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 2010  aprile 24 Sabato calendario

IL NODO IL COLLO CHE FA IL POLITICO

Serpeverde, Tassorosso e Grifondoro: nel secondo dibattito televisivo per le politiche in Gran Bretagna si è infilato un bel po’di Harry Potter. Cameron, Brown e Clegg nei loro vestiti scuri un po’ cimiteriali, e per ciascuno una cravatta di colore segnaletico: viola per il Tory, rossa per il Labour e gialla (portafortuna, pare: gli aveva detto benissimo al debutto catodico) per l’outsider dei Libdem.
Una citazione più o meno inconscia delle uniformi scolastiche inglesi, ma soprattutto un modo per ribadire che «sono diverso da questi altri due e lo proclamo pure da come mi vesto». Gli esperti di psicologia cromatica, per esempio il coach della Blessyou Gianluca Fiscato, vi direbbero che Gordon Brown con quel rosso ha voluto sottolineare la propria capacità di leadership, che il blu violaceo di Cameron emana un tono di aristocratico distacco e che il giallo di Clegg contiene una volontà di mediazione e di capacità nello stabilire relazioni fra le parti. Ci sarebbe poi la questione della cravatta rosa di Fini, nel momento supremo dello strappo da Silvio (lui in Marinella a pallini, ça va sans dire): ridicolmente «giovanilistica» secondo il «Giornale», o anche «lingua di giraffa», e «spaventosa», nella metafora barocca di Filippo Ceccarelli su «Repubblica».
«Sa invece a me che cosa ha fatto venire in mente, quel fettuccione color confetto?», propone Barbara Vitti, storica curatrice d’immagine ed esperta di costume. «Un bavaglione. Un gran bavaglione rosa». Non il massimo per chi voglia esprimere autorevolezza. «Già, ma quella è una scelta particolarmente delicata. Quando, nel 2004, arrivò da me Filippo Penati, bisognoso di consigli in fatto di look, gli dissi che mi pareva Buffalo Bill con al collo una frittata di spinaci». Debitamente rimpannucciato dalla signora Vitti, quella volta lì Penati ce la fece e diventò presidente della Provincia di Milano. Fini, a quanto pare, si muove da sé. O con il consiglio di Elisabetta Tulliani, visto che le sfumature pastello sono comparse nel suo guardaroba contemporaneamente alla nuova compagna.
Secondo Mao Zedong il potere nasce dalla canna del fucile. Metafora fallica per metafora fallica, se invece nascesse dalla seta della cravatta? Per Claudio Velardi, spin doctor di Renata Polverini alle ultime Regionali, «queste del look dei politici sono sciocchezze buone, se mi si passa il gioco di parole, soltanto per far del colore. Lei della scena dell’altro giorno si ricorda la nuance della cravatta di Fini oppure la gestualità drammatica, quel dito puntato, quella mano che significava ”mi cacci”? Ne hanno dette tante anche sul rosso e sul giallo della Polverini... Tutte fregnacce».
Eppure su una questione di regimental blu e argento perfettamente identiche, quelle del segretario statunitense al Tesoro Timothy Geithner e del governatore della Federal Reserve Ben Bernanke, portate per di più nella stessa occasione, alla fine di marzo durante un’audizione del Comitato per i servizi finanziari, i blog hanno lambiccato per giorni. Saltò fuori che, probabilmente, arrivavano da una vendita speciale on-line di Brooks Brothers, ne compravi una a 75 dollari e la seconda ti costava il 30% in meno. Ne ha approfittato anche il presidente Obama, a quanto pare.
Cinzia Felicetti, autrice per Sperling e Kupfer del libro «Più bella con i tuoi colori», va spiegando nei suoi master universitari che «la cravatta è un accessorio fondamentale, proprio perché è l’unica chance offerta all’uomo autorevole e assertivo di contrastare l’uniformità dei colori cosiddetti ”corporate”, da grande azienda. Cioè il blu e il grigio antracite, i soli concessi in certe situazioni formali. I maschi non possono variare il menu con un gioiello vivace o con il make-up. E questo comporta dei rischi». Vale a dire? «Gli uomini spezzano troppo, danno fuori di matto. Nel ravvivamento degli eccipienti, come diciamo in gergo, va a finire che strafanno. allora che si verificano gli ossimori sartoriali: il vestito ipertradizionale e poi una cravatta vistosa, dalle fantasie enormi, dalla tinta sbagliata. lì che saltano fuori i salmoni con troppi omega 3».
La regola da non dimenticare mai, secondo Felicetti, è «intanto, quella dell’impronta del dito: l’unità di misura massima per il motivo di una fantasia. E poi ricordarsi che una cravatta-semaforo è come il seno nudo di una velina, ti colpisce al momento ma lascia il tempo che trova. Una scorciatoia di cattivo gusto e nulla più».