Edoardo Narduzzi, ItaliaOggi 29/4/2010, 29 aprile 2010
IN UN’ISOLA GRECA CON 10 ALUNNI SONO IN SERVIZIO 45 INSEGNANTI
I greci hanno davvero dato vita alla tragedia perfetta. Da anni, consapevolmente, prendevano per i fondelli i partner europei con conti pubblici taroccati e con una politica fiscale che oggi il Fmi non tollererebbe più neppure nel caso del Paraguay: la Grecia è un paese dove solo 15.000 persone su 15 milioni dichiarano un reddito superiore ai 100.000 euro annui. Sprechi pubblici a go go: solo negli ultimi cinque anni, per fare un esempio, sono stati assunti 150.000 dipendenti pubblici con l’unico criterio del clientelismo. L’esempio perfetto è quello di Aghios Stratis, un’isoletta del mare Egeo con 100 abitanti. Sull’isola c’è una scuola elementare e media. Gli alunni sono in tutto dieci, i professori 45, di cui un terzo per l’educazione fisica. In questo contesto di welfare state degenerato, coperto per anni dalla forza dell’euro e dalla credibilità dell’Unione, i greci, anziché votare un governo credibilmente riformatore capace di allineare finalmente il paese alle pratiche europee, hanno deciso di affidarsi al demagogico Partito socialista guidato dalla terza generazione dei Papandreou, una sorta di casa regnante che fotografa quanto sia bloccata e poco dinamica, nel suo complesso, la società ellenica. I tedeschi quindi fanno benissimo a pretendere che Atene inizi a fare le cose in maniera seria. La condotta fiscale e la gestione del welfare state che Atene ha praticato sono incompatibili con gli obblighi che discendono dalla partecipazione a una moneta unica e a un’area economica integrata. La Grecia ha fatto per anni il free rider, si è presa tutti i benefici dell’euro e dell’Europa senza perseguire politiche serie di finanza pubblica. Ora al passeggero «portoghese» Grecia i tedeschi correttamente intimano l’out out del caso: o iniziate a pagare il biglietto come fanno gli altri oppure scendete dal treno dell’euro. Non si tratta di insensibilità al bene comune, come in troppi dicono, i tedeschi si stanno battendo per il rispetto del bene comune fatto, in primis, di regole. Mentre ad Atene si vorrebbe tranquillamente continuare a evadere le tasse per comprare case a Londra e barche Vip con i finanziamenti agevolati prodotti dal lavoro altrui. Ma la deriva della crisi greca gestita da un governo locale oggettivamente inadeguato al momento e alla complessità della crisi, registra un’altra novità. Da giorni la Bce, la Banca centrale europea, è uscita di scena. Non dice più nulla dopo essersi «battuta» per evitare l’intervento del Fmi e in favore di una soluzione europea per Atene. Forse a Francoforte hanno preso atto che, stavolta, la Germania la partita la gioca davvero fino in fondo convinta dell’indispensabilità di un intervento del Fondo monetario per ricondurre la Grecia/Paraguay alla ragione.