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 2010  aprile 19 Lunedì calendario

BORSE, TRA GOLDMAN E TASSI IN ARRIVO UN ALTRO CRAC? - I

mercati dovevano crollare, e con un grande botto, giovedì scorso, 15 aprile. Lo avevano sostenuto (e con fermissima convinzione) alcuni esperti americani sulla base di un ragionamento molto semplice: i listini hanno già corso come disperati, il 15 aprile negli Stati Uniti si pagano le tasse, la gente ha bisogno di soldi e allora venderà tutto per andare a sistemare i conti con il fisco. Ma il grande crollo non c’è stato, giovedì 15 aprile.La vittima più illustre dell’uragano che ha travolto la Goldman Sachs si chiama John Paulson, omonimo ma non parente dell’ex ministro del Tesoro, il gestore di un hedge fund collegato con la banca che ha guadagnato un miliardo di dollari secco "shorting", come dicono gli americani, cioè scommettendo al ribasso su una serie di emissioni di Cdo, i famigerati titoli derivati dai mutui subprime. La scure della Sec si è abbattuta su di lui, e con essa su un simbolo: l’America non perdona il gigantesco imbroglio che ha provocato la crisi.
Gli stracci hanno cominciato a volare il giorno dopo, venerdì 16, e i listini a crollare, a causa della banca d`affari Goldman Sachs accusata di frode dalla Sec, l`organismo di controllo delle Borse americane, questa volta un p& più sveglia del solito.
Ovviamente, la caduta della quotazione di Goldman si è trascinata dietro quella di altre banche, con ripercussioni sensibili sugli indici generali un po` di tutte le Borse.
E sui mercati si è tornati a respirare la paura di due anni fa, quando poi venne giù ogni cosa in un colpo solo. Nel momento in cui tutto questo accade è difficile valutare la portata di quello che sta accadendo. Anche se la sensazione è che ci si trovi di fronte a comportamenti scorretti di una o più banche, ma a niente di più grave.
E anche se, in ogni caso, le autorità (dalla Fed in giù) ormai sanno come affrontare situazioni del genere.
Può essere curioso ricordare, a questo punto, che la Grande Crisi era cominciata di fatto con il crack della LehmanBrothers (inspiegabile ancora oggi). E quel crack fu la conseguenza logica, inevitabile, della decisione di non intervenire e di non salvare la Lehman. A prendere quella decisione fu l`allora ministro del Tesoro, Paulson, ex capo proprio di Goldman Sachs.
E oggi il fondo hedge della Goldman accusato dalla Sec di aver fatto pasticci con titoli subprime è guidato da un altro Paulson, un omonimo. Ma quello che conta è che al centro di questa vicenda c`è sempre la Goldman, la banca più chic e più "nobile" nel giro dei grandi istituti.
Il disastro, comunque, ormai è fatto. Anche se probabilmente sarà riparato abbastanza in fretta.
Rimane il fatto che le Borse si sono spaventate molto perché avevano altri motivi per essere spaventate, già da prima. E infatti non è da ieri, ad esempio, che gli esperti di analisi grafica lanciano allarmi rossi. La loro tesi è che a partire dal 22, cioè da metà di questa settimana in avanti ogni momento è buono per dare il via a un ridimensionamento delle quotazioni.
In realtà, aggiungono anche un altro elemento, e cioè il fatto che i mercati si trovano in uno stato di "iper-comprato", tutti hanno comprato di tutto. E questo perché le banche centrali hanno riempito il mondo di soldi a costo zero e perché, tutto sommato, in città non c`era niente di meglio da fare. Secondo gli esperti di analisi grafica, comunque, il ritracciamento dei listini non dovrebbe essere di tipo epocale. Parlano del 5-6 per cento. Quel tanto che basta, insomma, per far uscire dal mercato quelli che proprio sisono buttati sulle azioni perché lo facevano tutti e perché avevano già visto tutti i film che davano in tv.
Stabilito, insomma, che la "limatura" molto probabilmente ci sarà (anche se non ci saranno morti e feriti), rimane da capire che cosa potrebbe accadere dopo, visto che siamo già molto in alto con le quotazioni. E qui il mondo (diciamo da maggio in avanti) si divide in due o tre parti.
Ci sono i pessimisti, per i quali i listini corrono perché c`è qualche mano forte che li guida con grande sapienza e determinazione. E quindi, proprio per questo, sono destinati a rotolare nella polvere.
Le mani forti sono incapaci di non approfittare della loro posizione e, prima o poi, organizzeranno un bel crack per portarsi a casa un po` di soldi e poi ricominciare con il gioco del rialzo. un po` come andare dal barbiere: ogni tanto si fa una aggiustatina alla lunghezza dei capelli. Purtroppo, le mani forti fanno questo gioco da anni e sono molto esperte. Difficile, quindi, anticiparle. Di solito, si è presi in contropiede e si perdono un bel po` di soldi.
