Nicola Imberti, Il Tempo 28/10/2010, 28 ottobre 2010
SOLO SILVIO AMA LE DONNE
Il segnale Silvio Berlusconi lo aveva dato forte e chiaro candidando ben quattro donne come presidenti di Regione. Certo, tre avevano davanti una sfida impossibile (Anna Maria Bernini in Emilia Romagna, Monica Faenzi in Toscana e Fiammetta Modena in Umbria) ma in un centrodestra che è stato sempre accusato di preferire le «donne-oggetto», la svolta rosa aveva comunque richiamato l’attenzione degli addetti ai lavori. Poi erano arrivate le elezioni e il Pd si era distinto per una vera e propria «moria» di elette: 186 consiglieri regionali e solo 23 donne con il caso emblematico del Lazio dove i maschietti si sono accaparrati tutti i 13 posti disponibili.
Il Pdl, al contrario, pur non brillando, faceva segnare un rapporto di 30 su 190. E così era lecito aspettarsi che, nella composizione della giunte, la politica rosa la facesse da padrona. Neanche per sogno. In Veneto, Calabria, Lombardia e Lazio, le donne oscillano tra 1 e 2. Va un po’ meglio in Piemonte dove il neogovernatore Roberto Cota raggiunge il 33% di presenza con un 4 su 12. Ma, in attesa della giunta campana, il bilancio complessivo è piuttosto deludente (10 su un totale di 63 assessori). Anche perché stavolta il centrosinistra non si è fatto fregare. Ieri, ad esempio, Nichi Vendola ha presentato la sua nuova Giunta: 14 componenti, 7 donne. E anche la Toscana (5 su 10) e la Basilicata (3 su 6) toccano il 50%. Mentre l’Emilia Romagna si ferma al 41% (5 su 12). Percentuali che il centrodestra può solo sognare.
LOMBARDIA.Roberto Formigoni conquista la maglia nera di questa speciale classifica. La sua giunta, composta da 16 assessori, conta appena una donna (poco sopra il 6%). Si tratta della leghista Monica Rizzi, bresciana di 41 anni, che ottiene la delega allo Sport. Forse il governatore lombardo voleva sfatare la leggenda secondo cui alle donne non piace il calcio.
CALABRIA. Dal Nord al Sud la regola non cambia. Pure Giuseppe Scopelliti, infatti, non sembra amare il rosa. La sua giunta è meno «ingombrante» di quella di Formigoni (10 assessori), ma anche lui si ferma a quota uno. Vicepresidente è Antonella Stasi, 44 anni, con una lunga esperienza in campo sanitario. Dal 2007 è presidente della Confindustria di Crotone ed è anche presidente del Cda di Dentalia, la più grande struttura esistente in Italia tutta dedicata all’odontoiatria. Attenti maschietti, c’è poco da ridere.
LAZIO. forse il caso più eclatante: unica Regione di centrodestra guidata da una donna, non va oltre i due assessori rosa (su un totale di 13). Anche qui una, Fabiana Santini, si occuperà di Sport, Arte e politiche giovanili, mentre la sua «compagna di banco», Mariella Zezza, di Lavoro, Politiche sociali e Famiglia.
VENETO. Si torna al Nord e la percentuale sale leggermente. Luca Zaia, 12 assessori, tocca quota 16% con due donne. In realtà si tratta delle stesse che facevano parte della precedente giunta Galan: Marialuisa Coppola (cui il governatore ha tolto la delega al bilancio per lasciarle quelle all’economia e sviluppo, ricerca e innovazione) e Elena Donazzon (che abbandona la caccia ma contina ad occuparsi di istruzione, formazione e lavoro).
PIEMONTE. La «maglia rosa», è proprio il caso di dirlo, la conquista Roberto Cota: quattro donne su 12 assessori. Dalle leghiste di ferro Giovanna Quaglia (Bilancio) e Elena Maccanti (Affari istituzionali e sicurezza), alle pidielline Barbara Bonino (Trasporti) e Caterina Ferrero (Sanità). Tutte in prima linea e con deleghe pesanti. Non c’è male.
LE ALTRE. Ma quella che si registra nelle Regioni che lo scorso 28 e 29 marzo sono andate al voto non è una tendenza nuova all’interno del Pdl. Anche nelle altre realtà governate dal centrodestra, infatti, le donne sono per lo più comparse. In Sicilia, ad esempio, l’unica presenza femminile su 12 assessori è quella di Caterina Chinnici, figlia di Rocco, il giudice antimafia ucciso nel 1983. E poi una su otto in Molise, tre su 10 in Friuli Venezia Giulia, due su 10 in Abruzzo, tre su 12 in Sardegna. Conto finale? Venti donne su 115 assessori, il 17%. La rivoluzione rosa è ancora lontana da venire.