Giampiero Di Santo, ItaliaOggi 27/3/2010, 27 marzo 2010
SICILIA, NEL PDL INFURIA LA BUFERA
La sua proclamata e riproclamata fedeltà al premier, Silvio Berlusconi, lo aveva indotto a tentare il riavvicinamento tra il Pdl Sicilia e il Popolo della libertà siciliano per così dire ufficiale di Angelino Alfano e Renato Schifani.
Ma Gianfranco Miccichè, sottosegretario del ministero dell’economia e sponsor del governatore siciliano, Raffaele Lombardo, ha rovesciato il tavolo della trattativa che forse avrebbe potuto favorire la ricomposizione della frattura. Tutta colpa, o merito,dipende dal punto di vista, di una interpellanza urgente presentata da alcuni parlamentari del Pdl al ministro dell’economia Giulio Tremonti, con l’obiettivo di chiedere al titolare del dicastero di via XX Settembre controlli rigorosi sul rispetto del patto di stabilità interno da parte della Sicilia. Quella interpellanza, firmata tra gli altri da Pagano, Fontana, Marinello, Gibiino, Germanà, Torrisi, Garofalo, Palumbo, Versace, , Ghiglia, Giammanco, e da altri parlamentari del Pdl, dopo avere illustrato i dubbi del Pdl sulle scelte di Lombardo, denuncia il rischio che «alla lunga la politica perseguita dalla regione Sicilia,tenuto conto delle modalità con le quali viene gestita la spesa corrente e in conto capitale, incida fortemente sul patto di stabilità interno». Un’eventualita da scongiurare a tutti i costi, sostengono i parlamentari del Pdl, che chiedono quindi a Tremonti «se non intenda monitorare l’andamento della vicenda esposta in premessa, adottando ogni iniziativa di competenza al fine di garantire il pieno rispetto del patto di stabilità interno».
In pratica, il Pdl nazionale, o almeno una sua frazione, vuole che il ministro dell’economia, dall’alto del suo rigore, sventoli il cartellino giallo nei confronti di Lombardo. Ma Miccichè, fiutata l’aria, ieri si è scatenato via blog con l’illuminante titolo «Il remake dell’ascarismo». «La notizia dell’interpellanza urgente (dai contenuti volutamente allarmistici e tendenziosi), per sapere se la Regione Sicilia abbia rispettato nel 2009 il patto di stabilità, praticamente per tentare ancora una volta di mettere il bastone tra le ruote al governo regionale, mi ha colto un po’ di sorpresa, rispetto agli appelli degli ultimi giorni, invocanti il dialogo e l’unità.», scrive il sottosegretario del ministero dell’economia. Che sulla ripresa del dialogo con il Pdl isolano di Alfano e Schifani è netto: se queste sono le premesse, è il verdetto di Miccichè, «non si va da nessuna parte»! Perché il Pdl Sicilia non ha alcuna intenzione di dialogare con chi «vorrebbe far cadere l’inviso governatore catanese» né «sulla strategia da mettere in atto per sovvertire la volontà dei siciliani e portarli di nuovo alle urne o, peggio ancora, costringerli a un governo di sinistra». Una lezione in piena regola, quella impartita da Miccichè ai lealisti del Pdl. Accusati per di più dal sottosegretario di avere «invocato strumentalmente l’intervento di Tremonti» con un’azione che il sottosegretario definisce «la meno costruttiva e meno elegante che questi deputati potessero compiere: meno costruttiva per la nostra terra, che ha bisogno di un bilancio che rimanga fuori dall’agone di una sterile politica litigiosa e consenta concretamente alla Regione di proseguire nell’opera di risanamento delle finanze, meno elegante, perché equivale all’ennesimo tentativo di consegnare a squallide logiche ascariste l’immagine e il destino della Sicilia». Un atto d’accusa durissimo, insomma.
Che lascia prevedere tempi ancora piuttosto lunghi prima che in Sicilia il Pdl torni a marciare compatto.