Lettere a Sergio Romano, Corriere della Sera 25/04/2010, 25 aprile 2010
LETTERE – LA POSIZIONE DI ISRAELE
Caro Romano, subito dopo la fine della guerra dei Sei giorni decidemmo di andare a conoscere Israele, godendo del privilegio di visitare tutte le zone occupate. Certo i posti di blocco furono tanti, ma abbiamo attraversato Israele dal Neghev, al Mar Morto, dal lago di Tiberiade, a Betlemme, Gerico, Nazareth e Gerusalemme. La nostra guida ci disse allora una cosa che ho ritenuto la più affidabile. Secondo lei, gli israeliani si sarebbero sicuramente ritirati da tutte le zone occupate, dopo una reale effettiva pacificazione con i vicini confinanti, con esclusione di due zone che non avrebbero mai ceduto. Una era Gerusalemme, in quanto considerata la propria capitale da 3.000 anni, e l’altra area era identificata con le alture del Golan, per motivi di sicurezza. Ci portò su quelle colline e da lì la guida ci mostrò il mare al di là della stretta fascia israeliana sottostante, dicendoci: «Avrebbero potuto ucciderci tutti, da qui sopra. Quando noi coltivavamo i terreni qui sotto, i siriani ci sparavano da sopra e quindi eravamo costretti a lavorare nei campi con un autoblindo vicino che rispondesse giornalmente al fuoco!». Al di là di quanto parlino i politici internazionali continuo a credere fortemente alle affermazioni di quella guida fatteci nel 1967.
Roberto Pepe robertopepe@tele2.it
Gli avvenimenti delle ultime settimane dimostrano che la posizione israeliana su Gerusalemme non è cambiata. Quella sulle alture del Golan, invece, sembrerebbe un po’ più flessibile.
Sergio Romano