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 2010  aprile 18 Domenica calendario

JERRY LEE LEWIS - A

diciassette anni è già bigamo. Un bel record. E neanche l´unico nella focosa vita della leggenda del rock´n´roll Jerry Lee Lewis, detto "the killer", micidiale performer che nei suoi anni d´oro era capace di ribaltare intere platee con quel modo sfrenato di cantare, in evidente ambiguità sessuale, i suoi cavalli di battaglia, Whola lotta shakin´goin´on o Great balls of fire, pestando a pugni e calci il suo incandescente pianoforte boogie. Dire che sia una vita da romanzo è riduttivo, ma come tale la tratta Nick Tosches, abilissimo narratore che trasforma la vicenda umana e musicale di Lewis in quello che a tutti gli effetti risulta un grande romanzo americano, dominato dai contrasti tra l´arretratezza della campagna e le tentazioni di città, tra la voglia di essere un predicatore timorato di Dio e diventare invece un testimone vivente della musica del diavolo, "the killer" appunto, il più inguaribile e sistematico dei peccatori.
Dall´infanzia povera negli stati del Sud, tra cerimonie religiose, teppismo giovanile, miseria rurale; alla perdizione della notte nei locali più malfamati; fino agli illusori splendori del successo, puntualmente rovinati dall´indole ribelle e autolesionista, dall´incontrollabile demonio interiore che lo spingeva sempre a guastare ogni cosa, la storia di Lewis attraversa quella dell´America, ne interpreta le contraddizioni ma anche la mobilità, il fervore, la speranza, la tracotante energia. Il libro (in uscita per le edizioni Alet) si intitola Con me all´inferno (Hellfire nell´originale), rende molto bene questa storia di fuoco e peccato, di costante lotta tra Dio e Mammona, ed è stato accolto in America come un capolavoro. Addirittura, si è detto, la migliore biografia rock mai scritta.
Di sicuro Jerry Lee sembra perfino irreale nella tenacia con cui sa trasformare la sua vita in un drammatico, agrodolce romanzo. E la scrittura di Tosches segue con brillante passione le tappe di questa vicenda. Quando, dopo tanto vagabondare, arriva al successo, si sposa per la terza volta con Myra, sua cugina di terzo grado, che il giorno del matrimonio ha appena tredici anni. La cosa viene tenuta nascosta per un po´, ma nel 1958 i giornali inglesi la tirano fuori e lo scandalo distrugge la sua carriera. Viene abbandonato da tutti, tranne che dal dj Alan Freed, quello a cui la leggenda attribuisce l´invenzione del termine rock´n´roll. Freed continua a far ascoltare i suoi dischi, ma neanche lui è uno stinco di santo: viene devastato dallo scandalo payola, una sorta di tangentopoli che fece luce sul sistema di corruzione nelle radio americane. Così anche l´ultimo amico di Jerry Lee viene neutralizzato.
Seguono altre tragedie, la morte di due dei suoi figli, l´alcol, la droga, ma anche momenti di pura esaltazione. Ci sono pagine, in questo libro, di inquietante bellezza. Ad esempio, la descrizione delle cerimonie religiose rurali, dove improvvisamente i fedeli cominciano a dimenarsi come indiavolati e a parlare lingue sconosciute. O la potente descrizione della più clamorosa jam session mai capitata nella storia del rock´n´roll. Quel giorno, il 4 dicembre 1956, nello studiolo della Sun, l´etichetta di Memphis che aveva lanciato Presley e altri fondatori del rock´n´roll, tra cui lo stesso Jerry Lee, si ritrovano per caso insieme Elvis, Johnny Cash, Carl Perkins e l´appena scritturato Jerry Lee Lewis. Cominciano a giocare e cantare insieme, depositando sui nastri dell´etichetta un autentico tesoro. Sam Phillips, il capo della Sun, lo definì "Million dollar quartet", anche se la seduta fu registrata in modo rudimentale e non è stato possibile sfruttarla adeguatamente. Sorprende casomai che quei quattro, tutti in diversi modi esponenti di spicco della musica del diavolo, si mettessero a cantare gospel, musica da chiesa. Ma è proprio questo il punto. Quella musica discendeva dallo slancio di possessione che tutti, neri e bianchi, avevano assaporato nelle chiese protestanti.
Poco tempo dopo Phillips vende il suo più luccicante gioiello, Elvis, alla Rca per quarantamila dollari: per quei tempi una cifra più che ragguardevole. A Phillips sembra un buon affare. Ma non lo è. Anzi, passa agli archivi come il peggior errore mai commesso in tutta la storia della discografia. Elvis è stato ed è tutt´ora una miniera inesauribile di denaro, paragonabile solo ai Beatles e a Michael Jackson. Lewis da parte sua, dopo lo scandalo, deve ricominciare praticamente da capo, suonando a cento dollari a sera in locali minori e proponendo una più morigerata musica country. Ma è ovvio che tra il santo e il peccatore, a prevalere è sempre il peccatore. Da sottolineare una della pagine più travolgenti del libro: il racconto della prima volta che Lewis canta dal vivo Whola lotta shskin´goin´on, l´improvviso infiammarsi del locale, il delirio che si impossessa delle ragazze lanciate verso il palco come offerte devote allo sciamano.
Chi ha assaporato un potere del genere, difficilmente può dimenticarsene. E sicuramente non ha dimenticato il vecchio Jerry Lee Lewis, oggi settantacinquenne, rassegnato forse alla vittoria del peccato, ma senza smettere per tutta la vita di credere nella salvezza. Anche se per conquistarla ha fatto davvero poco, come quella volta che va fino alla casa di Elvis, la mitica Graceland, pretendendo di essere ricevuto dal "re" in persona. Dice di essere atteso, ma dalla casa non arriva alcuna conferma. Lui allora tira fuori la pistola e minaccia di sparare a chiunque cerchi di fermarlo. Viene chiamata la polizia e Lewis finisce una volta ancora in prigione. E solo perché il re del rock´n´roll non ha voluto riceverlo nella sua reggia.