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 2010  aprile 27 Martedì calendario

Eva Braun (Eva Anna Paula Braun), Monaco, 6 febbraio 1912, Berlino, 30 aprile 1945 • Nata alle 2,22 del mattino in Isabellestrasse 45, cinque chili e mezzo

Eva Braun (Eva Anna Paula Braun), Monaco, 6 febbraio 1912, Berlino, 30 aprile 1945 • Nata alle 2,22 del mattino in Isabellestrasse 45, cinque chili e mezzo. I genitori volevano un maschietto. Seconda figlia di Franziska (Fanny) Kronburger e Fritz Braun. La prima, Ilse (1909), poi Eva e infine Margarethe (chiamata da tutti Gretl, 1915) • I genitori, sposati dal 1908 quando Fanny aveva ventidue anni e Fritz 29. Lei proveniva da una famiglia molto pia, di fede cattolica. Fritz, che faceva l’insegnante, era cresciuto nella fede luterana, accettò che i suoi figli crescessero nella fede cattolica ma non volle convertirsi. Caratteri opposti: lei molto indulgente, lui molto severo • Prima guerra mondiale senza troppe conseguenze sulla famiglia, a parte che Fritz deve partire per il fronte. Quando i viveri vengono razionati, Eva osserva che l’unico modo per capire se il pane è imburrato è metterlo sotto la luce e vedere se è lucido • Finita la guerra Fritz torna a casa, fisicamente incolume ma profondamente cambiato. Così tanto che nel 1919, a soli quarant’anni, è già quasi calvo ed è diventata una figura autoritaria e inflessibile, che pensa che le sue tre figlie siano state viziate dal regime benevolo della madre • Il 2 febbraio 1919 Frizt e Franziska si separano formalmente. Fritz è diventato ormai un solitario, quando è a casa si ritira nella sua stanza e se ne sta seduto a giocare con il gatto o ad assemblare pezzi di una radio. Continua però a vivere nel loro appartamento e ad insegnare, mentre Fanny porta le figlie dai suoi genitori, a Beilngries. Fanny torna presto con le altre due figlie nel loro appartamento di Monaco, mentre Eva resta dai nonni per frequentare la scuola cattolica di Beilngries. L’esperienza dura pochi mesi, Eva torna a Monaco e il 16 novembre del 1922 i suoi genitori si riuniscono ufficialmente, forse addirittura si risposano con rito civile (resteranno insieme per altri 40 anni) • Nel 1925 i Braun traslocano in un appartamento più spazioso nel vicino quartiere di Schwabing-West, al terzo piano di uno stabile pochi isolati a nord del centro di Monaco • Vivace, estroversa, una vera leader, curiosa e sveglia, Eva è una studentessa promettente e intelligente. Ma non è capace di concentrarsi • Nel 1928 ha sedici anni e mezzo e ha terminato la scuola secondaria. I genitori, per raddrizzarla, decidono di mandarla due anni in un collegio femminile, il Kloster der Englischen Schwestern (Convento delle Sorelle Inglesi), a Simbach, una piccola città a 120 chilometri a nord-est di Monaco. Ma Eva detesta quel posto e sfidando i genitori rifiuta con fermezza di rimanere un secondo anno. Lascia il collegio dopo soli nove mesi • Ora che non deve più studiare, le piacerebbe essere un’attrice, o una stella del cinema, oppure una campionessa di pattinaggio: qualunque cosa pur di attrarre su di sé l’ammirazione della gente. Ma suo padre ha idee diverse: la iscrive a un corso di stenodattilografia e poi la manda a lavorare nello studio di un dottore. Eva odia entrambe le cose. Così quando legge un annuncio in cui si cerca un’apprendista/commessa per lo studio fotografico di Hoffmann, risponde. Viene assunta. Siamo ai primi di ottobre del 1929 • Heinrich Hoffmann è fotografo ufficiale e grande amico di Adolf Hitler, allora ancora a capo del Partito Nazionalsocialista • Il primo incontro con Hitler nello studio fotografico una sera di ottobre del 1929: Eva è su una scaletta, deve prendere alcuni raccoglitori che sono in alto. Indossa una gonna, «proprio quel giorno mi ero accorciata la gonna, e mi sentii un po’ imbarazzata perché non ero certa di aver fatto bene l’orlo». Si