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 2010  aprile 24 Sabato calendario

DA BINGOBONGO A GATTOPARDO LE USCITE-CAPOLAVORO DEL SENATUR

E venne il giorno del gattopardo. Bossi è così, la sua sintesi per l’insulto è qualcosa che condensa il momento politico. Ieri, nelle parole del capo della Lega, Fini è stato questo: non un traditore, né un fiancheggiatore della sinistra. Ma un «vecchio gattopardo democristiano». Tutto ebbe inizio quando, nel maggio 1996, si trovarono a un metro di distanza a Porta a Porta Bossi e Ciriaco De Mita. Un quarto d’ora di ”ragionamendi” dell’intellettuale della Magna Grecia, e meno di quindici secondi di Bossi: «De Mita, taches al tram» («Attaccati al tram»). Gli anni successivi, una scuola di vita. Pure i precedenti, a dire il vero. Era il 1993 quando divampavano le polemiche sul pericolo delle bande armate della Lega. Margherita Boniver era tra le più allarmate. Il Senatur a Curno la evocò così: «Ueee, Boniver, Bonazza! La Lega è sempre armata, sì, ma di manico». Gesto dell’ombrello e folla in delirio. E poi i «lumaconi democristiani», i «poltronari», i «ladri». E i «vescovoni traditori». I «bingo bongo», e i giudici ai quali ricordò il costo moderato delle pallottole (cento lire). Ma è nell’uno contro uno che Bossi ha scavalcato tutti, per sempre. L’ex mentore Miglio ci mise qualche anno a diventare «scorreggia nello spazio». L’area semantica tornò buona per Scalfaro, col quale pure c’erano stati bei momenti: «Dovrà fare le valigie. Con una scorreggia gli sbianchiamo i capelli». «Attento, Berluskaiser, io sono sempre l’uomo del Winchester. Tu sei la bistecca, io il pestacarne», avvisava entrando nell’esecutivo del Cavaliere. E ancora: «Berlusconi è un impomatato fra le nuvole azzurre, un tubo vuoto qualunquista. Mentre lui era ancora nel Mulino Bianco noi facevano cadere il regime. uno col parrucchino e la plastica facciale. Ormai è bollito, è un povero pirla, un traditore del Nord». I tempi della rottura furono brutti: «Berlusconi è il riciclatore dei calcinacci del regime del pentapartito. Noi siamo onesti e cristallini, lui è un piduista. Quando piange, fatevi una risata: vuol dire che non ha ancora trovato la combinazione della cassaforte». Oppure, disse, è «l’uomo della mafia che guadagna soldi con l’eroina e la cocaina. un Peron della mutua». Dev’essere stato lì che sono nate le ragione dell’alleanza. Perché Bossi non aveva mai trovato nessuno che gli rispondesse: «Quando mi accusa di peronismo, Bossi pensa alla birra Peroni. Ma ormai è un cadavere politico». Fu amore.