Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  marzo 27 Sabato calendario

LE AUTO CINESI ARRIVANO IN EUROPA

I gruppi stranieri investono per accrescere la produzione Geely, Byd, Baic.
Sono nomi che, ai più, non dicono nulla. Eppure presto impareremo a conoscerli, dal momento che intendono sbarcare in Europa a breve termine.
Sono ambiziosi, i costruttori di auto cinesi. Crescono sul mercato interno (insieme detengono una quota del 32%), ma puntano all’export. Conquistano progressivamente i paesi in via di sviluppo, ma sognano un mercato maturo come quello europeo. «Abbiamo l’ambizione di diventare il primo costruttore mondiale. Ma non sappiamo quando», ha detto al Salone dell’auto di Pechino Frank Zhao, direttore ricerca e sviluppo di Geely, che ha appena conquistato la svedese Volvo e che ha visto i suoi volumi crescere del 59% lo scorso anno.
Dal canto suo Byd, detenuta in parte dal miliardario americano Warren Buffett, ha più che raddoppiato le vendite. «Il nostro problema l’anno scorso è stato di non poter produrre abbastanza vetture», ha detto il portavoce del gruppo, che quest’anno spera di vendere 800 mila veicoli.
Quanto a Baic, che nel 2009 ha visto i volumi crescere del 54%, essa ha acquisito le licenze per fabbricare vecchi modelli Saab e sta costruendo un impianto per realizzare nuovi veicoli a forte contenuto tecnologico.
Un mercato col turbo, non c’è che dire. Dopo aver rubato lo scettro agli americani lo scorso anno, l’auto cinese crescerà quest’anno di un altro 20%.
I costruttori locali hanno sì beneficiato degli aiuti governativi, ma hanno anche diversificato la propria offerta e ampliato la gamma. Per esempio Geely prevede una gamma di non meno di 40 modelli da qui al 2015 e, entro il 2012, commercializzerà dodici nuove vetture.
Per sbaragliare la concorrenza straniera la loro strategia è semplice: produrre auto di qualità a basso prezzo. Passando anche attraverso l’internazionalizzazione. Come Geely, che spera di realizzare metà delle proprie vendite all’estero entro il 2015.
L’obiettivo è soprattutto l’Europa, un mercato molto importante, sebbene ancora «troppo complesso», spiegano al gruppo Geely, che tuttavia ha annunciato l’intenzione di esportare nel Vecchio continente la sua berlina di lusso. Mentre Byd ha fissato una data per il suo ingresso in Europa: il 2011, con la E6 elettrica.
Intanto i costruttori stranieri investono per accrescere fortemente il proprio potenziale in Cina. Come Nissan, che punta a una quota di mercato del 10%, contro l’attuale 6,5% e a una crescita del 70% (a 900 mila unità) della capacità di produzione locale entro il 2012. Il gruppo giapponese, che nel primo trimestre ha accresciuto i propri volumi in Cina del 68% a 243 mila unità, investirà circa mezzo miliardo di euro nella propria fabbrica nella provincia di Canton e nel secondo trimestre avvierà nell’ex Celeste impero la produzione della nuova Micra.
Gli altri produttori non stanno certo a guardare. Volkswagen ha annunciato un investimento di 4,4 miliardi di euro per accrescere il proprio potenziale e lanciare nuovi veicoli. Bmw ha aumentato la capacità del suo impianto di Shenyang e ne sta costruendo un secondo per 550 milioni, con l’obiettivo di raddoppiare la capacità produttiva a 100 mila unità all’anno. Anche la coreana Hyundai costruirà una terza fabbrica in Cina, mentre Toyota aggiungerà a fine 2011 una nuova unità di produzione per 100 mila veicoli.
Di fronte a tutti questi progetti, però, i rischi di sovracapacità produttiva sono reali