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 2010  aprile 26 Lunedì calendario

IL TRATTATO DI MAASTRICHT SAR RIVISTO ENTRO L´ANNO UNA TASK FORCE UE-BCE - WASHINGTON

Ci vuole più rigore. E così, di fronte all´entità della crisi greca e alle resistenze tedesche, tra i top official di Eurolandia, si comincia a parlare di una revisione del Trattato di Maastricht e quindi del Patto di stabilità. Entro l´anno, in seno alla Commissione europea, verrà costituita una apposita task- force, formata dagli esperti di ciascun paese, della Ue e della stessa Bce, per studiare come rendere più restrittivi i criteri di rigore che già vincolano tra loro i bilanci dei paesi Ue, ovvero il rapporto di deficit e debito col Pil. L´obiettivo, in ultima analisi, è un surplus per chi è ha un superdebito. Al tempo stesso gli europei intendono dotarsi di un meccanismo di risoluzione delle crisi, oggi inesistente. E per finire vogliono che Eurostat, l´organismo statistico della Ue, sia in grado di poter effettuare «audit» veri e diretti per meglio verificare il quadro contabile dei paesi, così da evitare brutte sorprese come è accaduto nel caso di Atene.
Secondo quel che si apprende, per fare tutto questo occorre appunto riprendere in mano il Trattato di Maastricht del 1992 e quindi il Patto di Stabilità. In quel patto ci sono due parametri che i paesi dell´euro sono chiamati a rispettare. Il primo stabilisce che il rapporto deficit-Pil deve essere del 3%: chi sfora, è colpito da una procedura d´infrazione e deve rientrare.
Il secondo parametro riguarda il rapporto debito-Pil che deve «tendere» - e su quest´espressione ci fu nelle discussioni preparatorie dell´epoca una dura battaglia del ministro Guido Carli - al livello del 60%, con un ritmo adeguato. Ebbene, in questi anni, Eurolandia ha guardato soprattutto al primo dei due parametri, lasciando più in disparte il secondo. Ora che la crisi finanziaria ha fatto dilatare il debito di tutti e che il caso greco costringe i partner a mettere sul piatto un fiume di miliardi, s´è deciso che questa «voce» deve avere in futuro più peso. Già all´ultimo vertice Ecofin di Madrid era filtrato questo messaggio, che per un paese indebitato come l´Italia significa in prospettiva grandi sacrifici. Adesso però, proprio per via della vicenda greca, si vogliono stringere i tempi. Di nuovo ieri la Germania, attraverso il ministro degli esteri Westerwelle, ha fatto sapere che il suo paese «non farà alcun assegno in bianco alla Grecia». E la collega francese Lagarde, che pure pagherà per il salvataggio, ha ribadito che Atene «non ha mantenuto i suoi impegni in seno alla zona euro», presentando «dei conti sbagliati».
Ed ecco il punto: tutelarsi da chi ha i bilanci in disordine e presenta conti fasulli. Naturalmente la task force sa benissimo che non si riduce il moloch del debito con la bacchetta magica e che un´operazione del genere richiede anni di rigore. E dunque, secondo gli orientamenti allo studio, l´idea è di rendere ancora più stringente il primo dei due parametri. Volendo riassumere, il motto del domani suona così: più alto è il debito, più basso deve essere il deficit o addirittura ci deve essere un surplus di bilancio. Sul piano più tecnico, questa colossale operazione di risanamento potrebbe passare attraverso un aggiustamento del bilancio primario, al netto degli interessi e del ciclo: qualche esercizio è già stato fatto dallo studioso dell´Fmi, Carlo Cottarelli ed è finito nella tabellina che il ministro Giulio Tremonti ha mostrato l´altro giorno in tv.
Ma la lezione greca dice anche che, per fare piani di austerity credibili, ci vogliono statistiche sicure, non più basate solo su quello che i governi riferiscono. Di qui il rafforzamento di Eurostat. E poiché se i conti saltano, bisogna salvare chi è in difficoltà, meglio se con le sole forze europee, ecco che Eurolandia punta a dotarsi di un meccanismo di gestione delle crisi, capace di affrontare l´emergenza ma anche di accompagnare il paese in crisi verso la normalità.