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 2010  aprile 24 Sabato calendario

DIVORZIO PATO

Giovani, belli, felici. Sembrava la storia perfetta, senza corollari da rotocalchi rosa a minarne le robuste fondamenta. Alexandre Pato e Sthefany Brito, il calciatore e l’attrice, insieme per la vita. Fin da giovanissimi, a suggellare il grande amore. A ogni gol, una dedica: quel cuore disegnato con le dita e idealmente lanciato verso la tribuna, un gesto che ha fatto scuola e trovato frequenti imitatori. Nove mesi dopo, il cuore s’è spezzato in due, una metà lontana dall’altra. E la splendida favola - moderna trasposizione nella realtà dei fidanzatini di Peynet - è finita. Lui ha fatto le valigie, se n’è andato a vivere in hotel. Lei, assistita dalla madre, le sta facendo, pronta a volare in Brasile, dove riannodare il filo della sua carriera. Seguirà il resto, divorzio compreso. Senza riflettori né rivendicazioni: l’accordo prematriomoniale mette il milanista al riparo da eventuali salassi. Era cominciata presto, forse troppo. I primi contatti, via e-mail, col fratello di lei a far da tramite. Poi, le presentazioni, l’amore che sboccia, e tutto il resto. Fino allo scorso luglio, il mese delle nozze, in quel di Rio, una cerimonia sfarzosa ma non troppo, roba da 500mila euro, e un testimone di eccezione: il presidente brasiliano Lula. Nove mesi dopo, tutto è finito. Come a chiudere il cerchio dell’infelicità dell’annus horribilis del Papero.
Così è la vita, a volte. Successi e amore viaggiano in parallelo. Il talento era esploso, l’amore sbocciato. Al debutto, il primo gol in A: gioia condivisa con i compagni, cuoricino disegnato con le dita ed esibito verso la tribuna. La curiosità della gente è presto soddisfatta: sugli spalti c’era lei, Sthefany Brito, la ragazza che aveva rapito il suo cuore. Presenze che si susseguono, gol che fioccano, chiamata per la Seleçao che non tarda. E l’unione che si rafforza. Come vivere un sogno, tra calcio e sentimenti. Ora, tutto capovolto. La parabola che s’impennava ha preso a scendere, i guai in campo hanno calamitato i problemi fuori. Un anno da dimenticare, una stagione disgraziata. Rari picchi, tra Madrid e poco altri. Tanti infortuni, uno dietro l’altro. A dicembre, il primo crack: muscolo stirato, derby saltato, un po’ di settimane di stop. Il tempo di rientrare, poi ancora lacrime di dolore a strozzare in gola urla di gioia: un gol all’Atalanta, poi la fuga verso l’area avversaria bloccata da una fitta alla coscia. Ancora fermo ai box. Nuovo ritorno in campo, forse frettoloso, ed ennesima ricaduta: a San Siro, contro il Napoli, dopo pochi minuti di gioco. Il Milan per un po’ insegue un sogno, Pato se ne sta a guardare. E pare sia lì il punto di rottura, anche in famiglia. Chi conosce la storia parla di scappatelle fin troppo frequenti, anche lontano da Milano (spesso a Parigi), in compagnia di Ronaldinho, che in barba al giuramento del tavolino certe abitudini non le ha mai perse. E pure di altri eccessi, roba innocua, da ragazzi, ma non il massimo per una giovane moglie: internet come fedele compagno, per ore e ore, a scapito del rapporto com Sthefany. Che è finito in mille pezzi, una rottura insanabile. Mentre pure il legame col Milan sembra a rischio: Ancelotti gli fa la corte, ancorché Galliani smentisca. proprio strano essere ventenni di successo a Milano.