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 2010  aprile 27 Martedì calendario

CRISTINA ZAVALLONI A NEW YORK "POP, JAZZ, MUSICA COLTA? INSIEME FANNO SOLO PASTICCI"

Scusi, Cristina, ma perché la musica contemporanea è così pallosa? «Perché i compositori contemporanei si fanno troppe masturbazioni mentali». Non la manda a dire il soprano che non a caso il New York Times ha definito molto più "earthy", ruspante, di quella Commedia - storicamente Divina - interpretata alla Carnegie Hall. Licenza poetica. Fino a qualche minuto prima da quella stessa bocca uscivano soavi le parole di Dante: «Tra l´erba e´ fior venìa la mala striscia/volgendo ad ora ad or la testa...». Purgatorio, a un passo dal paradiso delle celebrità dove Cristina Zavalloni, bolognese, classe ´73, sembra destinata ad assurgere. Il suo sito alla voce "biografia breve" sputa nove pagine: il Barbican di Londra con Louis Andriessen & Peter Greenway, la Scala e la Biennale con Carlo Boccadoro, ma anche il jazz con Stefano Bollani, la dance con Nicola Conte, addirittura l´etnopop con Roy Paci e Vinicio Capossela.
Cosa ha deciso di fare da grande?
«Io veramente ho già deciso: la musicista classica contemporanea».
Lirica o jazz?
«Mi sento una cantante jazz. Che fa lirica».
Allora ha ragione il Los Angeles Time che la riassume così: «Mezzosoprano straordinariamente versatile, cantante jazz e specialista della new music».
«... Wow».
La Commedia di Andriessen è stato un piccolo trionfo. E adesso il maestro olandese sta ultimando per lei "Anaïs Nin". Dai versi paradisiaci di Dante al capolavoro della letteratura erotica.
Non sempre la musica contemporanea è una palla...
«Ma Louis è un´altra cosa. Timido all´apparenza: ma quando si lascia andare è davvero brillante. Anzi. Un dongiovanni. Il musicista classico contemporaneo come dovrebbe essere. Quello che continua a cercare un rapporto con il pubblico. Ironia, gioco, citazioni».
In scena non stava mai ferma. L´emozione di debuttare alla Carnegie?
«Certo che un tempio del genere rischia di intimidire. Ma il movimento fa parte della mia irrequietezza scenica. Poi la preoccupazione passa. Sul palco mi muovo così: quella sono io».
Pensiero particolare?
«Quello di sempre: per mia nonna Bersene, nome romagnolissimo, di Cattolica. I miei mi raccontano che sarebbe stata una grande cantante lirica ma ai suoi tempi non si poteva. Io mi ritengo molto fortunata: ho ereditato il suo dono. Come mio padre del resto».
Una famiglia di musicisti.
«Mia mamma ha cercato di proteggermi. Inutilmente. Da bambina casa nostra era un porto di mare. Papà, Paolo Zavallone, sempre in giro con la sua orchestra. Swing, ballabili. Ai suoi tempi un personaggio. Tanti lavori in Rai. Fred Buscaglione era uno di famiglia».
Si sta rabbuiando: rapporto ingombrante?
«Ma no: chiaro che io abbia cercato la mia strada. Conservatorio, composizione classica. Ho rimesso anche la "i" finale al cognome: l´originale era così, papà l´aveva cambiato per motivi artistici, io dovevo distinguermi, no?».
Però anche lei musicalmente si è distratta...
«Se cresci a Bologna negli anni 90 del Dams è inevitabile finire nel circuito jazz. L´Osteria dell´Orsa, la Cantina Bentivoglio. L´innamoramento per l´avanguardia ma anche per i più giovani: da Anthony Braxton a Cassandra Wilson».
Da allora è un´altalena tra classica e jazz. E contaminazione.
«Odio quella parola. Se si fa jazz si fa jazz. Se si fa classica è classica. Altrimenti vengono fuori quelle cose pasticciate...».
Tipo Pavarotti quando cantava con gli U2.
«Questo lo dice lei...».
O i successi di Andrea Bocelli.
«Come sopra: bravissimo anche lui...».
 l´unico italiano finito nella classifica dei 40 artisti più ricchi del mondo di Billboard? Tutti rock e pop.
«Guardi che io ho una grande stima per il pop. Beyoncé: grandissima. O i Black Eyed Peas. Ora sto recuperando tutto quello che mi sono anagraficamente perduta in questi anni: da Paul Anka ai Pet Shop Boys. Passando per Tom Jones».
Ci risiamo: perché farsi male con quella "palla" della musica contemporanea.
«Appunto: già lo faccio per lavoro. E se non fosse per mio marito... Lui mi farebbe ascoltare tutto il giorno Boccherini».
Suo marito è Andrea Rebaudengo. Il pianista con cui divide anche il palco.
Nell´ultimo disco miscelate Igor Stravinsky e Darius Milhaud. Anche a casa è musicalmente lui che comanda?
«Diciamo che è una bella lotta. Lui è il musicista classico vero e appena metto su qualcosa di diverso da Ligeti... Il fatto è che io se sto ferma mi annoio».
Potrebbe provare con il rock.
«L´unica cosa che non sopporto: avete presente la schitarrata che manda in tilt l´equalizzatore?».
Ma il rock è anche, chessò, Elvis Costello.
«Quella voce... Terribile».
Ma come, ha scritto un´opera, ha fatto un disco col Brodsky Quartet...
«Quello poi: una noia».
Ci sarà qualcuno da salvare: da ragazzina avrà pure avuto qualche innamoramento.
«Certo: per gli Europe».
Ma erano terribili: capelli da vichingi e chitarroni. Poi dice che non le piace il rock.
«Ah perché: era rock, quello?».