Giancarlo Padovan, il Fatto Quotidiano 23/2/2010;, 23 febbraio 2010
BALOTELLI INCORONATO
Chi sono i cattivi maestri di Mario, nato a Palermo il 12 agosto del 1990 dalla famiglia Barwuah, affidato alla famiglia Balotelli all’età di due anni, prima approdato al calcio professionistico nei bresciani del Lumezzane (serie C1) e infine esploso, in tutti i sensi, fino alla profanazione della maglia, all’Inter dal volto urbano di Massimo M o ra t t i ? José Mourinho è (o era) convinto che il primo cattivo maestro si annidasse proprio nella famiglia Balotelli. E, però, non fosse certo riconducibile ai due mitissimi mamma e papà che hanno cresciuto Mario con lo stesso affetto e le stesse attenzioni riservati agli altri tre. Il punto di riferimento non proprio ideale, almeno secondo il tecnico portoghese, sarebbe stato, invece, il fratello Corrado, assai protettivo nei confronti di Mario ed esclusivo nei rapporti con il mondo intero. Sembrava che il braccio di ferro con Corrado, iniziato quasi nel momento in cui l’allenatore è approdato all’Inter, fosse destinato a durare a lungo. Sembrava pure che risiedesse in qualcosa di personale tra Mourinho e il familiare. Da mesi non mancavano punzecchiature, minacce, risposte e messaggi cifrati. Era tutto chiaro: sia cosa si intendesse dire, sia a chi fosse diretto, in un carosello di entrate e uscite qualche volta divertente, il più delle volte stucchevole. Quando all’improvviso, un paio di mesi fa, sulla scena ha fatto irruzione l’agente Mino Raiola, storico procuratore di Pavel Nedved e degli ex interisti Zlatan Ibrahimovic e Maxwell, è venuto spontaneo domandarsi se il nuovo cattivo maestro fosse, per l’Inter, peggiore del precedente. Raiola, infatti, è uno che non cura il mal di pancia ai calciatori (un puerile modo di dire per indicarne l’insoddisfazione con compagni, staff e società ), ma casomai glielo fa venire, ingolosendoli per approdare in altri lidi. In questo, Raiola non soddisfa solo gli appetiti altrui, ma (legittimamente) anche i propri: più club cambi, più contratti firmi e più onerosi sono, più guadagno io, procuratore e tua guida. Se il ricorso a Raiola è stata un’idea del fratello Corrado, gli va riconosciuta un’abilità strategica non comune. Qual era il modo migliore per rispondere alle accuse di Mourinho sulla ”cattiva gestione” di Mario? Quella di assumere il più duro antagonista di Moratti nell’ultimo anno, quello che non ha paura di dire e disdire, abile nel traghettare notizie vere o solo presunte, svelto nel contropiede dialettico, ambiguo e sofista insieme, cioè rozzo e raffinato. Da Corrado (ammesso che si sia defilato davvero) a Mino, i comportamenti di Balotelli, dentro e fuori dal campo, davanti alla tv o ai giornalisti, non sono cambiati. Anzi, come in un crescendo concertato, sono diventati più frequenti, più vistosi, non più tollerabili. Tutto, o molto, in contrasto con la possibilità di risaldare il rapporto con l’Inter, ma casomai a rafforzare l’ipotesi di trasferirsi al Milan, come indicavano le presenze allo stadio quando giocavano i rossoneri, la maglia dei rivali indossata per quelli di ”Str iscia la notizia” (ma era un fuorionda e, in quella circostanza, è probabile che Mario sia stato solo ingenuo), fino alla lunga esclusione (un mese) dovuta ai pessimi rapporti anche con i compagni di spogliatoio. In mezzo le scuse (soaplo formali) per ottenere di essere riammesso in rosa (quelle sì pilotate da Raiola) un paio di incoraggianti esibizioni e poi, di nuovo, il colpo di teatro alla fine di Inter-Barcellona, troppo clamoroso per essere trascurato perfino da Moratti e dalla sua placida socomprensione borghese. Non sarebbero un caso nemmeno i contatti ravvicinati, e documentati, tra Balotelli e Fabrizio Corona, l’ultimo precettore uscito allo scoperto. Se Corona sia un mezzo o il fine di Mario (e di chi lo guida), poco importa. Importa il messaggio: i due hanno qualcosa in comune e lo vogliono far sapere. Ora, per me, non è nemmeno casuale che Corona sia (o sia stato, secondo le ultime rivelazioni), il fidanzato di Belèn Rodriguez, argentina e attuale icona mediatica della Tim, lo sponsor del calcio italiano e di ciò che la Lega Calcio organizza. Belèn, le cui doti di attrice appaiono di molto inferiori a quelle di sex symbol, secondo un’iconografia classica che abbina il calcio alle donne formose e provocanti, rappresenta il prototipo della compagna, anche occasionale, dei calciatori. O di chi sogna di diventarlo, o di chi sogna di esserlo al posto loro. E’ altamente probabile che Mario e Fabrizio pratichino la stessa koinè, dunque parlino lo stesso linguaggio, e abbiano molti punti in comune all’interno di quella che, in senso molto lato, viene identificata come cultura o sotto cultura. Corona, cui Mario si accompagna se non altro per riempire le sere con ragazze che siano modelle, ma non necessariamente donne, usa un linguaggio che serve a comprendere il suo modello di vita e di relazione con gli altri, specie se altre. Nell’ultima intervista a ”Pa n o ra m a ”, in cui spiega la recente rottura con Belèn, Corona spiega: ”E’ l’unica donna che è riuscita a cambiarmi, non l’ho mai tradita. Nina, invece sì, con tutte”. Nina sarebbe la sua ex moglie e di cognome fa Moric. Che cosa c’entra, dunque, Mario Balotelli con Corona? Temo (e ripeto temo) più di quanto possa apparire. Sempre ammesso che non sia un’altra trovata di chi lo protegge, Mario ha una relazione con una ragazza greca, ovviamente modella. Che l’abbia conosciuta per caso, con Corona, con altri, non ha quasi nessuna importanza, in fondo sono fatti suoi. Il punto è un altro: Balotelli non cresce perché non sa più (o ancora) chi sia. Se il personaggio che vogliono gli altri (i maestri e i presunti amici) o un ragazzo neanche ventenne travolto dall’insopprimibile fretta di esistere.