ANTONIO MONDA, la Repubblica 18/4/2010, 18 aprile 2010
JEREMY IRONS - NEW YORK
Ha mostrato il proprio magnifico talento in ogni forma di spettacolo, alternando continuamente cinema, teatro, televisione e musica. Ha ricevuto un´educazione classica estremamente rigorosa, che tuttavia non lo ha mai portato a disdegnare forme di intrattenimento più leggere. stato insignito di ogni tipo di riconoscimento, ed è uno dei pochi attori ad aver ricevuto il premio Oscar (Il mistero Von Bulow), il Tony (The Real Thing) e due volte l´Emmy (The Great War and Shaping of the 20th Century e Elizabeth I). Parteciperà stasera al "Viaggio nel cinema americano" all´Auditorium Parco della Musica di Roma, e ci tiene a spiegarmi che non ha alcun atteggiamento di snobismo nei confronti del cinema statunitense, anche quello più mainstream e commerciale. «Sono un attore, e come tale lavoro quando vengo scritturato. Se la storia, il personaggio e il regista sono interessanti, sono felice di accettare l´offerta di lavoro. Si fanno buoni film sia in Europa che negli Stati Uniti, così come brutti film».
nato con il nome di Jeremy John Irons a Cowes, nell´isola di Wight, in una famiglia di origini irlandesi. Il bisnonno era un attivista politico, dal quale ha ereditato una concezione dell´esistenza che non ignora mai l´impegno nella vita sociale. stato per molto tempo un generoso sostenitore del partito laburista, e non ha mai fatto mancare il proprio sostegno a cause nobili con azioni concrete e gesti simbolici, come l´indossare tra i primi a Hollywood il nastro rosso di solidarietà per gli ammalati di Aids. «Ritengo che la cosa da fare per rendere utile la propria celebrità sia quella di enfatizzare cause che hanno bisogno di ossigeno per essere visibili», mi spiega, senza alcuna enfasi. Poi assume un tono disincantato: «Riguardo alla politica, ho cercato di aiutare con convinzione i laburisti, ma ora non appoggio alcun partito. Troppi politici non hanno null´altro da fare che concepire leggi non necessarie, specialmente a livello di parlamento europeo. Penso che dovremmo educare ed incoraggiare la gente a comportarsi in modo da rendere la vita più piacevole per tutti, e non guardare costantemente al governo per ottenere risposte».
Al crescente atteggiamento di distacco verso lavoro e politica si contrappone l´attenzione dedicata alla vita familiare (è sposato dal 1978 con Sinead Cusack, dalla quale ha avuto due figli, Samuel e Maximilian) e alle attività sportive. un ottimo cavallerizzo e un magnifico sciatore, oltre che un grande tifoso della squadra calcistica del Portsmouth. Ma la passione più divorante è rappresentata dalle motociclette, che usa come mezzo di locomozione anche per i lunghi viaggi: definisce la sua Ducati una «Ferrari a due ruote» e spiega: «Poche forme di trasporto mi procurano lo stesso piacere della motocicletta: è necessario essere sempre attenti e rispettosi delle condizioni meteo, delle strade, dei limiti di velocità. Inoltre la moto ti permette di non restare intrappolato nel traffico a quattro ruote». La Ducati tuttavia non è l´unico amore: la sua scuderia, che si arricchisce continuamente di nuovi acquisti, è composta da una Audi A6 Quattro Estate, da una Cruising Bike Bmw, da una Morris Minor, da una Honda 50 e da un Maggiolone Volkswagen.
Ai tempi della scuola, un liceo chiamato Sherborne nel Dorset, cominciò a suonare la batteria e l´armonica e insieme a un gruppo locale chiamato ironicamente "The Four Pillars of Wisdom" conquistò una discreta fama con una versione di Moon River. il periodo in cui scoprì la passione per l´esibizione in pubblico e per la recitazione. Cominciò a studiare presso la Bristol Old Vic Theatre School e debuttò nel musical Godspell, alternandosi in due ruoli diversissimi: Giuda e Giovanni Battista. Lo spettacolo ebbe un grande successo ma, dopo un ruolo di contorno in Nijinski, il vero lancio avvenne grazie all´interpretazione di Charles Ryder nella produzione della Bbc di Brideshead Revisited. Il passaggio al cinema fu immediato e a distanza di pochi mesi duettò meravigliosamente con Meryl Streep in La donna del tenente francese.
