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 2010  aprile 27 Martedì calendario

E IL TURISTA PAGA LA TASSA SUL LAVORO SCOMPARSO

Se vi è mai capitato in Grecia di comprare un biglietto per Santorini, sappiate che parte del costo del traghetto è servito a finanziare una speciale associazione di "barcaioli". Peccato che sull’isola di questi vecchi operatori, cha assicuravano lo scarico di merci dalla grandi navi, non ci sia più traccia, la loro professione superata dai tempi. E peccato che nessuno sappia dove finiscano i soldi raccolti con il balzello.
Il mistero dei barcaioli scomparsi eppure tuttora ufficialmente presenti è tra gli episodi citati da uno studio del Cato Institute, centro di ricerca liberista per eccellenza a Washington, con l’intento di spiegare a una audience anglosassone l’ultima «tragedia greca». Una tragedia, sostiene l’autore Takis Michas anticipandone il contenuto sulle pagine del Wall Street Journal, che affonda le radici in una miriade di piccoli paradossi prima che negli enormi buchi di bilancio. Simili paradossi, afferma Michas, sono infatti rivelatori d’un mal comune: «Putting politics above markets». Cioè di un degenerato primato della politica sui mercati, sotto forma di stato onnipresente che fa del clientelismo - madre degli sprechi e delle inefficienze - dottrina di governo.
L’autore alterna cifre e aneddoti.
Oltre l’80% della spesa statale va in salari e pensioni di dipendenti del settore pubblico. E oltre il 70% dei greci deriva almeno una fetta del reddito da qualche tipo di imposta. Ecco un altro esempio marinaresco: il 10% del prezzo dei traghetti è destinato al fondo pensione dei portuali. Mentre i fornitori dell’esercito pagano il 4% alla previdenza degli ufficiali. E chiunque desideri aprire un’azienda deve prima assoggettarsi a un’imposta pari all’1% del capitale iniziale, versata al fondo degli avvocati.
Michas calcola che se Atene aprisse le porte a professioni oggi protette, il Pil lieviterebbe dell’1 per cento. Se eliminasse le barriere sui mercati, aggiungerebbe un altro 2% alla crescita. Se poi potasse la burocrazia anche solo ai livelli del resto dell’Unione europea potrebbe contare su un altro 3,5% di output dell’economia.
L’autore sostiene che il caso Grecia viene da lontano: fa risalire i paradossi alla fine dell’impero Ottomano e all’emergere di un ceto dominante fatto di notabili dediti a riscuotere imposte. A trattare lo stato come fonte di reddito, come dispensatore di favori e benefici, più che protettore di diritti, a cominciare dalla proprietà privata. Già nell’Ottocento Atene aveva 200 impiegati pubblici per diecimila abitanti, contro i 176 in Francia e i 73 in Gran Bretagna. Questo retaggio, ad occhi americani, complica adesso l’uscita da una crisidel debito temuta anche oltreoceano per il rischio di contagio. Il Cato non è solo nel j’accusealla«cultura » ellenica: pochi giorni or sono il think tank centrista Brookings Institution aveva preannunciato un volume sulla corruzione in Grecia (e non solo), che ad Atene succhia ogni anno l’8% del Pil.