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 2010  aprile 25 Domenica calendario

IL MONDO IN MOSTRA ALLA CORTE DI SHANGAI

Shanghai si prepara all’apertura della sua gigantesca Esibizione universale: mostrerà al mondo quello di cui è capace, ma soprattutto mostrerà ai cinesi che cos’è il mondo. E un grosso spicchio dell’Expo parla italiano.
Trepidante, ansiosa, nervosa, eccitata: tutta la Cina aspetta in punta di piedi l’inaugurazione ufficiale del grande evento dell’anno: la «shibohui», che si apre a Shanghai il 1° maggio per chiudersi a fine ottobre. I biglietti per il D-Day sono esauriti da tempo: gli organizzatori spiegano di attendersi ben 70 milioni di visitatori nei circa sei mesi di durata dell’evento. Il che significa una folla di circa 400 mila persone al giorno, tra cui praticamente tutti i personaggi più importanti del mondo, capi di Stato e di governo in testa, che hanno promesso di partecipare.
Una vera invasione a cui Shanghai si sta preparando da sei anni, e che giura di sapere gestire. Il successo dell’ultima Olimpiade di Pechino gioca a favore della Cina, ma per Shanghai potrebbe essere diverso. La capitale fu posta quasi in stato d’assedio per il timore di attentati terroristici. Tanti uffici vennero chiusi, il traffico limitato. Del resto, il centro dell’attenzione erano le gare olimpiche, che si potevano seguire anche in televisione.
Per l’Expo è diverso: i visitatori servono e si devono vedere. Devono pagare il biglietto e poter passare da un padiglione all’altro. questo che milioni di cinesi desiderano fare. Per moltissimi di loro, infatti, si tratta della prima occasione per vedere, se pure in modo indiretto, com’è il mondo fuori dalla Cina.
Tanta gente che non può permettersi un viaggio all’estero - anche perché molti Paesi sono restii a concedere visti ai cinesi delle zone più povere - avrà un primo contatto diretto di cos’è l’America, l’Italia, la Francia, la Spagna... Si tratta quindi di un viaggio virtuale importantissimo che non può essere troppo limitato.
Tuttavia, nei giorni scorsi, durante le aperture pilotate dell’esibizione, sono emersi non pochi problemi logistici. I trenini che portano la gente da una parte all’altra dell’Expo ha solo due fermate, lo spazio intermedio è enorme e percorrerlo a piedi non è agevole.
Alcuni visitatori dicono che già con 300 mila persone - quelle ammesse per i preparativi - l’impressione è che i padiglioni siano affollatissimi: cosa accadrà quando il pubblico aumenterà? D’altra parte, ridurre il numero di visitatori rischia di lasciare tanti delusi.
Sul sito ufficiale dell’esposizione si dichiara che gli organizzatori stanno affrontando la situazione, cercando di migliorarla. Così per i prossimi giorni, nel traffico già congestionato di Shanghai, la municipalità ha annunciato che chiuderà alcuni ponti e strade per facilitare le comunicazioni con l’area dell’Expo.
Ma non sarà questa l’insidia su cui inciamperà un evento tanto importante. La grande scrittrice shanghaiese Wang Anyi ha spiegato bene che cos’è lo «shibohui» per la Cina: è l’inseguimento della felicità, è il sogno della fiaba, il «vissero per sempre felici e contenti», un paese dei balocchi dove non si paga pegno, non si diventa ciuchini al tramonto della Luna, ma si può concretamente sperare di raggiungere ogni giorno il futuro che si vede all’Expo.
Per la Cina è un sogno concreto, quello che oltre un miliardo di persone ha covato nell’arco di una generazione, passando dalla fame e l’indigenza al benessere, modesto per molti, straordinario per alcuni.
La felicità del «toccare il cielo con un dito» si scorgeva nei giorni scorsi nel passo incalzante - nonostante i suoi 86 anni - dell’ex presidente Jiang Zemin durante il suo sopralluogo tra i padiglioni. La geografia del sogno cinese per il futuro è riconoscibile dal percorso della sua visita. Jiang si è fermato ovviamente al padiglione americano, costruito grazie all’impegno del Comitato dei 100, un gruppo di influenti imprenditori cino-americani, e a un colpo di reni finale del segretario di Stato, Hillary Clinton. Ma Jiang ha fatto visita anche al padiglione italiano, il vero Belpaese per la Cina, tirato su grazie alla tenacia del commissario Beniamino Quintieri. La Cina è ingorda di Italia, così ha affidato la costruzione del suo padiglione di punta, quello del ministero dell’Ambiente, proprio a una collaborazione con lo stesso dicastero italiano.
L’Expo cinese è una sfida e un’opportunità anche per Milano e per l’Italia, che ospiteranno l’esibizione del 2015. Se a Shanghai verranno il Premier e il presidente della Repubblica, i loro colleghi cinesi saranno a Milano tra cinque anni, altrimenti niente, con tutto quello che significa. Perché fra cinque anni il prodotto interno lordo cinese sarà sicuramente il secondo del mondo, e probabilmente sarà circa due terzi di quello americano.
Da parte cinese è anche una promessa: per Milano vorranno impegnarsi. La misura del loro impegno dipenderà anche da noi.