Claudia La Via, LཿAvvenire 28/10/2010, 28 ottobre 2010
IOLANDA NELLA BUFERA DI PHONEMEDIA: «FINITI I FONDI PUBBLICI, NIENTE STIPENDI»
Ho iniziato a lavorare a provvigione. Non avevo un fisso mensile ma guadagnavo in base alla mia produttività», racconta Iolanda, 32 anni, una dei tanti dipendenti di Phonemedia finiti nella ’bufera’. Lavora nella sede di Catanzaro della controllata Multivoice dal febbraio del 2008. Prima, spiega, i dipendenti erano poco più di 500. Nel giro di poco tempo sono arrivati a 2mila. Il motivo è semplice: i finanziamenti per l’assunzione dei lavoratori svantaggiati, in base alla legge 488 del ”92, e il programma europeo Por. L’obiettivo era di garantire nuova occupazione in Calabria. «A luglio 2008 si presenta la possibilità di partecipare a un concorso regionale per la formazione di operatori di call center, proprio tramite i fondi Por europei. Il corso, non retribuito, durava 600 ore. Poi sarebbe scattata l’assunzione. Così ho finalmente ottenuto il mio tanto agognato contratto a tempo indeterminato », precisa Iolanda. I patti tra Regione e Phonemedia erano stati chiari fin dall’inizio: i fondi europei sarebbero stati elargiti solo a condizione che fossero utilizzati per assicurare il mantenimento dell’occupazione dei dipendenti per almeno 36 mesi. In concreto, nessun rischio di licenziamento o di inadempienze economiche per i lavoratori Phonemedia. Così è stato, almeno fino a prima che la società fosse venduta a Omega.
«Non riceviamo più gli stipendi dallo scorso ottobre. E la nuova proprietà non ci ha mai consegnato neppure una busta paga». Iolanda spiega poi, che tutti i lavoratori nella sua condizione non possono neppure fare ricorso agli ammortizzatori sociali, «perché ’sulla carta’ risultiamo ancora dipendenti a tutti gli effetti».
Nella sede di Catanzaro i clienti erano tanti, soprattutto operatori delle telecomunicazioni, ma «la forza lavoro impiegata era troppa rispetto ai reali bisogni». Troppa anche in rapporto al numero di abitanti in città. «Phonemedia ha messo in ginocchio un’intera città e la sua provincia. Qui non ci lavoravano solo giovani in cerca di un primo impiego. Per molti era visto come ’il lavoro della vita’ e, in molte famiglie, era l’occupazione di entrambi i coniugi che ora si sono ritrovati con un nulla in mano».
«Ho, o forse è meglio dire ’avevo’ il contratto delle telecomunicazioni, al secondo livello con una retribuzione base che, per il full time arriva appena a 950 euro», dice Iolanda, precisando che né lei né i suoi colleghi si sono mai visto retribuire neppure gli straordinari. «Licenziarmi? Anche se volessi al momento non abbiamo neppure un referente aziendali al quale rassegnare le dimissioni. E poi, qui a Catanzaro le opportunità sono quasi inesistenti ». Iolanda aveva studiato giurisprudenza e provato a intraprendere la carriere legale. Ma di prospettive ce n’erano poche. Così, trovarsi in mano un contratto e una busta paga era stata già una conquista.