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 2010  aprile 24 Sabato calendario

NEL CAVEAU I QUADRI FANTASMA SFUGGITI AI SOLDATI DI HITLER

Era il 1939, l’ esercito tedesco stava iniziando a muoversi per le campagne dell’ Europa, rumori di guerra e paure in tutto il continente. A Parigi, uno dei maggiori collezionisti e mercanti d’ arte del Ventesimo secolo, Ambroise Vollard, moriva in un incidente d’ auto, a 73 anni. Nella sua galleria d’ arte di Rue Laffitte e nei suoi magazzini, rimanevano seicento opere di artisti straordinari che nella sua carriera aveva aiutato, lanciato, messo in commercio: tele, disegni, stampe, libri. Nelle mani di Erich Slomovic, suo collaboratore e amico, un ebreo di origine croata. Molti dei pezzi d’ arte, Slomovic li spedì alla sua famiglia, in Croazia, ma 140 li mise in una cassetta di sicurezza in una filiale parigina della Société Générale. Queste 140 opere, per decenni fantasma, verranno messe prossimamente all’ asta da Sotheby’ s: sono lavori di Derain, Gauguin, Cézanne, Picasso, Renoir, Matisse che da 70 anni sono praticamente invisibili. Ci si aspetta che le aste, tra Londra e Parigi, realizzino una ventina di milioni di euro: il valore del loro rientro nel mercato sta però nella ritrovata possibilità di vederli e nella storia tragica che sta dietro la loro lunga assenza. A fine anni Trenta, quando la guerra era ormai data come molto probabile, la comunità artistica europea era cosciente dell’ amore di Hitler per la pittura e del suo desiderio di arricchire la Germania con il museo più importante al mondo. E temeva che le invasioni naziste fossero accompagnate dal saccheggio di migliaia di quadri. Paura per nulla infondata: gli archivi americani hanno calcolato che un quinto delle opere d’ arte pittorica europee siano state confiscate dall’ esercito tedesco e, a fine guerra, gli alleati trovarono più di mille depositi adibiti a contenere questo bottino di guerra. In quel clima di timore, Slomovic - in possesso dell’ immensa collezione rimastagli dalla morte dell’ amico Vollard, per di più ebreo - cercò di mettere in salvo il tesoro. E, con una parte di esso, organizzare una grande mostra a Belgrado. Non fece in tempo perché, con la famiglia, fu arrestato dai nazisti, portato in un campo di concentramento, Sajmiste, dove fu messo a morte si suppone nel 1942. Le oltre 400 opere portate in Jugoslavia sono poi finite al Museo nazionale di Belgrado. Le altre 140 sono rimaste nella cassetta di sicurezza parigina, i nazisti non riuscirono a metterci le mani sopra: probabilmente ne avrebbero distrutta gran parte come arte «degenerata». Dopo 40 anni, la cassaforte fu aperta legalmente. Una vendita fu programmata nel 1981 ma fu bloccata da una battaglia per l’ eredità tra gli eredi Vollard e gli eredi Slomovic. I primi sostenevano che il grande mercante avesse affidato la collezione al collaboratore per venderla a suo nome. I secondi dicevano che avesse dato le opere al suo amico per aprire una galleria a Belgrado. Il tutto è stato risolto nel 2006 con gran parte della collezione finita agli eredi Vollard. Il pezzo più importante, Arbres á Collioure del fauvista André Derain, sarà all’ asta nella sede londinese di Sotheby’ s il 22 giugno: ci si attendono offerte superiori ai dieci milioni di euro. Il resto sarà battuto nella sede di Parigi, la città dove ha riposato anche quando la terra tremava sotto il passo degli stivali nazisti.
Danilo Taino