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 2010  aprile 27 Martedì calendario

L´ULTIMA SFIDA DI USAIN BOLT SUPERARE I 45 ALL´ORA

Il simulatore di volo dell´AirBolt ancora non prevede il decollo. Però come inizio di stagione non c´è male: 8"79 nella sua frazione di staffetta (il suo record del mondo è 9"58) forzando quanto basta per consegnare ai colleghi due bei pacchetti regalo: l´esclusiva dell´inferiorità e del ritardo bio-meccanico e la sgradevole sensazione di praticare un altro sport.
Ma dove può arrivare questo mostro, dove può portare la sua purezza di gesti, fin quando staremo qui a stupirci delle sue prestazioni? «Ragioniamo di cifre assolute - spiega Carlo Vittori, "prof" della velocità italiana - che fisici come quello di Bolt possono ogni volta ritoccare». Lanciato, domenica Bolt ha corso i 100 della staffetta a 40,90 km/h di velocità media. I proprietari di "cinquantini" stiano alla larga. Sopra i 40 ci era già andato Bob Hayes nella staffetta di Tokyo ”64: «Lo credevo irraggiungibile», ammette Vittori. Ai cronometristi giapponesi uscirono gli occhi dalle orbite: 8"90 sulla terra battuta. Fantascienza. Come vedere Asimov in prima corsia fra le pozzanghere. Bob era il cielo e «sky´s the limit!». Fino alla comparsa del leone indomabile, il geografo con i chiodi sotto i piedi che sta ridisegnando i confini delle possibilità umane.
Il leone Usain è uscito dal suo inverno con un 100 metri lanciato. Avrebbe dovuto solo scaldare il motore. Si è preso un altro pezzo di storia. ancora più magro, slanciato, affusolato. Una razza «disumana» che mostra i lati più fascinosi dell´uomo. Sembra addirittura più sereno: «In questi mesi non l´ho mai visto storcere il naso per qualche allenamento - ha ammesso il suo coach Glen Mills - mai condizionato dalla fama che si è conquistato e dalla passione che ha smosso». Vincere e non perdere motivazioni, forse la combinazione più complicata: «Voglio correre più per la gente che per i record, non c´è niente di più elettrizzante che il grido della folla», ha detto qualche giorno fa. Ha alzato le braccia ad ogni richiamo del pubblico, ha firmato sorrisi e autografi in un chiasso da «wet shirt contest». Una giornata di festa e primavera che a Filadelfia ricorderanno a lungo: per quel brivido che corre quando lui corre. In un video amatoriale, un «pazzo per l´atletica» inferocito per il troppo, inevitabile entusiasmo dei 50 mila presenti esclama: «Sono qui solo per Usain e se questi qui sotto decidono una buona volta di mettersi a sedere forse riesco anche a riprendere la gara». Non ci riuscirà perché alla partenza della 4x100 saltano tutti in aria come tappi di champagne. Ci sono solo tre colori in giro: giallo, verde e nero. Il suo compagno di allenamento Michael Frater scherza: «Per un momento ho pensato che fosse entrato allo stadio il presidente Obama». Invece erano le gambe dell´uomo più veloce del mondo, lunghe ma proporzionate («è un nano di un metro e novantasei...!»), capaci di esprimere ampiezze di passo inusitate (2,70 di media) e simultaneamente frequenze (5 appoggi al secondo). Nessuno, prima di lui, alto come lui, ha mai avuto la forza, né i nervi, per trasmettere un tale groviglio di impulsi dal cervello alla parte inferiore del corpo. Unghia dell´alluce e scarpe (ora bianche) incluse.
Al Franklin Field più che un appuntamento le Penn Relays sono un rito secolare (si corrono dal 1895). Staffette di ogni tipo, lunghe, corte, per ragazzini, liceali, universitari, promesse e un paio di aspiranti alla pensione per aprire la stagione. Di solito dominano gli americani. Ovviamente la canzone di Bolt dura un attimo. Quando finisce tutti vorrebbero che, fresco del suo strabiliante 8"79 lanciato, il ragazzo ricominciasse tutto daccapo, rifacesse la magia: «More!». Un eterno bis della perfezione atletica: « come se noi altri - riconosce Lisa Barber, velocista americana - corressimo sulla sabbia». Lo strapotere mediatico dell´idolo abbatte qualunque frontiera: «Dove corre Bolt ormai non c´è atleta che possa ascoltare musica in cuffia durante il riscaldamento», protesta scherzando Shawn Crawford, ex oro olimpico nei 200, uno che fino a cinque/sei anni fa non era divertente ritrovarsi affianco sui blocchi di partenza e adesso ride per non piangere. «Mi è venuta in mente quella volta che i Beatles sbarcarono in America», aggiunge Clyde Hart, coach di Wariner. Perché si strilla tanto? Perché Bolt è una rockstar, un leader, un campione, un amico, un lampo. Ma anche un mistero in cui si fondono natura e applicazione, sacrificio e metodologia, in cui i muscoli più sono "flosci" e più scattano. Basta il richiamo di uno starter, una pista da sentire sotto gli avampiedi, e Bolt si anima spaccando in quattro il futuro. C´era pure Elton John l´altro giorno a Filadelfia. Lui che 40 anni fa scriveva la premonitrice "Rocket man": «Usain è l´ispirazione di tutti noi velocisti», dice la giamaicana Veronica Campbell-Brown. Ma il punto è: «Ci sarà in giro qualcuno in grado di sfidarlo sul serio?».
Nel 2010 non ci sono mondiali né olimpiadi. Il classico anno di passaggio. Non per Bolt però. Di ciò che minacciano i rivali, Gay che si dice pronto a spezzare l´egemonia del campione del mondo, Gatlin che annuncia ritorni formato cataclisma, Chambers che sostiene di essere ultra-competitivo anche nei 100 (oltre ai 60), Usain sembrerebbe percepire solo un´eco riposante, come il mare dentro la conchiglia. un gioco quasi sleale. «A Berlino Bolt ha corso gli ultimi 50 metri dei suoi 100 in 4"19». Sotto i raggi della numerologia, in pieno paradosso, l´8"79 si rivela meno clamoroso di quanto appaia. Fate conto una mezza passeggiata: «Quando sarà più in forma può correre i 100 lanciati in 8"38/40». Il corpo che sparisce e riappare. Dieci metri in 0.80 centesimi di secondo. Prosegue Vittori: «Un uomo così può raggiungere una velocità media di 45 km/h». E picchi di 48/49. Da mettersi lì e giocarsela con la giraffa, l´antilocapra, la zebra (magari il ghepardo no). In questa variante del teletrasporto si può ancora scendere, dunque, e di conseguenza salire sempre di più, rasentando gli effetti speciali: «Diciamo 9"25: forse è questo il vero limite umano». Ora sappiamo fin dove, approssimativamente, il leone d´estate potrà spingersi. Merito anche del coach Mills che non lo ha mai stressato, né dopo Pechino né dopo Berlino: «Qualcosa gli ho persino tolto nelle sedute dei mesi solitamente più "tosti", che sono ottobre e novembre». Bolt si è riposato, ha mangiato più verdure, ha ascoltato tanta musica. Vittori ha un solo dubbio: «Gli ormoni che devi produrre per correre più del vento dipendono anche dalla voglia che ti resta in corpo dopo una sbornia di record. Lui ha in canna tempi da far venire il mal di testa, ma per farli deve continuare ad avere fame, desideri, motivazioni. Altrimenti il mal di testa verrà a lui». La razza "disumana" dal corpo perfetto ha questo di bello: che senza la sua parte invisibile non si vede niente.