accorge che Hitler le guarda le gambe. Lei ha 17 anni, lui 40 • In quel momento Hitler sta vivendo una storia d’amore con la nipote, Geli Raubal, figlia della sorellastra. Dal giorno del loro incontro, vede spesso Eva, «la piccola Fräulein Braun», perché lavora nel negozio di Hoffmann, le parla sempre gentilmente, le porta piccoli doni, e qualche volta la porta all’Opera. Tuttavia è preso dalla sua storia con Geli • Nel 1930, molti mesi dopo il loro primo incontro, Eva ottiene un ulteriore privilegio: Hitler la invita a cena all’Osteria Bavaria al numero 62 di Schellingstrasse, a poche decine di metri dallo studio di Hoffmann • Geli Raubal si uccide sparandosi in petto il 18 settembre del 1931. Alcuni sostengono sia stata assassinata da Himmler perché minacciava di ricattare Hitler, anche se sembra improbabile: Hitler la adorava, e dopo la sua morte restò per parecchio tempo annientato dal dolore • Quando Geli muore, nel settembre del 1931, Eva ha quasi vent’anni. benvoluta, piena di energia e molto frustrata. I genitori la trattano ancora come una ragazzina. E soprattutto è ossessionata da Hitler. a conoscenza della sua relazione con la nipote, tuttavia ha continuato a dargli la caccia, infilandogli bigliettini affettuosi nella tasca dell’impermeabile quando veniva da Hoffmann • La tenacia di Eva e la sua manifesta devozione lusingano Hitler, che nel dicembre del 1931 la porta per la prima volta a Haus Wachenfeld, la sua casa nell’Obersalzberg, sulle Alpi Salisburghesi, in Baviera • sul sofà nell’appartamento di Hitler a Prinzregentenplatz che Eva Braun perde la verginità e diventa l’amante nascosta del Fürher («Se sapesse che storia ha quel divano» dirà ridendo anni dopo Eva a sua sorella guardando una foto di Chamberlain nell’appartamento di Hitler). Lo sanno le sue sorelle e la signora Winter, cameriera di Hitler. Lui impone sin da subito il massimo riserbo e discrezione • Fino al 1932, quando la loro relazione durava ormai da un anno, i genitori di Eva non si accorgono di nulla. Ogni tanto i due vanno a fare una gita in campagna nei dintorni di Monaco, e qualche volta raggiungono Haus Wachenfeld • Forse indotta dall’esempio di Geli, Eva inizia a contemplare il suicidio come unico modo di convincere Hitler a prenderla sul serio. Nell’ottobre del 1932 il Führer è impegnato a tenere comizi in tutta la Germania in vista delle elezioni del 6 novembre. Per due mesi non rientra a Monaco, se non di rado. Il 1° novembre del 1932, Eva tenta di suicidarsi. Sola in casa, in attesa di una telefonata da Hitler che non arriva, Eva prende la pistola del padre e mira alla giugulare. Manca l’arteria ma si salva solo per l’arrivo di Ilse, rientrata prima. Hitler interrompe la campagna elettorale, torna a Monaco e si presenta da Eva con un grande mazzo di fiori • Il 6 febbraio del 1933, il neo cancelliere tedesco dichiara ad Eva il suo amore e le fa consegnare una parure di tormaline (pietre semipreziose di colore chiaro) composta da collana, anello e orecchini • Adesso che Hitler è di stanza a Berlino, però, Eva diventa la donna che non viene mai nominata, che non esiste nemmeno. Lui la vuole tenere completamente nascosta. «Sono sposato alla Germania» diceva Hitler • Il periodo tra il 1932 e il 1935 continua ad essere caratterizzato dall’incertezza: lei vive ancora dai suoi genitori, lavora da Hoffmann, e aspetta le telefonate di Hitler o le sue visite a sorpresa, sempre rarissime. Eva è tormentata, affamata d’affetto perché il suo amante la trascura, e resa quasi folle dal suo bisogno di lui. Il 28 maggio del 1935 gli scrive una lettera implorante. Dal diario: «Gli ho appena spedito una lettera decisiva. La prenderà sul serio? Staremo a vedere. Se non otterrò risposta prima di sera prenderò le mie 25 pillole e mi addormenterò dolcemente». La risposta non arriva. Ed Eva prende le sue pillole. Ancora una volta è la sorella Ilse, rientrata