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 2010  aprile 29 Giovedì calendario

PAPA’ UMBERTO, ZIO GIANNI E QUEL MITO CHE SI RINNOVA - TORINO C’ è

un vecchio spezzone della tv in bianco e nero. Anni 60: un derby Toro-Juve, con Ferrini che stende Sivori. L’ argentino si alza e sferra un pugno. Ora l’ obiettivo si sposta sulla tribuna: si vedono Gianni Agnelli e Umberto giovanissimi. L’ Avvocato e il fratello ridono, da tifosi, poi Gianni mima l’ uppercut di Sivori. Oggi pomeriggio, mezzo secolo dopo, la storia e il mito degli Agnelli e della Juventus torneranno a ricongiungersi come in una pozione magica. Gli eredi di Gianni e di Umberto, John Philip Elkann, 34 anni, e Andrea Agnelli, 35 anni, andranno insieme a Vinovo dalla squadra. Jaki dirà a tutti piùo meno questo: «Lui sarà il riferimento costante della famiglia». Ci sono tanti simboli e tanti dèja-vu in questa svolta che mette assieme i futuri assetti della Fiat e i nuovi equilibri della galassia Agnelli, oltre al bisogno immediato di riacciuffare per i capelli la Vecchia Signora avvizzita nella mediocrità. C’ è infine un fantasma da esorcizzare per sempre: Calciopolie quel 2006 che affondò la Juventus nell’ ignominia con le accuse alla Triade dell’ «umbertiano» Antonio Giraudo, di Moggi e di Bettega. Da questa mattina, però, si cambiae nello stesso tempo si torna all’ antico. Rientra in campo soprattutto quel cognome, Agnelli, come ormai non è possibile neppure in Fiat. Andrea è l’ unico discendente maschio a chiamarsi così, prima di lui solo altri tre presidenti bianconeri avevano avuto quel privilegio: il nonno Edoardo (1924-1935), lo zio Gianni (19471954), il padre Umberto (19551962). Guidare la Juve era allora l’ apprendistato per i rampolli Agnelli, ma verso altri lidi e altri doveri. Nel 1961, Umberto vince il decimo scudetto e la prima stella: nell’ ultima di campionato tutto lo stadioè in piedi ad applaudirlo assieme al suo "Trio magico", Sivori, Charles e Boniperti. Suo fratello Gianni, invece, era stato il presidente dei due Hansen e di Praest. Ma la Fiat e l’ Italia stanno cambiando e si avvicina l’ Autunno caldo. I "padroni" Agnelli non possono più permettersi un impegno diretto che significa soprattutto soldi spesi per divertirsi. Saranno anni di grigiore, i pochi acquisti arrivano a volte attraverso "baratti" industriali: Pietro Anastasi è pagato girando una partita di motori per frigoriferi all’ Ignis di Giovanni Borghi. Si ricomincia a fare sul serio negli Anni 70, ma di nuovo con un esterno: Giampiero Boniperti. Gianni e Umberto Agnelli restano tifosissimi, in tribuna d’ onore ogni domenica: con Umberto ci sono sempre la moglie Allegra e i due figli, Giovannino e Andrea. Due modi diversi di essere juventini: l’ Avvocato telefona all’ alba a Boniperti, affibbia nomignoli irriverenti ai campioni. Umberto invece segue la squadra, vola a New York per le amichevoli coi Cosmos, diventa amico di giocatori come Francesco Morini. Gianni chiama Boniperti "presidente", Umberto continua a chiamarlo "capitano". Nel 1993, infine, la Juventus torna nella sua orbita anche se presidente "di bandiera" sarà Vittorio Chiusano. Cuccia e Romiti non lo vogliono presidente di Fiat al posto del fratello che, per compensarlo, gli affida la "cassa" di famiglia, l’ Ifi-Ifil. In quel pacchetto di controllo, però, c’ è anche la Juve che Umberto trasforma in una sorta di rivalsa. Per prima cosa manda via gli uomini di Gianni (Boniperti, Trapattoni, persino Morini) e si affida al tifoso granata Giraudo "epurato" da Romiti: gli anni della Triade e dei trionfi. Non smetterà mai di occuparsene, anche nel 2003: quando la morte dell’ Avvocato gli impone il salvataggio della Fiat (nel 1998 era scomparso Giovannino). Anche lui, però è malato: se ne andrà nel maggio 2004 e sta già molto male quando telefona a Capello per ingaggiarlo. Una Juve che non vedrà mai. Oggi il figlio Andrea riaccende quella passione. Si ripete lo schema degli Agnelli: il ramo principale governa la Fiat, il ramo di Umberto il "gioiello" bianconero. Chi lo conosce spiega che è un gran tifoso, Jaki ne parla così: « quello di noi che si intende più di calcio». Come il padre ama frequentare la Juve da vicino: nel 1996, per la semifinale di Champions col Real a Madrid, dorme in ritiro con la squadra. Nel 2006, nella festa triste per lo scudetto poi attribuito all’ Inter, l’ ultima foto tra i giocatori: dopo solo silenzi. Ora avrà la Juve. E una certezza: il cursus honorum di famiglia vuole che, prima o poi, un Agnelli incontri la Signora.