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 2010  aprile 25 Domenica calendario

STORIA D’ITALIA IN 150 DATE

10 giugno 1886
Nostro cuore
di tenebra
La frana di una zolfara a Campobbeddu di Licata, nell’Agrigentino, rivela un mondo: fra i centoquarantadue morti si contano decine di bambini denutriti e pallidi con la schiena curva e spelacchiata. Sono i carusi, piccoli schiavi che vengono usati per trasportare lo zolfo lungo le strettissime gallerie. I picconieri li comprano a otto anni nelle campagne, versando ai genitori 150 lire in farina di frumento. Il caruso lavora dalle quattro del mattino alle quattro del pomeriggio, sei giorni la settimana. Il settimo lo passa a deambulare fra i cactus, in cerca d’acqua. Per guadagnare la cifra necessaria a ricomprarsi la libertà non gli basta a volte tutta la giovinezza: sempre che riesca ad arrivarci vivo. La legge vieta il lavoro minorile sotto i dodici anni, però nessuno ci bada e quando Angeleddu, che di anni ne ha nove, viene ucciso a calci nello stomaco dal suo padrone per aver tentato la fuga, il suo caso è archiviato come morte naturale. I primi giornalisti che si avventurano lungo i gradini scivolosi delle miniere sentono dei gemiti ritmati: sono i lamenti dei carusi che salgono verso la luce, incalzati da un picconiere che per farli marciare più in fretta scotta i talloni degli schiavetti con una lucerna. Completamente nudi, lo sguardo reso ebete dalle privazioni, i bimbi trascinano sulle spalle i sacchi pieni di zolfo. Uno di essi, un biondino, si accascia a metà della via crucis: «Sugnu tantu stancu cca nun ci la fazzu cchiù a purtari lu saccu e stai pi jttarlu ’nterra», mormora a un compagno di sventura, mentre le lacrime solcano le guance incavate. Il suo cesto pesa non meno di venti chili. Prova a spingerlo in qualche modo fino alla bocca torrida della galleria. Grondante di sudore, gli esili muscoli contratti sotto quel peso immane, il caruso esce finalmente all’aria aperta, dove è accolto da un vento gelido che lo stronca del tutto. Ad aspettarlo trova una pezzo di pane e cipolla. Quando va bene, un giaciglio duro dentro qualche grotta. Altrimenti si sdraia nudo sotto le stelle. Chissà a cosa pensa, ammesso che ne abbia ancora la forza. Per lui la vita è quella cosa lì. Non ne conosce altre. In fondo il padrone condivide il suo stesso incubo: l’adulto strappa il minerale alla roccia, il bambino lo trasporta in superficie.
Nella seconda metà dell’Ottocento l’industria estrattiva dello zolfo è una delle poche voci in attivo della bilancia commerciale. Ma sono soldi che urlano, anche se nessuno li ascolta. Lo scandalo dei carusi si trascinerà da una commissione d’inchiesta all’altra fino al secondo dopoguerra, quando le miniere siciliane non riusciranno più a reggere la concorrenza di quelle americane e verranno chiuse per sempre.