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 2010  aprile 18 Domenica calendario

IL DONO AVVELENATO PER SINISCALCO

Giuseppe Guzzetti era fuori di sé. Ieri mattina, nel salone del grande albergo di Baveno sul Lago Maggiore che si andava riempiendo per il convegno della Cassa forense sulla riforma delle pensioni degli avvocati, risuonava la voce sdegnata del presidente della Fondazione Cariplo. I colleghi, Guzzetti è avvocato, non ricordano di averlo mai sentito tanto offeso. «Ma come si fa?», ripeteva incredulo sistemando gli appunti per l’intervento sull’housing sociale, nel quale investiranno assieme la Fondazione e la Cassa. A suscitare la rabbia di un uomo navigato come Guzzetti era stato il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino. In una intervista a «Repubblica», il sindaco accusava lui e Giovanni Bazoli di aver liquidato il torinese Enrico Salza a Intesa Sanpaolo e sponsorizzava apertamente Domenico Siniscalco alla presidenza del consiglio di gestione della banca in nome del curriculum e della torinesità. Un’entrata a piedi uniti nella tormentata partita dei nuovi consigli della prima banca italiana, che sembra voler rimettere in discussione il ruolo delle fondazioni: sul piano giuridico, come soggetti di diritto privato con finalità di pubblico interesse e, sul piano politico, come corpi intermedi tra gli enti locali e la società civile. Un gesto tanto più imbarazzante in quanto fatto da un esponente di primo piano della maggioranza del Pd che aveva criticato nei giorni scorsi il disegno di Umberto Bossi di infilare uomini della Lega a tutti i livelli nelle grandi banche del Nord.
L’accusa a Bazoli e Guzzetti è clamorosa. Ne è consapevole il presidente della Compagnia di Sanpaolo, Angelo Benessia: quando propose a Bazoli e a Guzzetti di condividere un nuovo presidente del consiglio di gestione al posto di Salza, si sentì rispondere un cortese no: «L’indicazione spetta a Torino, e noi la rispetteremo, ma la stima che nutriamo per Salza e la riconoscenza che la banca gli deve per il contributo dato alla fusione è tale che non potete chiederci di associarci nella responsabilità». Ora Chiamparino racconta di aver parlato con Guzzetti dell’ipotesi di lasciare inalterati i vertici per un anno e mezzo e poi di passare dalla governance dualistica a quella tradizionale, con un presidente, torinese, e un amministratore delegato. Nello scenario di Chiamparino, comunque, o Bazoli o Passera avrebbero dovuto passare la mano. E Guzzetti? «Avendo capito da uomo di potere che era in atto uno scontro, si è guardato bene dal collaborare». Il sindaco si rivela king maker: vede Siniscalco prima di Natale, ottenendone la disponibilità, ma pensa anche agli economisti Pietro Garibaldi ed Elsa Fornero. La domanda è: ma a che cosa serve, a questo punto, la Compagnia di San Paolo? A fare da cinghia di trasmissione del Comune?
Sul palco della Cassa forense, mentre i relatori si alternavano, Guzzetti verga una risposta scritta a Chiamparino. di una durezza senza molti precedenti nella storia bancaria. «Ho letto con stupore, sconcerto, sorpresa e indignazione l’intervista rilasciata dal sindaco di Torino», inizia il testo. «La ricostruzione dei fatti da lui proposta - che ha tutto il significato di un’excusatio non petita - evidenzia il tentativo di sfuggire, maldestramente, alla responsabilità delle scelte e degli accordi da lui promossi e/o assunti...». Dopo aver rinnovato stima e solidarietà a Salza, il presidente della Fondazione Cariplo attacca: «Le ragioni vere dell’opposizione alla conferma di Salza sono da riferire esclusivamente a rivalità, intrighi e contrasti interni al mondo torinese, come dimostra la contrastata delibera assunta mercoledì scorso dalla Compagnia di San Paolo, nella quale sono stati indicati il professor Andrea Beltratti con 6 volti e il professor Domenico Siniscalco con 5 voti».
Per essere ancor più precisi, la Compagnia ha dato mandato con 5 voti contro 2 al presidente Angelo Benessia di verificare quale dei due economisti sia il preferito dalle altre fondazioni per il dopo Salza per rafforzare l’unità tra questi enti, considerata da tutti bene primario. Giuseppina De Santis, che aveva votato no, ha poi precisato che, se fosse stata data un’indicazione secca per Beltratti, sarebbe stata d’accordo. Di qui la ricostruzione di Guzzetti.
A questo punto ci si deve chiedere quale effetto avranno le parole di Chiamparino sulla missione di Benessia che ieri si è sentito con Guzzetti in un clima diverso dal gelo che è ormai sceso tra il Comune di Torino e Ca’ de Sass. Una sponsorizzazione così esplicita fa impallidire le pressioni del governatore del Veneto, Luca Zaia, su Unicredit per avere, senza fare nomi, un country manager per l’Italia. Rischia di diventare un dono avvelenato per Siniscalco.
Massimo Mucchetti