prima a casa, a trovarla incosciente e a portarla all’ospedale, dove le salvano la vita una seconda volta • Hitler a questo punto decide di farla diventare la sua amante ufficiale: le compra una modesta abitazione nell’elegante quartiere di Bogenhausen, al 12 di Wasserburgerstrasse, dove Eva e la sorella Gretl si trasferiscono. L’abitazione era una tipica villetta di periferia: dall’ingresso si accedeva al salotto e da qui una porta conduceva in giardino e un’altra in un cucinotto minuscolo e in una stanza del personale di servizio. A destra della porta di ingresso c’era un’altra sala dove facevano mostra di sé molte foto di Hitler, infine la sala da pranzo. Al piano di sopra due camere e un bagno. La stanza di Eva era dipinta di blu, il letto a due piazze ricoperto di raso a striature verdazzurre e le lenzuola pregiate recavano le sue iniziali, EB. Sulla parete accanto al letto c’erano un telefono con le linee d’uscita su cui si leggevano le scritte «Berlino» e «Wachenfeld» (lo chalet di Hitler a Obersalzberg). Aveva anche un immenso guardaroba, i suoi cosmetici preferiti Elizabeth Arden. Eva chiama quella casa «la mia adorata piccola Braun Haus». Prende anche due cani, due highland terrier, Negus (regalo di Hitler) e Stasi. Come dono di benvenuto Hitler le regala anche un’elegante Mercedes nera, targata IIA-525000, con autista • Nonostante i regali, Hitler riesce ad andarla a trovare non più di 2 volte al mese • «Eva tiene la mia mente lontana dalle cose a cui non ho voglia di pensare. Mi fa riposare» (Adolf Hitler) • A metà del 1936 anche Eva viene accolta tra gli abitanti del Berghof, anche se non le viene riconosciuto nessun ruolo formale • All’entourage di Hitler, inoltre, Eva non piace: la maggior parte dei gerarchi prova antipatia per lei. Eppure Eva è estrememante fedele, discreta, durante tutta la sua relazione con Hitler aveva evitato di sfruttare la propria posizione privilegiata, senza mai tentare di influenzare il Führer e senza accettare favori per intercedere presso di lui • Nel cuore dell’enclave nazista, a Berghof, nel 1937, Eva si prende cura della vita privata di Hitler e dei suoi ospiti e continua a farlo fino al 1940 • Menù al Berghof in tempo di pace. 9 agosto 1937. Minestra d’orzo, würstel di maiale, crauti, purè di patate e insalata verde. Hitler vegetariano mangiava semolino con l’uovo • Menù al Berghof in tempo di guerra. 7 giugno del 1943 si pasteggio con succo d’arancia, crema di semi di lino, budino di riso con salsa di crauti, gallette di cereali e pasta Nuxo • Hitler chiama Eva «Fraülein Braun» davanti ai domestici e «Tschapperl» (zoticona, o nel migliore dei casi donnetta) quando era in una cerchia di amici più intima. Più tardi passò a nomignoli come «Kindl» (bambina), «Patscherl» o «Schnacksi», vezzeggiativi con cui ci si rivolge ai bambini • Le mogli dei nazisti, tra di loro, la chiamano invece sprezzantemente «EB» oppure «die blöde Kuh», la stupida mucca • I domestici la chiamavano «die Eva» (la Eva) • Unica tra tutti gli abitanti del Berghof, il nome di Eva non compare mai sulla lista dei numeri telefonici interni mentre, per garantirne l’anonimato, la sua suite è indicata come «la grande stanza degli ospiti» • Quando Hitler licenzia Frau Rabal (la madre di Geli), Eva si trasferisce nelle stanze accanto a Hitler. Le vengono assegnate tre stanze adiacenti a quelle di Hitler, lungo il corridioio principale al primo piano, e una stanza di fronte per la cameriera personale. Una porta interna, celata da un armadio, collega il suo alloggio con quello di Hitler • Nonostante tutto Eva è ancora sola. Nel corso degli anni inizia ad acquistare centinaia di capi di alta moda, tra cui molti splendidi abiti. Quando ne smette uno (non lo mette mai più di due o tre volte) lo regala alle sue amiche o alle domestiche. Cambia d’abito parecchie volte al giorno, per essere vestita alla moda. Le