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 2010  aprile 19 Lunedì calendario

LE CONVERGENZE PARALLELE DI TREMONTI E BOSSI SULLE BANCHE

Roma. Insomma, un po’ di garbo… Raccontano che Giulio Tremonti abbia alzato il sopracciglio per la sparata di Umberto Bossi: ”La gente ci dice: prendetevi le banche del nord; e noi lo faremo”. Se davvero il ministro dell’Economia, che da mesi tesse una proficua ricucitura con le fondazioni bancarie, è rimasto colpito (o magari divertito) dal preavviso di arrembaggio della Lega, la cosa non ha fatto desistere il leader del Carroccio: ”Chi è intelligente ha capito che abbiamo vinto tutto e fatalmente ci toccherà anche una fetta di banche” ha ripetuto ieri. Siccome – e tanto più per Bossi – tra gli intelligenti c’è Tremonti, si può star certi che la strategia bancaria leghista-tremontiana proseguirà su due binari paralleli ma diversi, per centrare, spiegano gli osservatori del centrodestra, lo stesso obiettivo: modificare un potere rimasto immobile da decenni. Assetto che troverebbe gli ultimi simboli nel duo Corrado Passera-Alessandro Profumo. Top manager, ma non proprietari di banche, e questo farebbe la differenza sia per Giulio sia per Umberto. Già prima delle regionali la Lega poteva nominare sette consiglieri di Cariverona, controllante di Unicredit e, attraverso piazza Cordusio, di Mediobanca. Con la conquista del Veneto, Luca Zaia cercherà anche di ribaltare gli equilibri nella trevigiana Cassamarca, dove domina da decenni Dino De Poli, ex parlamentare della sinistra dc. Attraverso la regione Piemonte, Roberto Cota potrà invece nominare due consiglieri nella fondazione della Compagnia di San Paolo; in attesa di vedere se in Lombardia il Carroccio vorrà giocare anche la partita Cariplo. E siccome Cariplo e San Paolo controllano Intesa, e Intesa controlla il Corriere della Sera che ha per azionista pure Mediobanca, ecco che sintesi, e ricaduta di tutto, le offre proprio il quotidiano di via Solferino. Dubbioso sulla strategia complessiva del Carroccio, più disponibile verso la designazione di Domenico Siniscalco per la presidenza del consiglio di gestione di Intesa, avanzata dalla Compagnia di San Paolo presieduta da Angelo Benessia.
L’operazione Siniscalco è la dimostrazione dell’abilità di Tremonti di comprendere i punti di malessere delle fondazioni. Torino vorrebbe contare di più dentro Intesa, e Benessia ha trovato un interlocutore disponibile in Giuseppe Guzzetti, presidente della fondazione Cariplo e coazionista di Tremonti nella Cassa depositi e prestiti. Tutti – Benessia, Guzzetti e Tremonti – non apprezzano la iper-finanziarizzazione del credito e l’attivismo delle banche d’affari. Ma la vicenda segnala anche l’attitudine tremontiana a pescare all’esterno i nomi dal pedigree adeguato alla situazione. L’imminente arrivo alla Cdp di Giovanni Gorno Tempini ne è un’altra prova: Gorno Tempini è uomo di fiducia di Giovanni Bazoli, presidente di Intesa, che lo aveva voluto alla direzione generale della Mittel, la finanziaria bazoliana. Altro esempio è Massimo Ponzellini, divenuto presidente della Popolare di Milano a danno di Roberto Mazzotta: Ponzellini, già prodiano e tra i fondatori di Nomisma, già alla Banca europea degli investimenti e alla Banca per la ricostruzione e lo sviluppo, quindi numero uno di Impregilo voluto da un parterre di imprenditori del Nord dai Gavio ai Benetton, si è convertito al tremontismo, spiegano gli amici, ”perché libero dalle appartenenze politiche”. Stesso tratto comune di Fabrizio Palenzona (vicepresidente di Unicredit) e di Cesare Geronzi, numero uno di Mediobanca in procinto di trasferirsi alla presidenza delle Generali con sviluppi inediti per la finanza italiana.
Dopo averci combattuto e perso nel 2003, pare che Tremonti con Geronzi possa andare d’accordo. Idea ampiamente ricambiata dal ”banchiere di Marino”. Dal ”sindacato di territorio” leghista all’endorsement tremontiano per gli esterni cosmopoliti e di lusso c’è la stessa differenza che passa tra il vivaio dell’Udinese e l’Inter all star di Mourinho. Eppure giocano lo stesso campionato, e le tifoserie sono alleate.