Terry Marocco, Panorama 29/04/2010, 29 aprile 2010
LA PRIMAVERA DI PICASSO
Quando Pablo Picasso cambiava donna, cambiava anche il suo stile di vita: «Nuova casa, nuovi amici, animali. E nuovo stile pittorico» racconta a Panorama John Richardson, il suo biografo, mentre torna dalla cena di gala per l’inaugurazione della mostra più importante della season new-yorkese: Picasso in the Metropolitan Museum of Art (dal 27 aprile al 1° agosto). E parla di un’esposizione «bellissima, che afferma il suo genio e fa conoscere per la prima volta una grande collezione museale». Trecento lavori, fra cui 34 dipinti, 58 disegni, ceramiche, sculture e, per la prima volta, strepitosi disegni e opere su carta, delicatissimi e rari da vedere.
Capolavori assoluti del periodo blu come l’Arlecchino seduto, il ritratto del celebre mercante d’arte Ambroise Vollard e alcuni lavori nascosti per anni nei magazzini del museo come l’erotico La Douleur, dove una donna dai lunghi capelli si china su un giovanissimo Picasso. la mostra più importante dell’estate newyorkese, una vetrina che il Met ha scippato con classe al Moma, da sempre detentore dei grandi lavori del maestro, come Les Demoiselles d’Avignon.
Un anno di preparazione, 15 persone dello staff del museo (in testa il curatore Gary Tinterow) hanno ristudiato ogni opera usando le più nuove tecnologie, dai raggi X agli infrarossi, per raccontare la storia dei dipinti. E così sotto La Coiffure sono stati trovati altri lavori. L’attore, il quadro del periodo rosa stimato oltre 100 milioni di dollari, sul quale rovinò una visitatrice lo scorso gennaio, dopo il restauro ha rivelato un segreto: era stato dipinto sul retro di una tela di un paesaggio simbolista di un altro artista. Per risparmiare.
Una vera celebration: dall’autoritratto Yo del 1900, estrema affermazione di sé dove l’artista appare diciannovenne, al Nudo con moschettiere seduto dipinto a 87 anni, nel 1968. Arlecchini inquietanti, come nell’enigmatico At the Lapin Agile, dove è l’artista a travestirsi, teste di donne, ritratti di Dora Maar, che «con Marie-Thérèse e Jacqueline sono state le tre donne più importanti della sua vita» secondo Richardson. E poi bagnanti e fauni tra le stelle che raccontano il cammino e i cambiamenti dell’uomo che riuscì a essere Zelig: cubista, postcubista, surrealista, neoclassico, astratto.
Gran cannibale dell’arte, come lo ha definito il critico Achille Bonito Oliva: «Ha anticipato New dada e Pop art, Nouveau realisme, Arte povera, Transavanguardia».
Fra i capolavori ci sarà anche il ritratto di Gertrude Stein, il primo Picasso donato al Met, nel 1946, dalla sua mecenate e grande collezionista, la scrittrice americana lesbica, che per anni a Parigi con il fratello Leo dominò la scena dell’arte. «Puoi essere un museo o puoi essere moderno, ma non puoi essere entrambe le cose» affermò Stein, e il quadro del 1906 andò al Metropolitan e non al Moma.
Dopo di lei si aggiunsero altri celebri collezionisti e la mostra di oggi è anche la testimonianza di quella borghesia illuminata e ricca, un’affermazione della potenza e della lungimiranza del collezionismo americano.
Senza Stein, Picasso non avrebbe mai varcato l’oceano. Senza Alfred Stieglitz, il fotografo e proprietario della galleria 291 che allestì la prima mostra di Picasso negli Stati Uniti, nel 1911, non si sarebbe mai visto il nudo a carboncino, «una delle cose più belle che l’artista abbia mai realizzato» secondo lo stesso Stieglitz, che lo comprò per sé.
Lo sottolinea anche Tinterow: «Nel 1914 e nei 5 anni seguenti, con la Francia e la Germania in guerra, era New York e non più Parigi il luogo dove andare a vedere i nuovi Picasso». Mai come in questo momento ammirato e osannato, Picasso sta vivendo una nuova primavera: « come se fosse un giovane artista in ascesa, ha la stessa freschezza di un artista vivente» dice Richardson.
Picasso dilaga. All’appuntamento annuale più importante con le aste, quello di maggio a New York, Christie’s si aspetta di battere ogni record di quotazione con un sensuale ritratto di Marie Thérèse Walter, l’amante diciassettenne da cui ebbe la figlia Maya. Spiega Giovanna Bertazzoni, direttrice del dipartimento impressionisti e arte moderna per Christie’s, a Londra: « un brand forte, ricercato dagli acquirenti cinesi, russi e mediorientali. Uomini con grandi disponibilità che vogliono circondarsi di cose belle».
Anche alla Tate Liverpool, nel Regno Unito, Picasso sarà in mostra, con 150 lavori che testimoniano il suo impegno politico (Peace and freedom, dal 21 maggio al 30 agosto). E a Londra Larry Gagosian, nella sua galleria di Britannia street, esporrà i lavori degli anni vissuti nel sud della Francia, dal 1945 al ”61, (The Mediterranean Years dal 4 giugno al 28 agosto). « un periodo caratterizzato da grande sperimentalità e giocosità. Dopo gli anni bui della guerra Picasso ritrova un’incredibile felicità creativa» spiega Valentina Castellani, responsabile di tutti i progetti dell’artista per la galleria.
Richardson ha curato questa mostra avendo vissuto quegli anni insieme con l’artista. «Lo incontrai dopo che Françoise Gilot lo aveva lasciato e mentre iniziava la sua storia con Jacqueline, la donna che gli resterà accanto fino alla morte».
Secondo il biografo, aveva vissuto con Françoise e i loro due figli Claude e Paloma la vita di un buon comunista, «o almeno quello che lui pensava dovesse essere, abitando in una piccola e brutta casa. Con Jacqueline naturalmente, come faceva sempre, tutto cambiò. Comprò La Californiè, una splendida villa fin de siècle, e iniziò un periodo felice». Cene, danze gitane, toreri, artisti e la presenza costante del drammaturgo Jean Cocteau. «Una vita bohémien, non lussuosa, dove ai suoi artigiani si mischiavano intellettuali e altri artisti. Picasso fu felice in quel periodo, amava Jacqueline. Amava le donne che gli erano devote, sottomesse, che vivevano in sua funzione. E Jacqueline seppe immolarsi sull’altare dell’artista».
Anche lei si suicidò, come già aveva fatto Marie-Thérèse. L’unica capace di lasciarlo, stufa dei suoi tradimenti, fu Françoise Gilot, che a Richardson ha puntualizzato: «Non sono una donna che si sottomette».
Ma alla cena all’inaugurazione della mostra del Metropolitan, il 17 aprile, c’era lei, con il figlio Claude, felici che le luci splendessero ancora sull’uomo che non era riuscita a piegarla.