Michele Serra, la Repubblica, 29/4/2010, 29 aprile 2010
CORSIVI
Con ciclicità implacabile, ogni paio d´anni rispunta fuori (a Roma dicono: riciccia) la storia della separazione tra Emilia e Romagna. , per i giornali, un´ottima occasione per rinverdire l´immutabile florilegio dei luoghi comuni sul localismo italiano. Si re-intervistano Tonino Guerra, che conferma che i romagnoli sono più sanguigni, e Pupi Avati, che sottolinea il carattere più curiale degli emiliani. Nei casi più efferati, le interviste sono corredate di vecchie stampe del Passator Cortese e di Balanzone. E piccoli riquadri dell´esperto mettono a confronto i tortellini e i passatelli.
Per completare l´inevitabile ripasso generale, regione per regione, possiamo aggiungere che i liguri sono tirchi, i piemontesi falsi e cortesi, i romani cinici, i napoletani cantano, i friulani bevono al mattino, gli altoatesini son quasi tedeschi, i toscani sanno Dante a memoria, i lombardi lavorano e basta, i veneti hanno una partita iva cadauno fin da piccoli, i siciliani sono molto isolani, i sardi sono orgogliosi, i calabresi hanno il sangue caldo, i valdostani fanno la fontina, i pugliesi sono i lombardi del Sud, gli abruzzesi non sono i molisani, i molisani non sono abruzzesi, i trentini sciano benissimo. Mancano specifiche attribuzioni di carattere locale ai marchigiani e ai lucani: non sanno quanto gliene siamo grati.