ANAIS GINORI, la Repubblica 29/4/2010, 29 aprile 2010
L´EURO ORA RISCHIA DAVVERO PU SCOMPARIRE IN POCHI MESI" - PARIGI
«Ormai non è più questione di mesi, ma di settimane. Se non ci sarà un´azione estremamente forte e immediata, l´anno prossimo l´euro non esisterà più». Jacques Attali è appena tornato dagli Stati Uniti dov´era rimasto bloccato a causa del vulcano Eyjafjallajkull. «Anche quest´incidente, assolutamente imprevedibile, conferma l´interrelazione del mondo nel quale viviamo». La crisi della Grecia è un altro di quegli eventi solo apparentemente lontani. «In questo caso, però, tutto era ampiamente prevedibile». Economista, saggista di successo (è appena uscito in Italia il suo «Sopravvivere alle crisi»), Attali propone un´unica soluzione: riscrivere il Trattato di Maastricht, con criteri di bilancio più vincolanti.
Perché i mercati finanziari non credono al piano di salvataggio della Grecia?
«La gestione di questa crisi è stata catastrofica. Il primo errore è stato credere che il Fondo monetario internazionale potesse agire da solo, mentre era chiaro a tutti che sarebbe diventato un problema per l´Europa intera. L´altro errore, ancora più grave, è stato ignorare volutamente la montagna di bugie e falsità dette dai responsabili della Grecia. L´Europa avrebbe dovuto muoversi molto prima. Oggi l´ipotesi più probabile rimane quella di un default sul debito con tutto ciò che ne consegue».
Sta dicendo che questo piano non servirà a nulla?
«Credo che convenga prepararci al peggio. Il default resta, a mio avviso, l´ipotesi più probabile. La Grecia non vuole guardare in faccia la realtà. Prima o poi dovrà arrendersi all´evidenza».
Le reticenze della Germania hanno pesato molto.
«La campagna elettorale tedesca ha condizionato l´atteggiamento del governo di Berlino. Mi sembra assurdo. Gli elettori tedeschi non sono stupidi. Era chiaro che, alla fine, la Germania sarebbe stata costretta a pagare».
Cosa avrebbe dovuto fare l´Europa?
«L´Unione europea doveva muoversi almeno due mesi fa, facendosi subito garante del debito greco. I mezzi per farlo c´erano. Purtroppo, è mancata l´intelligenza politica. I tassi di interesse sarebbe così diminuiti, non si sarebbe scatenata la speculazione. I governi europei avrebbero risparmiato i soldi che oggi sono costretti a sborsare».
Ora c´è un rischio contagio?
«L´effetto domino minaccia di andare anche al di là delle frontiere europee. Ci sono i timori per Portogallo e Spagna, il paese che mi sembra più a rischio. Ma c´è anche l´America. Tra il 2011 e il 2012 gli Usa dovranno rimborsare 1.800 miliardi di dollari all´anno, tra indebitamento nuovo e obbligazioni che arrivano a scadenza. La crisi finanziaria non è stata risolta. E´ stata semplicemente trasferita dalle banche ai governi. Oggi ci troviamo nella situazione opposta: i governi tentano di rinviare la palla alle banche».
I mercati finanziari attaccheranno nuovi paesi?
«Non possiamo dare la colpa alle Borse. Se non si vuole dar loro il potere di destabilizzare paesi, bisognerebbe anche smettere di ricorrere ai mercati per l´indebitamento pubblico. Quando chiedo un prestito al banchiere accetto di mettermi tra le sue mani».
Il ritardo nel salvataggio della Grecia è stato anche causato dalle regole della zona euro.
«Se i governi non si decideranno a fare un ministero del Finanze comune, nessuna moneta europea potrà mai sopravvivere. Se n´era già parlato durante il Trattato di Maastricht. Allora però la caduta del Muro di Berlino ha fatto cambiare le priorità. Oggi è diventata un´urgenza vitale».
Bisogna rivedere il Patto di Stabilità?
«Sarebbe tra le prima cose che dovrebbe fare un ministro europeo delle Finanze. Stabilire delle regole e un coordinamento minimo. Ma per fare questo ci vorrebbe trasparenza sui numeri. Diciamo la verità: tutti i paesi oggi forniscono cifre fittizie, falsificano i bilanci. Le banche centrali dei paesi applicano diverse strategie e tassi. I vari debiti nazionali sono camuffati in mille modi. Siamo in una situazione di menzogna generale e condivisa».
Il famoso principio che limitava il debito al 3% del Pil è stato ormai superato in quasi tutti i paesi.
«Questo non è l´aspetto più grave. Un debito che rappresenta anche il 100% del Pil è tollerabile se i tassi sono bassi. Il vero problema non è il debito, ma lo stock del debito combinato all´aumento dei tassi. E´ la situazione nella quale ci troviamo oggi. Su questo ci stiamo giocando il futuro dell´Europa».