Camilla Baresani, Il Sole-24 Ore 18/4/2010;, 18 aprile 2010
IL PITTORE CON LA PENNA
Di Ottone Rosai ci interessa tutto: la pittura, con quell’umanità stilizzata ritratta tra dolori e languori nel contesto di una Firenze minore; la biografia, così piena di complessità: il fascismo "di sinistra", le frequentazioni artistiche e letterarie (Soffici, Papini, Slataper, Maccari),l’animo popolano gradasso ma leale, l’omosessualità, e tutti questi elementi rimestati e resi acerrimi dalla tragedia delle due guerre mondiali. E c’interessa la scrittura: una prosa espressionista, baldanzosa e solo a tratti "ardita", intrisa di dialettismi, il cui impasto oggi risulta straordinariamente attuale. C’è la passione per i suoni, di cui troviamo eco nelle liriche scherzose di Fosco Maraini e persino nelle canzoni di Paolo Conte;c’è una naturalezza che rimanda alla vita vera più che al futurismo artificioso di Marinetti; c’è un tormento mai compiaciuto o strumentale; c’è il risultato plastico degli anacoluti, funzionali al dettato.C’è insomma un talento sbrigliato che lo avvicina agli esiti più felici della prosa naturalistica contemporanea.
A riavvicinarci a Rosai, torna finalmente in libreria Il libro di un teppista (Vallecchi, pagg. 138,
10,00). Persino la storia editoriale di quest’opera ci interessa, perché le poche riedizioni sono diventate oggetto ambito dai col-lezionisti, specie la prima del ’19, la cui copertina straordinaria (disegnata da Rosai stesso) avremmo tanto desiderato vedere qui riprodotta in copia anastatica.
Il libro di un teppista è un succinto diario di guerra, pieno di note e immagini di grande efficacia, soprattutto nella descrizione dei momenti di spaesamento patriottico: «Si ha della titubanza un po’ tutti, un monte di sassi e di ferro arrugginito non ci sembra del valore della nostra vita» (è la battaglia di Oslavia). In questa edizione figurano anche i bozzetti di
Via Toscanella, sorta di didascalie ai quadri di Rosai, usciti la prima volta nel 1930. Sono brevi prose poetiche, imperniate su suggestioni di quartiere. Splendido l’autoritratto del primo capitolo; così pure la descrizione di via Toscanella, che «come un ragazzo discolo si è intrufolata» nel cuore della Firenze monumentale. Ogni tanto vi passa per errore un piccolo borghese con «idee di sventramento», ma, come dice Rosai, andrebbero sventrati loro, i borghesi. «Via Toscanella campa del suo, non ha bisogno né di aiuti né di riguardi. Ogni casa è una storia e tutte insieme un poema epico ispirato a tempi grandiosi. Ogni finestra spalanca la sua bocca nera sulla strada maledicendo la mediocrità ».