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 2010  aprile 27 Martedì calendario

E IL CARROCCIO RIVUOLE LA «RUOTA DEGLI INNOCENTI»

«Il neonato può essere salvato soltanto garantendo un vero anonimato». La Lega propone di tornare all’antico, alla «ruota degli innocenti». Il meccanismo che si fa risalire a papa Innocenzo III, nel 1198, (ma ci sono precedenti ancor più remoti) grazie a cui le madri non in grado di allevare i figli appena nati li affidavano alla Chiesa in assoluto anonimato: una ruota, appunto, che consentiva di far entrare all’interno di ospedali e monasteri i piccini di cui non si sarebbero potute far carico. Un uso che ha lasciato traccia nei cognomi: Esposito (da ruota degli «esposti»), Deodato, Casadei e Diotallevi. Secondo la tradizione, Innocenzo III adottò l’uso nato in Francia perché perseguitato da incubi tormentosi di bimbi affogati nel Tevere.
La pratica, soppressa da Benito Mussolini nel 1923 dopo che industrializzazione e inurbazione avevano portato il fenomeno a livelli insostenibili – 85.267 bambini abbandonati nella sola Milano tra il 1845 e il 1864 – è di fatto tornata d’attualità: la «ruota» del Policlinico di Roma, per esempio, l’anno scorso ha accolto quindici bambini. Di qui, il progetto di legge leghista che approderà domani alle commissioni congiunte Sanità e Affari costituzionali del Senato. Spiega Massimo Garavaglia, senatore ma anche sindaco di Marcallo con Casone (Milano), che «si tratta semplicemente di dare un quadro certo alle numerose realtà che negli ultimi anni hanno tentato di evitare quelle forme di abbandono che rischiano di causare la morte dei bambini: purtroppo, il ricorso al cassonetto dei rifiuti è tutt’altro che scomparso». Il punto è proprio l’anonimato: «Molto spesso, oggi, chi abbandona sono immigrate che temono di vedersi identificare o anche, per ignoranza della legge, di vedersi revocare il permesso di soggiorno».
E allora, il primo dei sei articoli del provvedimento prescrive l’esclusione dal reato di abbandono di minore per quelle madri che affidino il figlio alle moderne «ruote degli esposti», strutture che secondo Garavaglia devono essere «consone al nostro tempo, situate presso punti di accoglienza monitorati 24 ore su 24, dove il neonato possa essere lasciato in piena sicurezza e riservatezza».
Garavaglia spera in un’approvazione bipartisan. Ma Livia Turco, già ministro alla Sanità nel governo Prodi, è ben più che fredda: «Piuttosto che di queste scemenze, si occupino davvero dei servizi sociali, che il loro governo sta massacrando in tutta Italia. I loro sindaci stanno restituendo la fascia ai prefetti perché non sono più in condizione di garantire servizi fondamentali. A questo dovrebbero pensare».
Marco Cremonesi