Eva Cantarella, Corriere della Sera 24/04/2010, 24 aprile 2010
EDUCA, LUCINA E FABULINUS GLI DEI AMICI DEI BAMBINI
«Nasce l’uomo a fatica / ed è rischio di morte il nascimento» scrive il poeta. I romani lo sapevano bene quanto era difficile venire al mondo e quanti rischi correvano il neonato e la madre nel momento del parto e nelle vicinanze di questo. La mortalità perinatale era altissima, i primi anni di vita molto pericolosi.
Come aiutare i nuovi nati a superare gli innumerevoli rischi che costellavano la loro fragile esistenza? A chi rivolgersi per garantir loro quel minimo di benessere necessario per sopravvivere (e che ci si augurava avrebbe accompagnato la loro vita futura)? I romani non avevano dubbi: bisognava affidarsi alla divinità. O meglio, alle tante divinità che tutelavano i diversi momenti della vita, a partire’ appunto’ dal momento della nascita.
Oltre che sulla protezione degli dèi più importanti, infatti, i romani contavano sull’assistenza di un numero sorprendente di divinità minori super specializzate, che entravano in azione al momento del parto, quando dalla casa si allontanavano le dee Fluviona (che aveva impedito per mesi il flusso mestruale) e Alemona (da alere, nutrire: quella che aveva alimentato il feto), e a loro si sostituivano la dea Numeries, che accelerava il parto, seguita da Lucina, che portava il bambino alla luce, Vitumnus, grazie al quale cominciava la vita, Vaticanus, che aiutava il neonato a emettere il primo vagito, Fatua che lo incoraggiava a parlare, Fabulinus, che gli insegnava a pronunziare la prima parola. E poi ancora Rumina (da ruma, mammella), la dea che proteggeva l’allattamento, e infine Potina (da potare, bere) ed Educa (da edere, mangiare), che sovraintendevano a queste due funzioni.
Se non potevano usufruire di un’assistenza pubblica, i nostri antenati, quantomeno, potevano contare su divinità assistenziali.
Eva Cantarella