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 2010  aprile 24 Sabato calendario

MODELLO FRANCESE STUDIARE BENE I TANTI DIFETTI PRIMA DI IMITARLO

L’eventualità di trasporre in Italia il sistema istituzionale francese – in tutto o in parte, con correttivi adattabili alla nostra storia’ meriterebbe una riflessione sui limiti del sistema stesso e sui correttivi oggetto di dibattito anche in Francia, essendo comune l’obiettivo di assicurare una migliore governabilità.
Negli ultimi decenni, si osserva che il sistema francese non ha impedito l’interruzione della legislatura e una complicata coabitazione fra presidente ed esecutivo, con evidenti anomalie: un presidente eletto da una maggioranza di sinistra (Mitterrand) costretto a guidare il Paese con un premier e un primo ministro di destra; un presidente di destra (Chirac) costretto alla coabitazione con un governo di sinistra.
La riduzione della legislatura da sette a cinque anni (esperienza cominciata con il secondo mandato di Chirac) ha ridotto anche i rischi di elezioni anticipate e coabitazione, ma ha accentuato un difetto congenito del presidenzialismo: quello della campagna elettorale permanente, essendo il ruolo e la conquista dell’Eliseo il riferimento assoluto della vita politica, sociale, civile. Il presidente, anche se eletto a larga maggioranza, come nel caso di Sarkozy, dispone di un anno emezzo al massimo per mettere davvero in cantiere il proprio programma. Poi deve preparare la rielezione, tenendo conto di risultati (spesso negativi) di elezioni intermedie, di rivali interni e pretendenti al trono, dell’evaporazione del consenso, tanto significativa quanto più l’attuazione del programma si scontra con resistenze corporative, contrappesi istituzionali e sociali, tensioni nella stessa maggioranza parlamentare, come è fisiologico nei sistemi democratici.
L’inversione del calendario elettorale (prima le presidenziali, poi le politiche) ha favorito un assetto politico più omogeneo, essendo quasi automatico il fatto che il consenso del nuovo presidente «trascini» le scelte parlamentari degli elettori. Ma questa omogeneità non ha impedito, come si è visto alle amministrative e alle regionali, una forte e rapida fluttuazione del voto.
Nel tentativo di ovviare ai limiti del sistema, Sarkozy ha compiuto due scelte importanti, una politica e una istituzionale: ha cooptato nella squadra di governo personalità della sinistra e ha rafforzato i poteri di controllo dell’Assemblea. Ma la scelta politica non ha pagato in termini di consenso, provocando al contrario disagio nella propria maggioranza, mentre la scelta istituzionale non sembra aver arginato poteri discrezionali ed oggettivi dell’Eliseo, che in Francia molti considerano eccessivi.
Il presidenzialismo francese lascia inoltre irrisolti figura e ruolo del primo ministro: parafulmine quando le cose vanno male, «segretario di Stato» all’ombra dell’Eliseo e notaio esecutore delle direttive presidenziali, rivale in caso di coabitazione, rivale malcelato quando punta a prendere il posto del presidente.
Nella situazione attuale, Sarkozy, per eccesso di presenzialismo, si è trasformato in capo della propria maggioranza e «direttore» dell’esecutivo, con la variante che alcuni alti funzionari dell’Eliseo sono più importanti dei ministri. Di conseguenza, il funzionamento della coppia Sarkozy-Fillon è da manuale, soprattutto quando i sondaggi dicono che i francesi preferiscono il primo ministro al presidente.
Uno sguardo infine meriterebbe anche il sistema elettorale a doppio turno. vero che favorisce maggioranze più omogenee, ma è anche vero che le «triangolazioni», cioè la partecipazione al secondo turno del terzo incomodo (il candidato che ha superato la soglia di sbarramento) favorisce un risultato politico che non sempre corrisponde alla reale geografia elettorale. Nello specifico, l’incompatibilità ideologica e quindi l’impossibilità per l’Ump (il centrodestra di Sarkozy) di allearsi con il Fronte Nazionale di Jean-Marie Le Pen (presente in molte triangolazioni alle ultime regionali) ha facilitato la vittoria del partito socialista, che invece aveva importanti riserve di voti nelle frange di sinistra e nell’alleanza con i verdi.
Maurizio Nava