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 2010  aprile 18 Domenica calendario

NELL’INCHIESTA GOLDMAN TUTTI I BIG DI WALL STREET

L’inchiesta su Goldman Sachs si allarga a simili operazioni finanziarie condotte da altre grandi banche di Wall Street mentre il presidente Barack Obama spinge il Congresso a varare la riforma per evitare il ripetersi di illeciti ai danni degli investitori.
Le indagini condotte dalla Sec, la Consob d’America, puntano a punire la pratica di Goldman Sachs di affidare i propri clienti a hedge funds che da un lato creavano prodotti finanziari e dall’altro scommettevano sul loro fallimento. Il punto è che se la Sec accusa Goldman di aver investito 10,9 miliardi di dollari in simili meccanismi altre banche - attraverso l’hedge fund Magnetar - fecero lo stesso con circa 40 miliardi di dollari di loro clienti. Il sito Internet ProPublica, appena premiato con un Pulitzer, rivela che gli instituti convolti in comportamenti analoghi a quelli contestati a Goldman Sachs sono numerosi: JpMorgan Chase, Merrill Lynch (oggi in Bank of America), Citihroup, Deutsche Bank e Ubs sono solo i più noti. Da qui la previsione dell’editoriale del New York Times secondo cui «siamo solo all’inizio di una vasta campagna del governo contro Wall Street» perché «Goldman Sachs non è l’unica banca ad aver venduto prodotti di quel tipo».
Sebbene fino a questo momento le accuse di frode vengano sollevate dalla Sec solo nei confronti di un individuo - Fabrice Tourre, all’epoca dei fatti vicepresidente di Goldman Sachs - e non della banca nè tantomeno dell’hedge fund che gestiva i prodotti-capestro - lo scenario di un allargamento delle indagini ad altri volti di primo piano della finanza fa temere nuove flessioni degli indici quando domani riapriranno le contrattazioni. in tale cornice che il presidente americano ha sfruttato il settimanale discorso trasmesso su YouTube e per radio al fine di affermare con forza la necessità da parte del Congresso di Washington di varare la riforma finanziaria «per evitare che si ripetano gli eccessi compiuti» con strumenti a rischio come i derivati collegati al mercato immobiliare, che furono la miccia della crisi dei mercati nel 2008.
La proposta di riforma varata dalla commissione Finanze del Senato, guidata dal democratico Chris Dodd, prevede una rigida regolamentazione dei derivati assieme alla creazione di un’Agenzia federale incaricata di tutelare i consumatori di prodotti finanziari, alla formazione di un consiglio «per scoprire le nuove minacce contro i mercati» e alla possibilità di intervenire contro la crescita a dismisura di «banche troppo grandi per cadere» capaci di travolgere l’intero sistema. Ma l’ostacolo sta nell’opposizione della minoranza repubblicana, guidata dal combattivo Mitch McConnell, che disponendo di 41 seggi su 100 ha il quorum necessario per esercitare un ostruzionismo capace di portare all’impasse l’aula.
Obama si è scagliato proprio contro i repubblicani di McConnell, accusandoli di adoperare un linguaggio «cinico e ingannevole» e di «operare assieme a gruppi di lobbisti» equiparati ai pesci piraña al fine di «evitare di adottare i provvedimenti che servono per tutelare gli investitori e i contribuenti». «Ogni giorno che passa senza riuscire a correggere i difetti dell’attuale sistema - sono state le parole del presidente - è un giorno in più nel quale esponiamo i cittadini al rischio di essere travolti da una nuova crisi». la tesi del consigliere economico Paul Volvker, secondo cui i pericoli di una ricaduta del sistema finanziario ci sono tutti. In particolare Obama accusa l’opposizione di ostacolare la regolamentazione dei derivati e minaccia di «essere pronto a ricorrere al veto» se il testo finale della riforma non dovesse includerla. McConnell ribatte invece che il braccio di ferro è «per evitare di assegnare al governo il potere di smembrare le banche al fine di adoperare poi denaro pubblico per controllarle» con la conseguenze drastica riduzione dell’autonomia di Wall Street.