Roberto Galullo, Il Sole-24 Ore 22/4/2010;, 22 aprile 2010
ITALIA, UN PAESE IN BILICO: A RISCHIO 7 COMUNI SU 10
La frana nell’isola pontina di Ventotene che ha ingoiato due vite è solo l’ultima di un lungo elenco. Negli ultimi 50 anni le frane in Italia sono state 470, quasi 10 all’anno.
La gran parte è conseguenza del grave dissesto idrogeologico iniziato con il boom edilizio degli anni Settanta. La disattenzione (nel migliore dei casi) delle pubbliche amministrazioni e le politiche di governo del territorio hanno fatto il resto. Oggi il rischio frane e alluvioni interessa il 70% dei comuni, ben 5.581. Calabria, Umbria e Valle d’Aosta vivono in uno stato di perenne minaccia, mentre le situazioni migliori sono in Sardegna, Puglia, Veneto e Trentino-Alto Adige. «L’80% delle case – spiega Antonio Pergolizzi di Legambiente – è costruita su aree a rischio idrogeologico. Nel 28% dei casi sono presenti interi quartieri e nel 54% fabbricati e insediamenti industriali». La mappa del rischio non finisce qui. «Nel 20% dei comuni sottoposti al nostro campione d’indagine in aree classificate a rischio idrogeologico – prosegue infatti Pergolizzi che come ogni anno lavora al Rapporto Ecomafia che quest’anno sarà presentato il 4 giugno – sono presenti strutture sensibili, come ospedali o strutture ricettive turistiche e nel 36% dei comuni non viene ancora realizzata una manutenzione ordinaria delle sponde».
Quello che appare paradossale è che la scienza e la tecnologia rendono possibile il monitoraggio continuo e costante del territorio. La pianificazione è un miraggio e la cosa più semplice, spesso, è inseguire l’emergenza. «Con la cartografia disponibile oggi – racconta Domenico Calcaterra, consigliere dell’Ordine campano dei geologi e docente di Geologia applicata all’Università Federico II – si conoscono benissimo le zone a rischio. Non è possibile dire quando, ma la localizzazione delle frane e la propensione di un territorio a franare sono cosa nota. Purtroppo in Italia si verificheranno altre emergenze perché non esiste una cultura della prevenzione delle criticità territoriali e dei rischi ambientali».
In Campania la situazione è particolarmente delicata. A rischio frana e alluvione è l’84% dei comuni . «Nella regione – dice Francesco Russo, presidente dell’Ordine regionale dei geologi – il 17% del territorio è a rischio; in Italia la media è del 12%. Negli ultimi 12 anni questi eventi si sono moltiplicati. Ci siamo anche battuti per un monitoraggio del territorio, si può fare attraverso dei presìdi, che hanno avuto successo come nel caso di Sarno, ma che finita l’emergenza vengono smantellati ».«Più in generale ”spiega Domenico Calcaterra – tutta la Campania ha un numero di fenomeni franosi significativo, circa 20mila, una percentuale che la mette in una posizione alta tra le regioni. Il numero è indicativo ma ancora più significative sono le parti del territorio minacciate. Ci sono vaste zone densamente abitate e urbanizzate che sono a rischio frane. Non dimentichiamo gli episodi del maggio del 1998 a Sarno che sono stati i più tragici».
La goccia che fa traboccare il vaso in Campania (ma il ragionamento vale ovunque) ha quasi sempre un solo nome: sacco edilizio. I dati lo confermano. Il 50% del contenzioso davanti al Tar della Campania riguarda edilizia e urbanistica, prevalentemente l’abusivismo. Sette delle otto sezioni del Tribunale sono impegnate nella definizione di queste pratiche. A dirlo è la relazione del presidente Antonio Guida nel corso dell’inaugurazione dell’ultimo anno giudiziario della giustizia amministrativa. Intanto, dopo la tragedia di Ventotene, la Regione Lazio ha deciso di istituire una task force dedicata al rischio idrogeologico.