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 2010  aprile 18 Domenica calendario

LA NUBE NON SI FERMA. «COPRIRA’ TUTTA L’ITALIA»

«Il vulcano islandese rimane un serio problema perché continua a eruttare con la stessa intensità alimentando la nube, rafforzandola». La preoccupante diagnosi è di Warner Marzocchi dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia che da Parigi con i colleghi finlandesi, americani e australiani coordina l’osservazione vulcanologica mondiale. «Difficile fare previsioni sull’evoluzione del fenomeno’ aggiunge’ ma perché le cose cambino ci sono solo due possibilità: che l’eruzione si riduca o che le correnti aeree diffondano altrove ceneri e gas. Ma nulla del genere sta accadendo». Infatti le simulazioni condotte dal Centro fenomeni estremi (Cetemps) dell’Università de L’Aquila, in coordinamento con il Met Office britannico e il centro meteorologico tedesco Wetter, e fornite alla nostra Protezione civile, mostrano come le particelle silicee si stiano distribuendo sull’intera Europa ricoprendo entro mercoledì tutta l’Italia, Sicilia compresa. «Fino a questo momento – precisa il professor Guido Visconti, direttore del centro’ sono state riversate nell’atmosfera duecentomila tonnellate di materiale da parte del vulcano islandese e la loro maggior parte si concentra a un’altezza, a seconda della geografia, fra tre e otto chilometri. Oggi sono arrivate sulla Penisola dopo aver attraversato nella notte le Alpi e l’attraversamento dovrebbe aiutare ad abbattere una parte delle ceneri. Il resto si disseminerà in modo diluito sulle varie regioni contribuendo ad intensificare le precipitazioni; cioè potranno aumentare le piogge e la caduta di neve perché le particelle funzionano da nuclei di condensazione. Conseguenze negative sul clima per ora non possono verificarsi perché la nube non è penetrata nella stratosfera innescando meccanismi chimico-fisici negativi. In particolare, l’anidride solforosa presente nella nube non è in quantità tali da generare effetti climatici su vasta scala».
Le valutazioni del centro aquilano sono effettuate utilizzando un radar ottico che lancia verso il cielo degli impulsi di luce laser fino a trenta volte al secondo. Dalla riflessione esce l’identikit delle particelle e i dati sono utilizzati per elaborare quei modelli che rivelano l’evoluzione e la distribuzione del fenomeno.
Intanto, un’altra novità che ha sorpreso gli studiosi riguarda invece il vulcano. «L’esame delle ceneri raccolte nelle ultime ore – spiega Warner Marzocchi’ ha mostrato che la lava è ricca di svariati gas e ciò contribuisce a provocare l’effetto esplosivo che prima si riteneva dovuto soltanto all’interazione con i ghiacci. Si tratta quindi di un tipo di magma particolare che cambia lo scenario chimico solitamente considerato».
Le conseguenze per il traffico aereo restano quindi un punto di domanda molto critico. Solo da un paio di decenni si stanno approfondendo le ricerche riguardanti gli effetti delle nubi vulcaniche sui jet e ancora non si sono definiti precisi livelli di rischio in base alle intensità e alle caratteristiche delle particelle. Quindi, per evitare problemi e disastri come in qualche caso del passato stava per accadere, si adotta un principio di precauzione che suggerisce di non far volare gli aeroplani.
Prezioso è giudicato il lavoro effettuato nelle ultime ore da un velivolo da ricerca ad elica «Dornier 228» del Natural Environment Research (Nerc) Council britannico. Dotato di particolari sensori sta navigando in prossimità della nube analizzandone caratteristiche e possibili effetti.
«Che sono svariati e poco conosciuti’ nota Guy Gratton, a capo della Facility for Airborne Atmospheric Measurement del Nerc ”. Oltre alla fusione di parti interne e interruzione del funzionamento dei reattori bisogna tener conto che le polveri sono anche elettricamente cariche e causano tuoni e fulmini oltre al fenomeno noto come fuoco di Sant’Elmo per cui l’aereo si circonda di un alone luminescente. Parlando da ingegnere aeronautico, io non metterei oggi un aeroplano in quella nube».
Giovanni Caprara