Varie, 26 aprile 2010
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Zanardo Lorella
• 16 dicembre 1957 • «“Lei è una missionaria, crede che il mondo si possa cambiare”. La frase, arrogante quanto rivelatrice, viene pronunciata nel corso della trasmissione L’Infedele: l’autore che la urla è Cesare Lanza, la presunta missionaria è Lorella Zanardo, fino a quel momento manager e da allora nota come l’ideatrice de Il corpo delle donne, uno dei documentari più visti, dibattuti e importanti della Rete. Il video (realizzato con Cesare Cantù e Marco Malfi Chindemi) parte da un progetto in apparenza molto semplice: mettere in fila, tutte insieme, le immagini del corpo femminile così come vengono proposte dalla televisione italiana, con ogni pretesto e in tutte le fasce orarie, incluse quelle in cui sono presenti i bambini. Il documentario è diventato un culto: milioni di donne, via Internet, si sono indignate davanti al sedere marchiato della ragazza issata fra i prosciutti col pretesto di un provino, e alla risata sguaiata di Pino Insegno che appare, a commento, nell’angolo in basso. “È quello che la gente vuole”, si giustificano autori, produttori, dirigenti davanti alle donne spogliate, zittite e umiliate in decine di programmi di intrattenimento. Per spiegare che non è così, Lorella Zanardo ha scritto un libro [...] con Feltrinelli [...] stesso titolo del video, Il corpo delle donne [...] il video nasce da una sensazione. È l’ottobre 2007, e Lorella Zanardo decide di visitare, con il figlio undicenne, una mostra sugli anni Settanta. Ma alla Triennale di Milano si inaugura anche una seconda mostra, destinata a celebrare i vent’anni di Striscia la notizia. Madre e figlio si imbattono dunque in una fila sterminata di giovani e adulti, quasi tutti molto “televisivi” (pettorali in vista o tacchi alti). Appare il Gabibbo e la folla impazzisce. Appare “Melissa” e le urla salgono al cielo. Zanardo decide di tentare di decostruire i modelli che quasi nessuno mette in discussione. Gli autori optano dunque per un approccio alla Michael Moore. Gli strumenti teorici, si dicono, esistono. Ci sono i testi di Baudrillard, Debord, Popper. Occorre qualcosa che renda gli spettatori consapevoli non solo dei propri diritti, ma “della possibilità che abbiamo tutti di incidere sulla società in cui viviamo, di contribuire alla costruzione di un mondo nuovo”. Il lavoro preliminare consiste nella visione di decine di programmi per centinaia di ore. Davanti agli occhi degli autori sfilano le riprese porno-soft di Buona domenica, la telecamera di Mezzogiorno in famiglia che fruga fra le gambe di Stefania Orlando mentre si dondola sull’altalena cercando di afferrare con la bocca una fragola appesa a una canna da pesca. C’è Carmen di Pietro ipnotizzata da Teo Mammucari per costringerla a togliersi i vestiti: la scena viene mostrata anche ai suoi figli (che hanno assistito in precedenza ad una sua esibizione in un incontro di wrestling ai limiti del porno-soft). E c’è molto altro. La conduttrice di Domenica in Salute che presenta una ragazza con il seno piccolo sottolineando che il medesimo le ha comunque consentito “di avere un fidanzato”. Il chirurgo plastico che in Celebrity bisturi visita Brigitte Nielsen rilevando che così “grassa” si trova in una “situazione di emergenza”, e la apostrofa: “con un aspetto cosi non avrai mai successo”. Le tre ospiti de I fatti vostri, vincitrici del concorso Miss Chirurgia Estetica, che esibiscono i risultati. Alla donna che si è operata al seno per consolarsi dopo la separazione, il conduttore dice: “Eh, se faceva prima l’intervento magari suo marito non se ne andava”. L’inquadratura ginecologica, alle 19.40, del sedere di Belen Rodriguez che sale le scale, mentre il pubblico spalanca la bocca per lo stupore, o perché così richiede il copione. Gli esempi sono infiniti. Ma quello che gli autori non si aspettavano era che il corpo femminile, già ridotto a puro abbellimento, venisse anche schernito, deriso, sopraffatto. Chi sono gli autori? si chiede Zanardo. E prosegue: “Perché non è possibile, semplicemente, avere delle trasmissioni, come in qualsiasi altro stato dell’Unione europea, dove l’intrattenimento non significa l’umiliazione delle donne?”. Forse le risposte non verranno. Nel libro, però, sono indicati i possibili rimedi: parlare, mostrare, destrutturare le immagini invitando chi guarda - specie i più giovani - a capire. Funziona, come testimoniano i numerosi commenti giunti sul blog della Zanardo [...]» (Loredana Lipperini, “la Repubblica” 26/4/2010).