Frammenti, 27 aprile 2010
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FRAMMENTO DEI FRAMMENTI CHE RISPONDONO ALLA VOCE "BOCCA
GIORGIO"
[Andrée Ruth Shammah]: Uno che mi ha fatto male è stato Giorgio Bocca. Quando mio padre ebbe dei guai giudiziari e finì in prigione, lui scrisse che era un mercante di armi e di droga. Io lo conoscevo, eravamo amici, gli telefonai e gli spiegai che non era vero, che era stato scagionato da questa accusa. Lui mi rispose: ’Sì, può darsi che la cosa che ho scritto sia sbagliata, ma a me di tuo padre non mi frega niente. Se parlare male di tuo padre dimostra che Craxi appoggiava dei mascalzoni, a me va bene’. Io dissi: ’Ma se non è vero bisogna smentire’. E lui: ’La storia non si gioca sui sentimenti di una figlia’ [...]”» (Claudio Sabelli Fioretti, ”Sette” n. 10/2003).
«Adriano Celentano è un cretino di talento». (Giorgio Bocca, dopo l’inizio di Fantastico 8).
Fonte: Libero 26/10/2005, pag.10 Maurizio Stefanini
Sfogliando L’Eskimo in redazione (Edizioni Ares, 1991), un ottimo libro scritto da Michele Brambilla, si può rileggere a mente fredda un articolo molto significativo pubblicato su ”Il Giorno” a firma Giorgio Bocca. datato 23 febbraio 1975. Per inquadrare il momento storico, può far comodo sapere che Renato Curcio e Alberto Franceschini sono già stati arrestati, il primo è perfino già evaso dal carcere in seguito a un assalto proprio delle Br. Scriveva Bocca: «A me queste Br fanno un curioso effetto, di favola per bambini scemi o insonnoliti; e quando [...] ricominciano a narrarla, mi viene come un’ondata di tenerezza, perché la favola è vecchia, sgangherata, puerile, ma viene raccontata con tanta buona volontà che proprio non si sa come contraddirla».
Fonte: Adalberto Signore il Giornale, 07/03/2003
Giorgio Bocca, Enzo Biagi e Indro Montanelli si radunavano in gran conclave, un giorno all’anno, e stabilivano chi era il giornalista più bravo. Oggi Indro Montanelli non c’è più. Ma il premio «è giornalismo», inventato da Giancarlo Aneri, continua a laureare il meglio che c’è nel mondo dell’informazione.
Fonte: Claudio Sabelli Fioretti Sette, 15/05/2003
[Mario Borghezio] Definizione di voltagabbana? «Chi tradisce i valori profondi. Un caso tipico è Giorgio Bocca. Prima fascista poi partigiano».
Fonte: Claudio Sabelli Fioretti Sette, 27/11/2003
[Adriano Sofri]: ”Non sono l’uomo di fil di ferro che dice il mio caro amico Giorgio Bocca.
Fonte: Adriano Sofri la Repubblica 05/03/2004
[Intervista a Bruno Vespa]Tu ti faresti intervistare da Giorgio Bocca? Ha detto che Porta a porta è uno scannatoio e che Vespa è sfacciatamente fazioso, la negazione del giornalismo oggettivo. «Prima di rispondere devo rivedere le cassette di quando Bocca lavorava per Berlusconi a Rete 4. Potrei imparare qualcosa».
Fonte: Corriere della Sera Magazine 24/11/2005, Claudio Sabelli Fioretti
[Intervista a Massimo Fini] Hai un modello? «Curzio Malaparte, il più grande giornalista di tutti i tempi. Amo anche Indro Montanelli, meno internazionale di Malaparte, ma straordinario per chiarezza di esposizione. Un altro, più abbordabile, perché puoi arrivarci vicino, è Giorgio Bocca».
Fonte: Il Giornale 07/05/2006, pag.22 Giancarlo Perna
[Su ”Il sangue dei vinti” di Pansa] «una vergognosa operazione opportunista»
Fonte: Ernesto Galli Della Loggia, Corriere della Sera 4/10/2006
[Sebastiano Vassalli]: Le mie montagne di Giorgio Bocca è sicuramente un bel libro, che meriterebbe di essere letto. Io non lo leggo, almeno per il momento, per protestare contro il suo autore: che, da bastian contrario quale è sempre stato ed è, da qualche anno a questa parte si ostina in un suo personale «negazionismo» riguardo ai ghiacciai e, più in generale, all’ambiente. I ghiacciai, dice Bocca, vanno e vengono; non è vero ciò che dicono in tanti, che la loro superficie si sta riducendo in modo drammatico; ma, se anche fosse vero, sarebbe un fatto normale. (E gli orsi che non vanno in letargo, sono normali? E gli ibis che si sono trasferiti nelle risaie tra Novara e Vercelli? E la temperatura media del Mediterraneo che si è alzata di più di un grado, è normale?). Bocca fa benissimo a difendere la Resistenza dai revisionisti; fa male a non capire che «la rivoluzione, oggi, è non cambiare il mondo». (Slogan pubblicitario della nostra azienda di Stato per l’energia elettrica, cioè dell’Enel).
Fonte: TuttoLibri La Stampa 20/01/2007, pag.XII Sebastiano Vassalli
Come si fa a non amare Giorgio Bocca quando spiega agli amici il vero motivo che lo portò sull’altopiano?". Ecco, qui l’omone tradisce tutto l’affetto e tutta la benedizione per quella vita che sa tenersi alla larga dalle truffe etiche: "Lo spiegava cosi, Bocca: ”Sapete perché sono andato nella Resistenza?” diceva ”perché c’era una ragazza che me la dava”.
Fonte: Pietrangelo Buttafuoco, Panorama 11/10/2007
[Marco Paolini]: Non cadrò nella sindrome di Giorgio Bocca. Diciamolo: lui ha avuto il sedere di capitare nel momento giusto con personaggi bellissimi, ha fatto il partigiano valoroso, ma non è che per questo tutti gli italiani venuti dopo sono nullità.
Fontee: Il Giornale 25 gennaio 2008, Cristiano Gatti
[Giampaolo Pansa] La pagina dei commenti non era monocorde come accade oggi. Anche gli articoli sfornati dalla redazione spesso si contraddicevano. L’esempio più clamoroso fu la coesistenza di due linee opposte nel raccontare e giudicare il terrorismo brigatista: quella di Bocca e la mia. Nella primavera del i 1980, Scalfari arrivò al punto di farci scontrare in un dibattito destinato alla pubblicazione. Il risultato fu una doppia pagina della sezione Cultura, scritta da un giovane e preoccupato Lucio Caracciolo.
Fonte: Giampaolo Pansa, il Giornale 15/5/2009
[Giampaolo Pansa] «Giorgio era il primo dei miei maestri indiretti. I giornalisti che leggevo con la matita in mano per prendere appunti e imparare come si doveva scrivere un buon articolo. Avevo recensito con entusiasmo un libro che raccoglieva i suoi reportage italiani. Lui mi aveva ringraziato con un bigliet¬to e io ero andato di corsa a Milano per conoscerlo».
Fonte: Dino Messina, Corriere della sera 15/5/2009
«Questo lusso non fa per me». Si legge: «Mi viene il crampo, non dico dell’avarizia ma di chi rispetta il denaro e teme la povertà come imago mortis».
Fonte: Eleonora Attolico, Il Riformista 28/07/2009