Enrico Fierro, il Fatto Quotidiano 29/4/2010;, 29 aprile 2010
TERRORIZZATI DAL CARCERE I BOSS INVOCANO L’AIUTO DI MASTELLA
Avevano tutto i Pesce. Armi, soldi, comandavano a Rosarno, nella Piana di Gioia Tauro e pure sulla piazza di Milano. Negozi, paninoteche, locali, case e macchine di lusso. Solo una ”infame”, Rosa, la convivente di uno di loro, Salvatore, aveva messo i bastoni tra le ruote alla famiglia. Se l’era cantata, ”ora fa la pentita a 2.000 euro al mese”, dicono in casa con disprezzo. L’INFAME. ”Rosa l’infame” aveva raccontato tutto sugli affari di una delle più antiche famiglie di ”ndrangheta. Nelle carte dell’inchiesta della Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, 40 fermi e 10 milioni di beni sequestrati, c’è tutto il mondo dei Pesce. Soprattutto la volontà dei capi di ”a ggiustare” i processi in Cassazione, quelli di Salvatore Pesce e del suo alleato sulla piazza di Milano, Peppe Ferraro. ”Ci vogliono un mare di soldi per la Cassazione, ma noi non poniamo limiti di spesa”. Gli incontri con i difensori sono frenetici. Salvatore chiede al figlio notizie dell’avvocato Francesco Lojacono: ”Ma che ha detto l’avvocato per questo processo in Cassazione il 25? Sappiamo qual è il collegio? Dobbiamo dare 100 mila euro, va bene: non c’è prezzo per una cosa di queste”. I Pesce sono nervosi, Gico della Finanza e Carabinieri gli stanno alle costole. Sono allarmati dalle intercettazioni, ”io su quelle speravo qualcosa”, dice Salvatore in un colloquio. Spazientiti per l’attegg iamento degli avvocati difensori. ”Giuseppe… con Franco me la vedo io, gli devo dare 100, 200, sono cazzi che mi vedo io, che Franco mi fa credito a me, che non ho problemi... Loiacono è bravo a camminare, però a parlare non è buono, né a parlare né a stare zitto. Almeno va D’Ascola sul dir itto… la Corte è buona… almeno… per cercarmi i diritti… che D’Ascola queste cose non è che le sa, però D’Ascola va là e si difende i diritti miei”. E quando gli avvocati proprio non funzionano, allora tentano la strada della politica. Quella alta. Uno dei loro legali è Armando Veneto, europarlamentare dell’Udeur da sempre in buoni rapporti con Clemente Mastella, all’epoca ministro della Giustizia. In carcere Antonino Pesce parla col figlio e detta le condizioni, ”vanta ggiosissime”, notano i magistrati, da porre all’av vo - cato Veneto. ”Lei le sa le spese che ci vogliono. Va da Mastella, se li divide, gli dici di fare che vuole, gli promette che vuole, gli dice che… Gli dici se è necessario, la famiglia è disposta a raddoppiare l’of ferta. Hai capito? Raddoppiano in tutte le maniere. Mi hai capito? Devi fare questo, quello questo vuole... questo è un mangiatario nato, cresciuto… Appena vede ”ste cose qua tu lo mandi… lo mandi in estasi”. Cercano un abboccamento al ministero e al Dipartimento dell’a m m i n i s t ra z i o n e penitenziaria, i Pesce, per alleggerire la loro condizione al carcere duro o per ottenere trasferimenti. E’ sempre Antonino Pesce ad ”istr uire” il figlio sulle cose da dire all’amico avvocato. ”Noi, vedete che siamo nel senso civile e abbiamo ragione…. Se mio padre avrà male – gli devi dire – non so che ha lasciato scritto, non so che ha lasciato scritto. Fatti tuoi. Ha detto che se lui ne ha male tanti personaggi avranno male. Così gli devi dire: qualcuno avrà male brutto... Voi non potete (incomprensibile) siete in politica, no? A Mastella gli devi dire: vedi che quella là è una macelleria umana. Tu non puoi fare…Lo mandi… a Pisa, lo mandi da un’altra parte. Con le carte parliamo, non che parliamo con le chiacchiere... Quanto che va a vedere che ha al Gemelli, se deve andare a sottoporsi a… qualche operazione, qualche cosa…”. L’ALLEANZA. Rosa Ferraro ha raccontato gli affari dei Pesce a Milano. ”Gestivano ingenti somme di denaro in quanto spesso rincasavano con somme considerevoli in contanti”. E nel capoluogo lombardo i malacarne di Rosarno avevano deciso di fare un omicidio, affidando l’ar ma del delitto ad un tale Andrea che lavora alla discoteca ”Holly wo o d ”, ”la piu’ famosa del mondo”, recita la pubblicità, quella che fa divertire calciatori e veline. ”Ora vado e gliela lascio qua ad Andrea questa, non è che saliamo ogni volta e dobbiamo trovare una pistola ... gli dico: Andrea tieni, posamela, quando te la chiedo ogni volta che salgo vengo qua e me la prendo…”. A Rosarno, invece, la cosca disponeva di una radio privata, ”Radio Olimpia”. Serviva per mandare messaggi in codice ai picciotti. ”Io ti do un biglietto adesso… se è positivo mi mandi una canzone questa sera alla radio, se è negativo me ne mandi un’a l t ra ”. Ma non erano sempre canzonette. Perché in questa storia c’è il racconto della bestialità. Rosa ha tradito, si è pentita e va eliminata. Salvatore Pesce ha mille perplessità, Rosa è la nipote dei Ferraro, alleati dei Pesce. Un omicidio scatenerebbe l’inferno. E allora il capo della ”famiglia” trova questa soluzione. Il figlio vada dai Ferraro e dica tutto. ”Lo devono fare loro (l’omicidio, ndr) noi non c’entriamo. Se non sono d’accordo si rompe l’alleanza”.