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 2010  aprile 18 Domenica calendario

LA FOCA MONACA SALVATA DAI PESCATORI

La notizia dell’avvistamento di alcuni esemplari di foca monaca (forse addirittura una famigliola) nelle acque dell’Isola di Marettimo in Sicilia, è già di per sé straordinaria. Si contano infatti sulle dita di una mano le osservazioni di questo rarissimo pinnipede (ne restano non più di 500 esemplari in tutto il mondo, concentrati nel Mediterraneo e nelle coste nord occidentali africane).
Un tempo, cinquant’anni fa, la foca, cantata da Omero e Virgilio, si riproduceva addirittura nella famosa Grotta del Bue Marino nella Sardegna orientale, da dove bracconaggio e disturbo causato dai turisti l’hanno fatta allontanare.
In seguito, solo rarissime osservazioni si sono avute lungo le coste tirreniche e adriatiche, come le recenti all’Isola del Giglio e al Capo Promontore in Croazia.
Ma l’importanza dell’episodio è dovuto anche ad altre ragioni.
In primo luogo il tratto di mare dove le foche sono state scoperte si trova vicino ad una grotta dove essa si riproduceva fino a che, una trentina d’anni fa, l’ultimo esemplare fu fatto fuori a fucilate.
Il fatto poi che l’avvistamento e le immagini video siano opera dei pescatori del luogo che, anni fa, non avrebbero esitato a eliminarle per difendere le loro reti, costituisce un grande confortante episodio, soprattutto nell’anno dedicato dall’Onu alla Difesa della Biodiversità.
Il cambio nell’atteggiamento dei pescatori, riconosciuto e apprezzato dal ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, che ha deciso di affidare ad essi il monitoraggio e la difesa della rarissima specie, è dovuto anche dalla paziente opera di sensibilizzazione – a Marettimo come in altre località dove la foca potrebbe tornare – attuata dal Gruppo Foca Monaca del Wwf che da anni segue le sorti, in Italia, sulla costa balcanica e in Turchia, delle ultime piccole popolazioni di foca mediterranea.
Ma un altro avvenimento merita di essere citato.
I pochi bravi pescatori artigianali delle Egadi e diMarettimo, hanno da sempre temuto che il ritorno di una specie tanto rara e importante potesse divenire un pretesto, da parte delle Autorità, per apporre vincoli alla loro già sostenibile attività.
Questo timore sta però poco a poco svanendo di fronte alle grandi possibilità ecoturistiche che, come è successo nell’Arcipelago delle Sporadi in Grecia, la presenza di foche potrebbe attivare.
E, ancora più eccezionali, in questo campo, le dichiarazioni che il senatore D’Alì, trapanese e presidente della Commissione Ambiente del Senato, ha rilasciato auspicando che questo entusiasmante episodio possa essere d’aiuto per la realizzazione, fino ad oggi contestata in sede locale, del Parco Nazionale delle Egadi, forte presidio contro le paventate trivellazioni petrolifere nella zona.
Infine, un merito va anche alla Guardia Costiera dell’arcipelago, la cui aumentata opera di contrasto alla pesca abusiva ha contribuito all’eccezionale ritorno.
Insomma, per la prima volta, sotto il simbolo della «bella figlia del mare» come l’ha cantata Omero, si è creata una fertile unione tra popolazioni locali, autorità e associazioni ambientaliste, in nome di un nuovo modo di fare protezione della natura.
Fulco Pratesi