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 2010  aprile 18 Domenica calendario

STORIA D’ITALIA IN 150 DATE

11 maggio 1883
Il primo inciucio
In uno dei dibattiti più singolari che la Camera abbia mai ospitato, la politica processa la sua parola-chiave: «trasformismo». A coniarla è stato Agostino Depretis, capo della Sinistra vittoriosa, nel 1876: «Spero di poter facilitare quella feconda trasformazione dei partiti…». Si è ripetuto durante la campagna elettorale del 1882, con spudoratezza anche maggiore: «Noi siamo progressisti e se qualcuno vuol trasformarsi e diventar progressista, posso io respingerlo?». Così ha «trasformato» la Destra di Minghetti in un’alleata. L’idea di assorbire i moderati dello schieramento avverso e costruire un grande centro governativo che isoli le estreme non è nuova. L’aveva già avuta il «destro» Cavour, alleandosi col «sinistro» Rattazzi per dar vita al connubio, che altro non era che trasformismo sostenuto da un ideale: unire le forze per unire l’Italia. Depretis ha ambizioni più modeste: tirare a campare. Ma in quest’arte esercita un talento straordinario, da democristiano ante litteram. Ecco come lo descrive il cronista parlamentare Petruccelli della Gattina: «Affabile, piaggiatore, familiare con tutti, promette sempre, promette tutto. La sua vocazione è crear dissensi, scompigliare partiti, gualcire caratteri. Egli è nato malfattore politico come si nasce poeta o ladro». E Silvio Spaventa, nel tesserne l’elogio, non trova di meglio che paragonarlo a «un cesso che resta pulito, sebbene ogni immondezza vi passi». Gran corruttore d’uomini, personalmente Depretis è integerrimo: vive in una soffitta e morirà senza lasciare debiti, ma neanche soldi. Autentico professionista del rinvio, sulla sua scrivania si affastellano cumuli di pratiche inevase. «Ognuna di esse avrei dovuto deciderla entro le 24 ore, se non volevo mandare in rovina l’Italia», racconta nelle interviste. «Le ventiquattro ore sono passate, la pratica è sempre lì e l’Italia va avanti lo stesso».
Il dibattito sul trasformismo è un’iniziativa del ministro Zanardelli (il padre del codice penale), divorato da un dubbio amletico: «Ma è la destra che diventa progressista o la sinistra conservatrice?». Una domanda mai passata di moda. Lo tranquillizza il «destro trasformato» Minghetti: «Dov’è oggi il principio che ci separa?». Dall’Estrema esplode l’indignazione del tribuno Cavallotti: «Ben vengano le trasformazioni, ma le grandi, ma le vere! Non quella che avviene in questo momento e che sa di putredine». Al banco del governo Depretis si limita a ondeggiare la barba bianca, che tiene lunga come i maghi delle favole. Si procede al voto e il trasformismo passa 348 a 29. L’Italia ha scelto da che parte stare: in mezzo. Il puro Zanardelli si dimette da ministro e si trasforma anche lui, ma in un disoccupato.