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 2010  aprile 26 Lunedì calendario

TRA GLI ATENEI CON PI OCCUPATI, I POLITECNICI DI MILANO E TORINO

Sogni, speranze, dubbi, paure. Il mercato del lavoro, per i giovani, è un oggetto misterioso, con cui è difficile fare i conti. Quali lauree danno maggiori sbocchi? I neodottori hanno chance? Come aprirsi un varco in tempo di crisi? Interrogativi che mettono ansia. Vita dura, quella dei giovani, che, secondo i dati Istat di marzo, hanno una percentuale di disoccupazione del 28,2%. E’ vero che ieri la Marcegaglia ha parlato di una qualche ripresa, ma è appena iniziale, e non si traduce automaticamente in occupazione. Che fare? C’è chi fa la valigia, non quella di cartone come negli Anni ”50, ed emigra verso Settentrione. C’è chi guarda all’estero. E c’è chi è fortunato. In ogni caso la laurea ”paga”.
Ma c’è laurea e laurea, università e università. Diamo uno sguardo nei settori trainanti, ingegneria in testa, quali atenei si classificano tra i primi dieci per numero di occupati (dati Istat a tre anni dal titolo, elaborazione Confindustria nel grafico). Al Politecnico di Milano il 95,1% dei laureati a tre anni dal titolo ha una occupazione, il più delle volte coerente con il titolo, in testa alla classifica ci sono gli ingegneri, 93,1%, e gli architetti, 97,4%. Al Politecnico di Torino la situazione è analoga: la media è del 92,4%, con gli ingegneri al 93,8% e gli architetti all’88,9%. Si piazza bene anche il Politecnico di Bari: 88,5% in media, ingegneri 90,1% e architetti 81,9%.
L’Università degli Studi di Bergamo è al 73,2% di laureati, con gli ingegneri al 91,1%, bene anche il settore economico statistico con l’81,9%. Alla Luiss Guido Carli la media è del 73,2%, l’economico-statistico raggiunge l’84,6% e il politico-sociale il 77,6%.
Buoni indici anche alla Statale di Milano: 77,7% la media, con l’83,4% di occupati del politico-sociale e il 74% dell’area scientifica. La Sapienza, il più grande ateneo d’Italia e d’Europa? Ha una media del 66,9%, con l’88,8% degli ingegneri, l’89,8% degli architetti e il 78,6 del gruppo economico statistico. I risultati dipendono dalla qualità degli atenei, certo, ma pesa anche il contesto socio-imprenditoriale in cui l’ateneo si trova. Al Sud, per esempio, le statistiche crollano.
Ma qual è il migliore biglietto da visita per un giovane? Che cosa fa la differenza? «Al di là della specializzazione, conta la qualità degli studi. E’ vero, le lauree scientifiche aiutano, economia in particolare apre molte strade, in genere non ha problemi di occupazione, però quello che dà valore è la qualità degli studi», non ha dubbi Luigi Paganetto, ex preside di Economia a Tor Vergata, che da anni promuove gli ”incubatori d’impresa”. L’ateneo avvia percorsi guidati per assistere i giovani che hanno ”idee geniali e innovative” ma non sanno come realizzarle. «Verissimo, oltre a una buona capacità di risolvere problemi complessi, la qualità è il requisito più richiesto oggi», lo afferma Giancarlo De Leonardis, top manager di una azienda informatica, lui, laureato in filosofia, di posti di responsabilità ne ha avuti tanti ed è la prova che anche chi ha scelto le scienze umanistiche può scalare i vertici d’impresa.
Discorso, il suo, che si aggancia a quello di un economista esperto di mercati: «Direi a un giovane di non penalizzare i propri interessi, ma di puntare su una cosa in cui crede con convinzione - afferma Carlo Travaglini, preside di Economia a Roma Tre - E’ questo un requisito di base per riuscire negli studi e poi nel lavoro. Sì, ci sono le filiere dei raccomandati, dei figli che possono contare sull’appoggio dei genitori, ma chi ha le carte in regola prima o poi ce la fa».
«Ottimi sbocchi vengono dalle lauree di tipo sanitario-infermieristico - sostiene Luigi Frati, rettore della Sapienza - Al termine degli studi infermieri e tecnici di laboratorio lavorano tutti. Anche chi punta a Medicina ha sbocchi assicurati (quelli che non lavorano dopo la laurea si stanno specializzando)».
Colpisce, alla Sapienza, lo scarso indice di occupati (17,4%) per Giurisprudenza a un anno dal titolo. Perché? «Li penalizza - ammette Frati - il numero sproporzionato di avvocati che ha l’Italia, basti pensare che i cassazionisti da noi rispetto alla Francia sono cento volte di più. E’ anche vero, poi, che all’inizio fanno ”lavoretti”, a 300-400 euro al mese, l’importante è che questa situazione non si cronicizzi». Ma i ”lavoretti” sono un bene o un male? «Chi pensa di ottenere subito il lavoro migliore sbaglia - osserva Claudio Gentili, direttore Education di Confindustria - Se uno accetta solo l’occupazione idonea e coerente aspetta due-tre anni, non lavora, e questo indebolisce il curriculum. Un consiglio? Fare esperienze e soprattutto stages, anche all’estero. Un altro suggerimento: fare una tesi finalizzata, d’intesa con un’azienda».
Intanto, le università hanno messo a fuoco un obiettivo: fare incontrare domanda e offerta. Ha cominciato il Consorzio Almalaurea (che raggruppa 40 atenei) e che ormai ha una banca dati efficientissima, consultata da chi cerca talenti. Di recente è nata una analoga iniziativa romana, mette insieme la domanda di lavoro e l’offerta, lo racconta Piero Lucisano, professore di Pedagogia alla Sapienza e ”padre” di Soul: «Organizzazione cui hanno aderito le quattro università romane, Sapienza, Tor Vergata, Roma Tre e Foro Italico, più Cassino e Viterbo: si sono iscritti 33.758 studenti e 1.900 imprese, di queste controlliamo la serietà con una visura alla Camera di Commercio. Cancelliamo quelle che si comportano male con i ragazzi, ci siamo accorti di qualche fenomeno di fishing e abbiamo subito espulso quelle aziende».
Ma quali profili potrebbero servire oggi sul mercato? Unioncamere ogni anno fa preziose rilevazioni, la prossima uscirà in luglio, sentiamo qualche anticipazione da Domenico Mauriello, ricercatore: «Un dato, con la crisi si perde lavoro, ma i laureati perdono meno di altri. Tiene bene il settore socio-assistenziale, legato alle attività di cura per la persona. Tra i profili più richiesti quelli degli infermieri e dei tecnici di laboratorio medico-sanitario. Vanno bene anche tutti i profili legati alla ”green economy”, le tecnologie a basso impatto ambientale, quelle applicate al manifatturiero e tutto ciò che è connesso all’efficienza energetica e al recupero dei materiali».