Michele Serra, la Repubblica 24/04/2010, 24 aprile 2010
CORSIVI
Il caso Balotelli sta prendendo una rischiosa piega psico-sociologica che ha il demerito di mettere in secondo e terzo piano la nuda evidenza dei fatti. Sul ragazzo aleggia una fama da maudit, da ribelle anticonformista, che assomiglia sinistramente alla mitologia d´accatto già costruita attorno al paparazzo Corona (non per caso si dice che i due si frequentino). Più che legittimo almanaccare sul contesto, e anche divertirsi a costruire icone buone per qualche corsivetto ribaldo e ovviamente anti-buonista (è molto di moda). A patto che i fatti non divengano una variante trascurabile, o un puro disturbo. E i fatti sono questi: Balotelli è entrato in campo per rimpiazzare un compagno che si era spolmonato e sgarrettato fino allo stremo, così come l´intera squadra, e si è messo a trottignare in mezzo al campo come se la partita non lo riguardasse, e come se la fatica straordinaria dei compagni non meritasse rispetto. Lo stadio si è infurentito con lui. Il resto è solo ciancia accademica. Se io – mettiamo – entro in un ristorante, maltratto il cameriere, rovescio la minestra e me ne vado senza pagare il conto, si potrà anche discutere sui miei traumi infantili e le mie difficoltà psicologiche, ma solo dopo avermi costretto a scusarmi con il cameriere e pagare il conto. Altrimenti: meriti e demeriti, responsabilità e irresponsabilità a che servono? E a chi servono?