piace anche indossare il tipico costume bavarese: un Dirndl a fiori con il grembiule sopra una linda camicetta bianca dalla generosa scollatura. Era esattamente il tipo di abbigliamento che un maschio sessista avrebbe ideato per una femmina remissiva: il grembiule significava disponibilità ai lavori in cucina o al ruolo materno, il vestito a fiori indicava una grazia femminea, la camicetta immacolata era segno di igiene e abilità nel bucato e il decolleté suggeriva una disponibilità feconda • «Posso far venire qui Blondi per un attimo?» (Hitler ad Eva, che teneva i suoi due cani in salotto con sé, mentre il pastore tedesco di Hitler, Blondi, era relegato fuori. Tra di loro i tre animali non andavano d’accordo) • Eva al Berghof passa ore nella sua suite, in attesa di una telefonata di Hitler o dell’arrivo del postino con una lettera. Nei giorni di pioggia, esercita il suo talento con le armi da fuoco nel poligono sotterraneo, gioca a bocce con i Döring, fa la toilette ai suoi cani, incolla le foto nei suoi album e gironzola per le cucine. Inizia a dimagrire, per restare in forma (ad Hitler non piace però. Un giorno, osservando la sua colazione, le dice: «Mangi troppo poco, bambina. Sei così magra!») • La giornata tipo al Berghof: sveglia a mezzogiorno (Hitler amava svegliarsi tardi), pranzo all’una-le due o anche le tre, segnalato dall’arrivo del Führer e di Eva, che sedevano vicini. Finito il pasto Hitler ed Eva si ritiravano nelle loro stanze per un «sonnellino pomeridiano» oppure facevano due passi fino al Teehaus, poco lontano, dove in poltrona bevevano caffè e mangiavano dolci; cena a mezzanotte o anche più tardi, a seconda di quanto duravano le riunioni serali di Hitler. Dopo cena un film • Ad aprile del 1938 Hitler porta Eva con sé in viaggio in Italia (insieme ad altre 500 persone, tra cui poteva passare inosservata). Quando Mussolini comprese chi era (non alloggiava insieme ad Hitler) le regalò un costosissimo necessaire in coccodrillo contenente ogni genere di accessori femminili e prodotti da toeletta italiani • Eva resta in Italia più a lungo di Hitler, va a Firenze, a ordinare altre scarpe da Ferragamo (porta solo quelle). Quel Natale lo passa al Berghof con la sua famiglia, Hitler festeggia a Monaco • Tra il 1938/39 e 40 Hitler passa parecchio tempo al Berghof. Per Eva sono gli anni più felici • Anche se si sente sola, e ha delle preoccupazioni, con Hitler si mostra frivola e spensierata. Hitler tiene Eva così al di fuori delle questioni politiche che nell’estate del 1939 lei ignora che la Germania sta per entrare in guerra, nonostante gli uomini non parlino d’altro • «Significa guerra, Ilse e se ne andrà... Che ne sarà di me?» (Eva alla sorella alla notizia dell’invasione della Polonia) • Tenuta così nascosta da Hitler che nel 1944 i servizi segreti britannici credevano ancora che fosse una delle segretarie del Führer, anche se all’epoca era la sua unica amante da 13 anni • A novembre del 1938, Hitler scampa a un attentato. Da allora Eva vive nell’angoscia che gli possa succedere qualcosa. Al Bergohf però vive completamente isolata, senza giornali né radio • «Lo sport, la ginnastica, il flirtare e il continuo cambiarsi d’abito erano solo surrogati al vuoto interiore» (la cugina Gertraud) • Durante i primi anni di guerra Eva, la madre, le sorelle e le sue amiche più intime continuarono a condurre una vita piacevole grazie alle opportunità che Hitler garantiva. Nell’estate del 1940 Eva va in vacanza a Portofino • «il Führer mi ha appena detto di trovarmi qualcun altro; come uomo non può più soddisfarmi» (Eva ad Albert Speer nel 1942). Eva è così angosciata dall’assenza di libido di Hitler che chiede consiglio al suo medico, il dottor Morell. Lui gli prescrive iniezioni di un farmaco a base di testosterone, ma non hanno nessun effetto • Nel 1944 Eva organizza il matrimonio di sua sorella Gretl con