ANTONIO CIANCIULLO, la Repubblica 19/4/2010, 19 aprile 2010
HO VOLATO NELLA NUBE LASS ERA TUTTO LIMPIDO NON C´ERANO PERICOLI" - ROMA
«La nuvola? Non me ne sono accorto. Venerdì scorso sono salito sul mio piccolo aereo, l´hobby per il tempo libero, e l´ho guidato sui Pirenei: è stata una giornata fantastica, una visibilità straordinaria, tutti i particolari emergevano con grande nitidezza. E anche oggi, che sono tornato a casa, a cento chilometri da Parigi, nell´area in cui non si può volare, guardo in alto e vedo il cielo blu». Pascal Acot, ricercatore presso il Centre national de la recherche scientifique e storico dell´ecologia, ha studiato a lungo l´effetto climatico delle grandi eruzioni vulcaniche ma è anche un testimone diretto dell´impatto della nube partita dall´Islanda.
salito per controllare la situazione?
«In realtà avevo programmato il giro da tempo: avevo un weekend libero e mi volevo rilassare. Certo, quando ho saputo quello che stava succedendo, ho avuto una ragione in più per decollare. E devo dire che sono rimasto sorpreso: non mi aspettavo una visibilità così buona».
Come spiega allora il blocco del traffico aereo?
« per la rigidità delle norme di sicurezza. Nessuno si vuole assumere la responsabilità di un rischio anche minimo di incidente aereo e, di fronte a un fenomeno come l´eruzione del vulcano Eyjafjallajoekull, si è reagito in maniera radicale: tutti a terra, nessun pericolo. Nessun pericolo ma anche nessuno spostamento: per quanto può durare?»
Quanto può durare l´eruzione?
«L´ultima volta che questo vulcano si diede da fare era il dicembre 1821. Smise di lanciare ceneri in aria solo nel gennaio 1823. Nessuno può dire se questa volta l´attività eruttiva durerà di più o di meno, ma un ordine di grandezza possibile è l´anno. Dovremo tenere tutti gli aerei a terra per un anno? I piloti di linea con cui ho parlato considerano esagerato l´allarme che ha portato al blocco totale dei voli».
Non c´è rischio?
« chiaro che è rischioso attraversare la parte più densa della nube di ceneri, ma quest´area può essere aggirata passando di lato o di sotto, anche se volare sotto i 5 mila metri è molto costoso per gli aerei di linea perché la densità dell´aria aumenta il consumo di carburante. Inoltre la situazione cambia continuamente e quindi bisognerebbe aggiornare continuamente le mappe di navigazione. Se l´eruzione non si arresta, penso però che si andrà in quella direzione: occorrerà definire nuove regole di sicurezza che tengano conto di quello che sta succedendo. Del resto le polveri del Sahara arrivano con una certa frequenza fino al Sud della Francia e i voli non si fermano: vuol dire che sotto una certa densità non c´è pericolo».
In passato ci sono state eruzioni simili: come ci si è regolati per i voli?
«L´eruzione dello Eyjafjallajoekull ha precedenti dal punto di vista fisico ma non dal punto di vista delle conseguenze sul sistema di trasporti. Nel 1991 un vulcano nelle Filippine, il Pinatubo, scagliò 10 chilometri cubi di ceneri e 20 milioni di tonnellate di anidride solforosa a 20 mila metri: le particelle rimasero in sospensione a lungo schermando i raggi solari e facendo abbassare la temperatura globale di 0,6 gradi per un paio di anni. L´effetto fu netto sul clima, nullo sul trasporto aereo. Stesso copione nel 1980 per l´eruzione del Saint-Helens, nello Stato di Washington: 2 chilometri cubi di ceneri, diminuzione della temperatura molto più ridotta, nessun problema per gli aerei».
Situazioni simili, risposte diverse. Perché?
«Probabilmente perché negli ultimi 20 anni è cambiato il nostro concetto di sicurezza. Siamo una società che pretende il rischio zero anche se il rischio zero non esiste ed è difficile trovare chi ha l´autorevolezza scientifica e morale per misurare la soglia di un rischio accettabile assumendosi le responsabilità del caso. Tuttavia questa volta mi sembra inevitabile farlo: non si può continuare a parlare genericamente di una nuvola che occupa il cielo di quasi tutta l´Europa ma che in molti posti è invisibile. Definiamo piuttosto una concentrazione oltre la quale il rischio va considerato eccessivo e metodi di volo per evitare le zone pericolose».
Insomma dobbiamo imparare convivere con le forze profonde della natura, con la nube che evoca paure profonde.
«Paure rafforzate da fenomeni relativamente recenti come l´eruzione del Tambora nel 1815, in Indonesia: l´effetto oscurante delle ceneri, fu così radicale che il 1816 venne chiamato l´anno senza estate. Si creò un´atmosfera surreale che spinse lord Byron e un gruppo di amici a ritirarsi in una casa vicino al lago di Ginevra per scrivere storie di fantasmi: Frankenstein nacque lì».