GIA.GAL., La Stampa 26/4/2010, pagina 13, 26 aprile 2010
ALLARME OTTO PER MILLE (+
scheda) -
L’8 per mille a rischio flop. Oltre ai danni (incalcolabili) provocati all’immagine della Chiesa e ai scossoni inflitti al rapporto fiduciario con le famiglie, l’onda lunga dello scandalo-pedofilia incombe come uno «tsunami» sulle casse dei Sacri Palazzi. Il moto planetario di sdegno per il «clero infedele» insidia il «tesoro» (mai meno di 900 milioni di euro nell’ultimo decennio) raccolto annualmente grazie alle offerte, alle erogazioni liberali e soprattutto, alle firme degli italiani. «I mass media fanno sempre riferimento alle class action, ai risarcimenti alle vittime degli abusi del clero, alle spese legali che dal 2001 ad oggi hanno costretto le diocesi americane a vendere scuole, ospedali, conventi, università, ma in realtà il danno economico maggiore è costituito dal crollo delle donazioni», spiegano negli uffici finanziari della Santa Sede. Ora che lo sconcerto della gente assume ogni giorno dimensioni maggiori ne risultano minacciate anche le quote liberamente destinate dai contribuenti alla Chiesa italiana. Già lo scorso anno l’8 per mille è sceso del 3,8%, 35 milioniin meno, e quest’anno la prospettiva è che i 38 mila italiani sacerdoti beneficiari risentano della bufera-pedofilia al pari dei confratelli tedeschi.
Le donazioni fiscali in Germania sono in caduta libera: secondo gli ultimi sondaggi, un quarto dei cattolici ha deciso di revocare il contributo finora accordato alla propria parrocchia. Il fondato timore della Cei è che «il polverone provocato nel mondo dai casi di pedofilia nel clero si traduca in Italia in una netta diminuzione del numero di contribuenti che destinano parte della propria Irpef alla Chiesa». Insomma, grava come una scure sulla Conferenza episcopale italiana la possibilità che l’otto per mille si trasformi in un referendum: pro o contro la reazione della Chiesa all’emergenza-abusi. «Più si allarga lo scandalo, minore è la predisposizione a sostenere economicamente la Chiesa», riconoscono in Curia. Il rapporto del governo irlandese e le risultanze processuali in decine di Paesi dimostrano che per decenni molte diocesi si sono preoccupate solo di salvare il buon nome e i loro beni mettendo i bastoni tra le ruote alle indagini della giustizia civile, nascondendo prove, coprendo reati, infangando le vittime. L’associazione «Meter», fondata da don Fortunato Di Noto, indica un’ottantina di preti pedofili in Italia, a fronte dei 20 mila nuovi casi all’anno nel resto della società (con un aumento del 10,8% dal 2005). La delusione potrebbe spinge milioni di fedeli a sanzionare finanziariamente la Chiesa.
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Entrate in calo
900 milioni
Dall’8 per mille
Alla Chiesa va il 90 per cento delle preferenze, anche per il meccanismo di assegnazione delle quote non espresse esplicitamente.
17 milioni
Dalle offerte deducibili
Le donazioni dirette sono calate dai 21 milioni del 1999 ai 17 del 2009.
424 milioni
Destinati alle chiese
Quasi metà degli introiti derivati dall’8 per mille vengono spese per le esigenze di culto: di questi 160 milioni sono destinati alle diocesi, 185 milioni all’edilizia.
373 milioni
Agli stipendi dei preti
La seconda voce di spesa più importante è quella degli assegni da destinare ai sacerdoti impegnati in tutto il mondo: se ne occupa l’Istituto centrale per il sostentamento del clero.
85 milioni
Ai Paesi del Terzo mondo
La altre voci di spesa più importanti sono quella destinata agli interventi nelle nazioni più povere del Pianeta (85 milioni) e a iniziativi caritatevoli in Italia (90 milioni).