Ma se questa è la visione dei pessimisti, per fortuna ci sono anche i moderati.
E loro non vedono catastrofi in arrivo. Le Borse vanno su, dicono, perché le cose si sono messe a posto. L`America va bene, l`Asia non è mai andata veramente male, l`Europa un po` arranca e forse si porta dentro quale altra mela avvelenata tipo Grecia, ma per fortuna non è l`Europa che dà il tono ai mercati mondiali. Allora, è vero che ci potrà essere qualche stop nella corsa dei listini, ma tutto sommato non dovrebbe accadere niente di definitivo. I mercati, insomma, sarebbero tornati sul sentiero della normalità, come la congiuntura.
Anche i moderati, comunque, vedono maggio come il mese della resa dei conti. Un mese di passaggio da una corsa senza limiti a un momento di riflessione.
E questo perché in maggio ci sono almeno un paio di scadenze elettorali importanti (Inghilterra e Vestfalia in Germania), e in questi casi è bene viaggiare leggeri e non essere troppo carichi di titoli.
Inoltre, si arriverà a un punto di svolta anche per le banche centrali, che dovranno fare bene i loro conti e vedere come muoversi nell`immediato futuro. Si continua con il denaro a costo zero o si va a una svolta? Insomma, maggio è il mese delle rose, della Madonna, dei matrimoni, ma anche delle meditazioni finanziarie, soprattutto dei governatori delle banche centrali.
Meglio non farsi trovare troppo esposti. Inoltre, dopo tanto correre, molti potrebbero preferire portare a casa un po` di profitti (fatti nel frattempo) e poi stare a vedere come si annuncia la seconda parte dell`anno.
E qui il mondo delle opinioni si trasforma in una sorta di arcipela-go quasi indecifrabile. Ci sono moltissime correnti di pensiero.
La prevalente, per ora, è quella dei super-ottimisti (che vengono da quasi due anni di forzato silenzio).
Tutto va di nuovo bene. L`America sta crescendo al 3 per cento quest`anno e l`anno prossimo la crescita sarà del 4 per cento e oltre.
La Grande Locomotiva si è rimessa in movimento e si tirerà dietro tutto il mondo. Ci sono ancora tanti disoccupati a stelle e strisce, ma non è gente qualificata, che prendeva grossi stipendi.
Quelli sono rimasti al loro posto.
Inoltre, per via delle assunzioni per il censimento, da adesso in avanti gli Stati Uniti conteranno 300-400 mila nuovi assunti al mese.
Tutta gente provvisoria, ma i numeri faranno il loro effetto. Insomma, basta piagnistei e via con gli acquisti. Poi ci sono quelli più sottili e acuti. Questa crisi, dicono, ha lasciato dietro di sé, quasi tutti gli Stati con debiti pubblici imponenti e le banche centrali hanno allora un compito molto difficile. O rinviano l`exit strategy a chissà quando (anzi, nel secondo semestre dell`anno mettono su piazza ancora un po` di aiuti) oppure fanno la scelta dell`inflazione. Qui e là c`è chi comincia a teorizzare che l`unica, sicura, exit strategy sarebbe l`inflazione.
Sarebbe sufficiente, per le banche centrali, portare il target di aumento dei prezzi tollerato dal 2 al 4 per cento. Si lascia correre l`inflazione, i debiti (in particolare quelli degli Stati) perdono via via di peso. E tutto va a posto.
Contro questa teoria (che ha un senso) c`è solo il teorema della centrale nucleare. Il teorema dice che l`inflazione è appunto come una centrale nucleare: fino a quando riesci a controllare la reazione, non ci sono problemi. Se però ti scappa di mano, non sai più che cosa fare.
E quindi, questi sofisticati e acuti analisti, sono dell`idea che nel secondo semestre dell`anno, le banche centrali si terranno lontane dall`inflazione (come sempre) e sceglieranno invece di accompagnare la ripresa (della congiuntura e dei mercati) con qualche altra buona e discreta misura di sostegno, più che altro per consentire agli Stati di rientrare con calma verso debiti pubblici gestibili.
Nella seconda parte dell`anno, insomma, non si dovrebbe andare a sbattere contro banche centrali smaniose di rialzare i tassi e di fare ordine sui mercati. Anzi, dovrebbero avere un atteggiamento abbastanza tollerante e comprensivo. Il mondo è stato cattivo e ha rotto tutti i giocattoli, ma ha capito e aiutato a redimersi. Ma, se le cose stanno così, allora perché andarsene dai mercati? Forse perché in effetti si è già fatta troppa strada e perché non è detto che tutto quello che luccica sia davvero oro. Forse perché quelli della Grecia non sono gli unici bilanci arrangiati in qualche modo. Forse perché, dicono i pessimisti, qualche banca un po`troppo svelta è ancora in azione, insieme alla dea Sfortuna. Insomma, meglio portare a casa un po` di guadagni e aspettare il prossimo giro.