Hermann Fegelein, generale delle SS. Si vocifera che siano amanti, Eva e Fegelein • Poco dopo gli Alleati iniziano a bombardare la Germania. • Il giorno del 50esimo compleanno di Htiler Eva indossa l’abito che lui preferisce, di seta blu marino, punteggiato di lustrini. Hitler lascia poi il Berghof per sempre il 14 luglio del 1944. Eva rimane, a «guardare film, bere spumante, mangiare frutta e biscotti» (la cugina Gertraud, che in quei giorni era con lei a Berghof). Intanto le bombe degli Alleati stanno devastando la Germania • «Lo sai, ho sempre detto che non avrei continuato a vivere se ti fosse successo qualcosa. Dall’epoca dei nostri primi incontri, ho promesso a me stessa di seguirti ovunque, anche nella morte. Sai che la mia vita è amarti. Tua, Eva» (Eva Braun rispondendo a una lettera di Hitler che le descriveva l’attentato cui era da poco scampato. Assieme alla lettera Hitler le fece pervenire anche i pantaloni che indossava quando scoppiò la bomba, ridotti a brandelli e ricoperti di sangue) • Eva sa che sta per arrivare la fine. Il 26 ottobre del 1944 redige un testamento: al padre lascia la Mercedes, alla madre metà delle pellicce, tappeti, denaro e il ritratto di Hitler fatto da Knirr. A Ilse la sua casa e la Volkswagen a Gretl, ormai in incinta, lascia tutti i suoi scritti. Divide i gioielli tra le sorelle e amiche • Eva passò il Natale con la famiglia a Monaco, ormai distrutta dai bombardamenti • Il 19 gennaio 1945 Martin Bormann accompagna Eva dal Berghof a Berlino, per raggiungere Hitler. Torna al Berghof dopo il suo compleanno, per tre settimane, per sistemare le sue cose e poi, contravvenendo all’ordine di Hitler, torna a Berlino, per restare con il Führer fino alla fine. Festeggiano lì il suo compleanno. Si trasferiscono poi a fine marzo nel bunker costruito sotto la Cancelleria, che ospita circa 1000 persone • Lì nel bunker Eva e Hitler sognano un futuro, si dicono che dopo la guerra si ritireranno a Lintz, lei vorrebbe recitare in un film sulla sua vita, lui desiderava mostrare la cultura e la civiltà tedesca al mondo • Mentre i russi avanzano su Berlino, Hitler sa che la fine è vicina. Convoca tutti gli ufficiali nascosti nel bunker e li lascia liberi di fuggire. Se ne vanno quasi tutti. Restano nel bunker solo Hitler, Eva, le segretarie di Hitler e i suoi assistenti personali • Hitler consegna ai fedeli che gli sono rimasti accanto delle fialette di cianuro. Non vuole che i russi li trovino vivi, e non vuole che il suo corpo sia esibito, per cui dà ordine di essere cremato dopo la morte • Il 29 aprile, nella sala delle carte geografiche del bunker, Eva e Hitler si sposano, a tarda ora. Walter Wagner, consigliere comunale di Berlino, viene trasportato lì sotto per officiare le nozze. Eva indossa un elegante abito blu con lustrini e scarpe scamosciate nere di Ferragamo. Segue una breve festa a bottiglie di champagne. Hitler ed Eva vanno a dormire verso le cinque del mattino • Il mattino seguente si svegliano più tardi del solito. Alle tre del pomeriggio circa pranzano tutti con Hitler. Poi il Führer convoca tutti. Si vuole congedare. Eva indossa uno degli abiti preferiti del Führer, nero con le rose nella scollatura, i capelli sono puliti e ben pettinati. Dopo aver salutato tutti, si ritirano nella loro stanza. Poi un colpo di pistola. Vengono trovati seduti sul divano: lui si è sparato in bocca, lei ha bevuto il cianuro • «Farà molto male? Ho tanta paura di dover soffrire a lungo» (Eva ad Hitler nei giorni che precedettero il suicidio) • Il bottino di guerra rinvenuto dagli americani nella casa di Eva a Wasserburgerstrasse: 10 sterline, 1000 dollari e 100.000 marchi, l’uniforme strappata e macchiata di sangue indossata da Hitler il giorno del fallito attentato, alcuni gioielli troppo modesti per essere elencati, un orologio d’oro e una spilla di diamanti • Eva non si iscrisse mai al Partito nazista.