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 2010  aprile 19 Lunedì calendario

LA POLITICA NON D CREDITO

Nell’ agosto 2007, a poche settimane dall’ inizio della crisi, la prima istituzione al mondo a diventare insolvente e a dover essere salvata non fu una banca americana, ma la Landesbank della Sassonia, una cassa controllata da amministratori pubblici di questa regione della Repubblica Federale Tedesca. Da allora le banche pubbliche tedesche si sono rivelate fra le più esposte ai titoli «tossici» americani e sono state salvate dallo Stato, una dopo l’ altra. Perché quelle banche avessero acquistato mutui immobiliari in luoghi esotici come Florida o Nevada, sembrò incomprensibile. Poi si capì: i politici locali chiedevano alle loro banche di aiutare le aziende della regione, spesso erogando credito a condizioni non di mercato. A fine anno, però, essi pretendevano, in quanto azionisti, ricchi dividendi. Per i dirigenti della banca venir meno a queste richieste significava mettere in forse il proprio incarico. L’ unica via d’ uscita era compensare le perdite sui prestiti cercando di guadagnare con la finanza, e le banche lo fecero acquistando titoli ad alto rendimento, senza preoccuparsi dei rischi. Questi incentivi perversi hanno fatto sì che le Landesbanken diventassero, e siano ancor oggi, le più rischiose d’ Europa. In alcuni casi la ricerca di rendimenti particolarmente elevati ha portato ad operazioni singolari, come la decisione della Landesbank della Baviera di acquistare Hypo Alp Adria, una banca austriaca che il giorno dopo l’ acquisto si rivelò un buco nero. Hypo dovette essere salvata dalle autorità di Vienna e l’ improvvido acquisto aprì una voragine nel bilancio della Landesbank bavarese. Se le banche italiane sono uscite indenni dalla crisi è anche perché le Fondazioni che le controllano hanno nominato amministratori delegati indipendenti e non hanno cercato di influire sulle loro scelte creditizie. Avendo vinto le elezioni, Bossi vuole contare di più nelle fondazioni bancarie del Nord: richiesta legittima perché le fondazioni sono espressione delle amministrazioni locali dove il peso della Lega è cresciuto. Ma prima di cambiare rotta sul rapporto fra fondazioni e banche, Bossi dovrebbe riflettere sul disastro bancario tedesco. E dovrebbe riflettere anche il sindaco Pd di Torino, Chiamparino, che si considera azionista di riferimento di Intesa-Sanpaolo. Per ottenere rendimenti stabili e il più possibile elevati, in modo da investire sul territorio, le fondazioni dovrebbero diversificare il loro patrimonio. Concentrarlo nel possesso di una singola banca è una pura follia, e ancora più folle sarebbe se la Lega o altri azionisti di nomina politica cercassero di influire sulle scelte dei «loro» banchieri ponendo a rischio i bilanci. Se davvero l’ obiettivo di Bossi è far sì che le banche finanzino le imprese, e che le fondazioni investano in strutture sociali, egli dovrebbe ordinare loro di vendere i pacchetti di controllo delle banche e diversificare il proprio portafoglio. Seguire l’ esempio delle Landesbanken significa ritrovarsi con banche deboli e fondazioni prive di risorse, quindi con poco credito alle imprese e pochi investimenti sociali.
Francesco Giavazzi