Sin da questi inizi appare evidente l´eclettica intelligenza delle scelte e la continua ricerca della qualità: gli autori dei romanzi rispondevano al nome di Evelyn Waugh e John Fowles. Per non parlare di Harold Pinter, che sceneggiò il film per la regia di Karel Reisz, e per il quale interpretò subito dopo la versione cinematografica di Tradimenti, accanto a Ben Kingsley. Irons divenne immediatamente una star e cominciò ad alternare le interpretazioni per il cinema europeo a quelle per Hollywood, non disdegnando mai i ruoli interessanti nei film americani indipendenti. Sin da quegli anni mostrò di preferire personaggi ambigui, se non dichiaratamente malvagi: è il caso di Inseparabili di David Cronenberg; di Lolita di Adrian Lyne, nel quale interpreta Humbert Humbert immortalato in precedenza da James Mason; di Il mistero Von Bulow di Barbet Schroeder. Non sono certo mancati personaggi nobili, positivi, o comunque caratterizzati da una profonda umanità, come quelli interpretati in Mission di Roland Joffé e in Io ballo da sola di Bernardo Bertolucci, ma l´immagine prevalente è sempre, volutamente inquietante: seducente e nello stesso tempo luciferina. Ne è prova la scelta fatta dalla Disney, che lo chiamò a prestare la voce a Scar, il felino che uccide il proprio fratello nel Re Leone per strappargli lo scettro.
«Sono affascinato dai personaggi ambigui ed enigmatici», mi spiega con un sorriso, «una delle aree più interessanti del mio lavoro è imparare perché costoro sono quello che sono. La lavorazione di un film può essere lenta e tortuosa e, se dovessi interpretare persone perbene e cristalline, temo che mi annoierei. Ovviamente i "cattivi" sono persone che non seguono le regole della società: sono destinati ad essere scoraggiati nella vita ed è il motivo per cui è divertente interpretarli».
Queste caratterizzazioni, sempre raffinate e spesso sorprendenti, sono state bilanciate costantemente dalle scelte teatrali. Una delle interpretazioni che ha lasciato un segno nei palcoscenici inglesi è stata quella di Henry Higgins in My Fair Lady, il raffinato glottologo che si innamora della semi-analfabeta Eliza Doolittle nella versione musicale del Pigmalione di George Bernard Shaw. Dopo il successo nel ruolo di Alfred Stieglitz nella biografia televisiva di Georgia O´Keeffe, Irons sta preparandosi adesso per il ruolo di Rodrigo Borgia, l´uomo che divenne papa con il nome di Alessandro VI: «Sto leggendo tutto quello che è stato scritto sulla famiglia Borgia e mi colpisce di non aver trovato una biografia accurata su Rodrigo: molti pettegolezzi e sospetti ma nessun fatto provato con certezza».
Tuttavia, tra tutti i ruoli affrontati, è con ogni probabilità quello di Claus Von Bulow che presenta maggiori pericoli e sfumature. L´uomo che venne condannato e poi assolto in appello per l´omicidio della moglie non ha nulla di attraente o simpatico, e il grande avvocato Alan Dershowitz utilizzò abilmente questa caratteristica per costruire un´accusa di pregiudizio che invalidò prove schiaccianti a suo carico. Un personaggio che portava con sé il rischio di intrappolare per sempre una carriera, ma nel suo caso condusse al premio Oscar. Dopo la fine del processo e la discussa assoluzione Von Bulow si è ritirato a Londra e ha diradato le apparizioni pubbliche, limitandosi a scrivere occasionalmente di teatro. Irons lo ha incontrato soltanto molti anni dopo averlo impersonato sullo schermo, e non deve essere stato un incontro piacevole: «Ho avuto l´impressione che la mia interpretazione non fosse troppo distante dalla realtà».
Ancora oggi coltiva le passioni della gioventù, e sono in pochi a sapere che ha diretto un video musicale per Carly Simon. Il filmato, intitolato Tired of being blonde, negli anni è diventato di culto. La musica rappresenta un momento importante del suo percorso creativo, e non si è mai tirato indietro anche di fronte a incisioni e esecuzioni difficili. La scelta di interpretare Henry Higgins in My Fair Lady testimonia infatti sia l´amore per la musica che per il palcoscenico, dove al talento naturale unisce una tecnica acquisita con caparbietà e una grande presenza scenica: è alto quasi un metro e novanta, ma è in grado di muoversi con raffinata scioltezza.
Così non ha mai abbandonato il teatro, anche nei momenti di maggiore successo cinematografico: lo scorso anno ha interpretato con successo a Broadway Impressionism, ed è appena andato in scena a Londra in The God´s weep. L´alta qualità della sua formazione teatrale, che lo ha visto interpretare ripetutamente Shakespeare, ha lasciato il segno anche nel cinema: tra le interpretazioni più intense e sensibili c´è quella di Antonio nel recente Mercante di Venezia con Al Pacino. «La mia educazione teatrale ha dato forma a tutto quello che ho fatto. Lavorando come attore e come stage manager ho visto di quale disperato talento ci sia bisogno per realizzare uno spettacolo. Il fatto che a teatro esistano molti ruoli straordinari, mi ha reso più esigente nella scelta dei ruoli cinematografici». A questo punto Irons si ferma un attimo, come se volesse confidarmi qualcosa: «Ho assaporato la gioia di recitare di fronte a un pubblico in carne e ossa. Si tratta di un elemento che nel cinema, inevitabilmente, mi manca».