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 2010  aprile 18 Domenica calendario

PAULSON E L’AMICO ITALIANO IN LIBRERIA SONO DUE STAR

Forse l’«affare del secolo» si era un po’ aiutato con la truffa. Quindici miliardi di dollari di guadagno nel 2007 - cifra comparabile ai dividendi annuali di tutte le principali società quotate a Milano - avevano già reso famoso[/FIRMA] John Paulson, ora sospettato di aver consigliato a Goldman Sachs le operazioni che l’hanno portata sotto inchiesta.
The Greatest Trade Ever, il più grande affare di sempre, è il titolo del libro che parla delle imprese sue e del suo ex braccio destro, l’italiano Paolo Pellegrini; in cui l’autore, il giornalista del Wall Street Journal Gregory Zuckerman, alle pagine 180-182 aveva fiutato l’imbroglio. Paulson, conosciuto a Wall Street come JP, non è accusato; lui stesso o Pellegrini potrebbero anzi aver fornito notizie utili alla Sec, la Consob americana.
All’ottimismo americano piacciono i vincitori; e nel buio della crisi hanno trovato grande successo di pubblico alcuni libri che raccontano di chi, con la crisi, è riuscito a fare un sacco di soldi. Questa settimana è in testa alle classifiche di vendita per la saggistica del New York Times un altro libro, The Big Short («La grande speculazione al ribasso») che con quello di Zuckerman ha in comune molti personaggi. Paulson era quello meglio inserito nel mondo della finanza, poteva di disporre di grandi somme. Non bastava prevedere che il mercato immobiliare sarebbe crollato. Il problema era invece capire come speculare al ribasso e come resistere a lungo con costose posizioni ribassiste in un mercato che continuava a salire. Più di tutti c’era riuscito Paulson, che ostenta modi di uomo semplice, capace di andare in ufficio in autobus e di fare da solo la spesa, benché abiti in un palazzo di sei piani con piscina di 2.600 metri quadri.
Prima o poi il castello dei titoli «tossici» sarebbe crollato. E spintarella per accelerarne il crollo a un certo punto è parsa necessaria. Si potevano creare titoli ancora più vulnerabili. Paulson e Pellegrini «non pensavano ci fosse nulla di male nel creare investimenti più tossici». Un manager di Bear Stearns, Scott Eichel, dichiara di aver rifiutato: il sistema gli pareva scorretto. Nel racconto del libro, non solo la Goldman Sachs ma anche la Deutsche Bank accettarono. Nei nuovi titoli fu inserita una scelta di mutui molto recenti, su case che non avevano avuto il tempo di aumentare ancora di valore prima che il mercato cominciasse a invertire la tendenza. Lo hedge fund Paulson & Co. fu lesto a puntare ben 5 miliardi di dollari in scommesse al ribasso; Paulson e Pellegrini sostengono che «altri avevano fatto lo stesso». Qualcuno comprò: l’indagine della Sec svela nel ruolo dei gonzi due banche europee, la tedesca Ikb e l’olandese Abn-Amro. Ikb fu la prima in Europa a restare vittima della crisi, già nell’estate 2007.