: dalla prima crisi greca ad oggi è possibile che molte istituzioni abbiano alleggerito i loro portafogli.
In Italia solo Intesa-Sanpaolo, tra le banche, ha un’esposizione corposa verso la Grecia, anche se in termini relativi assai ridotta. La banca spiega infatti attraverso un suo portavoce che «a fine 2009 deteneva titoli governativi emessi da paesi considerati a rischio - i cosiddetti Pigs, ossia Spagna, Grecia, Irlanda e Portogallo, - per un ammontare complessivo pari a solo 1,5 miliardi di euro, ossia pari solo allo 0,2% del totale attivo - due terzi dei quali emessi dalla Grecia». Insomma un miliardo tondo in titoli di Stato greci. Più ampia l’esposizione delle Generali sull’insieme dei Pigs. Si tratta di 2,2 miliardi netti - ossia riferibili al gruppo, senza contare le quote in mano agli assicurati - mentre, spiega un portavoce, «l’esposizione netta per quel che riguarda la Grecia è di 749 milioni». A Trieste si sottolinea comunque come questa cifra vada messa a fronte di attivi per circa 400 miliardi. Per Fonsai l’esposizione lorda sulla Grecia è di 282 milioni, quella netta si ferma a 50 milioni.
Più giù in questa classifica che nessuno tiene a capeggiare, si trova il Banco Popolare, che due mesi mesi e mezzo fa - lo dice un prospetto per un prestito obbligazionario - aveva 91 milioni di esposizioni in titoli di Stato della Grecia ed altri 150 milioni in bond governativi spagnoli. Nella parte bassa della classifica sono invece Banca Mps, i cui vertici hanno già indicato martedì che l’esposizione alla Grecia ammonta a 20 milioni, e Ubi Banca, che ha un’esposizione di 24 milioni, definita «marginale» su Atene, nonché la Popolare di Milano che parla di esposizione «minimale, prossima allo zero».
I problemi più grossi, come detto, stanno fuori dai confini italiani. In Germania - lo dicono i dati dell’autorità regolatoria delle banche riportati dalla Dow Jones - Hypo Real Estate ha un’esposizione «monstre» di 9,1 miliardi di euro e la Commerzbank ha 4,6 miliardi di titoli di Stato greci in mano. Dunque, un mancato aiuto ad Atene che spingesse la Grecia al default creerebbe quasi di sicuro grossi problemi anche al governo tedesco per la situazione delle sue banche. Più pesante, ma meno definita nei singoli casi, l’esposizione delle banche francesi, dove incide anche il diretto controllo di due istituti ellenici: Emporiki in mano al Crédit Agricole e Geniki che appartiene a Société Générale. BNP Paribas, che in Italia possiede Bnl, ha invece parlato di un’esposizione «trascurabile». Nel Benelux soffrono Fortis (3,8 miliardi di esposizione stimata) e Ing, con 3,5 miliardi nella tempesta greca.