LUCA MERCALLI, La Stampa 18/4/2010, pagina 5, 18 aprile 2010
CONTINUERA’ A LUNGO E ARRIVERA’ FINO A SUD
Trasportata dalle mutevoli correnti atmosferiche la nube di cenere vulcanica islandese - sebbene rarefatta - ha ormai raggiunto anche i cieli italiani, specialmente quelli sopra le regioni settentrionali. In molti forse si aspettavano di veder transitare un oscuro strato di polveri in grado di annebbiare il sole, ma in realtà, se non avessimo appreso dalle cronache che tremila chilometri più a Nord-Ovest era in corso un’imponente eruzione, e se non ci fossero i problemi al traffico aereo, da terra praticamente non ci saremmo accorti di nulla. In questo caso, e almeno per ora, le sottili polveri ovattano lievemente l’aria d’alta quota, anche meno di quanto faccia una normale giornata di foschia a cui le città padane sono ben abituate. Certo è che gli aerei rischierebbero gravi danni nell’attraversare la nube di particelle in sospensione, dalla smerigliatura del parabrezza fino all’arresto dei motori. Allora, giustamente, tutti fermi a terra.
Senza tragedie ma con forza, la Natura sta dunque mostrando la sua potenza - anche nei confronti di una società ipertecnologica come la nostra - come già Leopardi scrisse 200 anni fa nel «Dialogo della Natura e di un Islandese», la più famosa delle sue «Operette morali». Ieri notte gli strumenti di MeteoSvizzera segnalavano il passaggio delle ceneri sopra le Alpi, inizialmente a circa 6000 metri, mentre al mattino il pennacchio caliginoso è lentamente sceso intorno a 4000 metri, tanto che lo si poteva intercettare anche salendo in funivia sulle nevi del Plateau Rosa, sopra Cervinia. E oggi le polveri vulcaniche proseguiranno il loro viaggio verso sud, interessando entro domani anche l’Italia centro-meridionale seppure ulteriormente diluite, escludendo probabilmente la Sicilia.
Ormai è possibile prevedere con buona accuratezza gli spostamenti di una nube di ceneri o inquinanti in sospensione nell’aria utilizzando degli specifici modelli numerici di dispersione. Questi si basano in prevalenza sulla situazione meteorologica - che determina la direzione delle correnti aeree alle diverse altitudini nell’atmosfera - e sulle proprietà chimiche e fisiche del tipo di inquinanti, gassosi o formati da particelle solide. A differenza dei gas, infatti, le ceneri vulcaniche - minuscoli frammenti di rocce e minerali - tendono a depositarsi molto lentamente al suolo sotto l’effetto del loro peso o, molto più velocemente, nel caso vengano inglobate nelle precipitazioni atmosferiche. E’ quindi importante non solo prevedere la direzione dei venti, ma anche le condizioni meteorologiche che potrebbero favorire o meno la permanenza delle polveri in sospensione ad alta quota. Purtroppo all’orizzonte non si profilano sulle nostre regioni precipitazioni significative in grado di ripulire efficacemente l’aria; le deboli piogge sparse di oggi al Nord Italia potrebbero al massimo far depositare un po’ di polvere al suolo, ma a inizio settimana tornerà tempo più stabile e soleggiato.
Intanto secondo i vulcanologi l’eruzione in corso continuerà a proiettare ceneri in atmosfera; la situazione perlomeno sull’Europa centro-settentrionale non sembra dunque destinata a migliorare nei prossimi giorni. Ma per fortuna le ceneri emesse dall’Eyjafjallajokull non sono pericolose per la salute. Di diversa natura e ben più drammatico fu, il 26 aprile 1986, il disastro di Cernobil, uno dei primi casi in cui l’utilizzo dei modelli di dispersione fu determinante nel prevedere le traiettorie delle sostanze radioattive. Allora inizialmente i venti da Sud-Est portarono la maggior parte dei radionuclidi verso la Scandinavia, ma poi una rotazione delle correnti da Nord-Est spinse la pericolosa nube fin sul Nord Italia, dove giunse il 1° maggio. A 24 anni di distanza le conoscenze scientifiche e le capacità informatiche sono ulteriormente evolute, e consentono di sapere con alcuni giorni di anticipo quali aeroporti potranno riprendere l’attività.