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 2010  aprile 17 Sabato calendario

Nilde Iotti (Leonilde), Reggio Emilia 10 aprile 1920, Poli 4 dicembre 1999 • Figlia di Egidio Iotti, un ferroviere (capo deviatore) socialista, 480 lire al mese, andato in pensione a 48 anni ufficialmente per "scarso rendimento", in realtà per la sua intensa attività sindacale, e di Alberta Vezzani, lavandaia

Nilde Iotti (Leonilde), Reggio Emilia 10 aprile 1920, Poli 4 dicembre 1999 • Figlia di Egidio Iotti, un ferroviere (capo deviatore) socialista, 480 lire al mese, andato in pensione a 48 anni ufficialmente per "scarso rendimento", in realtà per la sua intensa attività sindacale, e di Alberta Vezzani, lavandaia. Ultima di quattro figli, unica sopravvissuta: il primo morì quasi subito dopo la nascita di gastroenterite, il secondo, paralizzato, morì durante la terribile epidemia di spagnola del 1918, il terzo, una bimba, rimase strozzata dal cordone ombelicale. Così, quando Leonilde venne al mondo, i genitori le crearono attorno una barriera di attenzioni e precauzioni. Imparò ad andare in bicicletta, ad esempio, solo quando si trasferì a Milano per l’Università • I suoi genitori, socialisti, sposati in comune, cattolici, cattolica anche lei. «I preti non vanno bene ma Dio esiste» (Egidio Iotti). Poi qualche tempo dopo: «Meglio con i preti che con le camicie nere». Nilde frequentava chiese e oratori, «pregavo molto» • Infanzia al quarto piano di un palazzo popolare, in via Alfeo Giaroli, un gabinetto ogni tante famiglie, ottanta gradini per portare l’acqua in casa, carne soltanto la domenica, gli altri giorni pastasciutta come primo e come secondo, oppure il minestrone, che «si accompagnava a un po’ di stracchino e di mortadella». Rimasta orfana di padre a quattordici anni, costretta a dare ripetizioni per gli scolari delle elementari e delle medie per arrotondare la misera pensione ereditata dal padre (270 lire al mese). Dai quindici ai ventitrè indossa sempre lo stesso cappotto, un tempo del padre • Iscritta alla Facoltà di Lettere dell’Università Cattolica di Milano nel 1938. Sveglia alle 5.30 per andare alla stazione, treno delle 6.34 per Milano, arrivo in stazione alle 9, poi tram numero 25 fino all’Università. Arrivo alle 9.30 circa. Laurea nel 1942-43 col professor Giovanni Soranzo, tesi su "L’attuazione delle riforme di Reggio Emilia nella seconda metà del secolo XVIII" • Ingresso in politica nel 1945, a 25 anni, eletta per la prima volta il 2 giugno del 1946 nel collegio di Parma-Reggio-Piacenza con oltre 15.000 preferenze • L’incontro con Palmiro Togliatti in un ascensore di Montecitorio. «Nessuno ci aveva presentati, ed io mi sentivo così frastornata, così intimorita. Ci ritrovammo alla riunione del gruppo comunista prima delle elezioni del capo provvisorio dello Stato. E lui, a dibattito concluso, cominciò a dire che, nel limite delle possibilità, occorreva che tutti i compagni, che in realtà si presentavano un po’ trascurati, un po’ troppo abbigliati da ex rivoluzionari... Insomma occorreva che cercassero di vestire correttamente. Lui lo disse. Poi indicò me: "La compagna con l’abito blu e il colletto bianco" disse. "Prendete esempio da lei". Io arrossi. Odiandomi per il rossore» (Nilde Iotti in un’intervista a Lina Coletti) • "Il caso Nilde", che fece scalpore nel 1945, riguardava la relazione tra la giovane e bella deputata comunista reggiana e Palmiro Togliatti, sposato con Rita Montagnana. Ma il servizio d’ordine del partito impediva alla coppia di incontrarsi, così i due dovettero rifugiarsi presso un amico di lei, Osvaldo Salvarani, non iscritto al partito • «Te, va via, bindèla!» (così la moglie di Cesare Campioni, sindaco comunista di Reggio Emilia, quando Nilde Iotti si presentò al ricevimento in onore di Togliatti senza essere stata inventata) • Togliatti alla fine lasciò la moglie • Contro la storia d’amore della Iotti e di Togliatti, i reggiani ebbero grandi alleati all’interno della direzione del Pci. All’inizio, Togliatti e la Iotti, decisi a vivere insieme, non ebbero casa, se non l’abbaino al sesto piano di via delle Botteghe Oscure, stipato da mobili d’ufficio, occupato quasi di soppiatto, clandestimanente • «Non potevo accettare», ricorderà il medico Mario Spallone, «che andassero ad amoreggiare in macchina lungo qualche viale come due studenti ai primi incontri». E soffitta fu: due stanzette in cima alla sede del Pci. Sul pavimento della quale la Iotti tiene, dal primo all’ultimo giorno di permanenza, una valigia aperta, silenzioso monito contro la precarietà della sistemazione • Quella volta che un addetto alla vigilanza, sentendo dei rumori dietro la porta del corridoio all’ultimo piano, dove aveva sede la commissione del lavoro culturale, sparò quattro colpi di revolver contro l’ufficio. Là dentro c’erano Togliatti e Iotti • Nilde era più interessata alla politica che alla casa, ma amava anche la casa, e verso la casa era molto attenta, come lo era nel vestire, nel parlare, nel muoversi. Amava cucinare i piatti reggiani, come l’erbazzone e i tortelli di zucca. A un certo punto si procurò quindi un aiuto, Bluette Tinterri, detta Blu, una reggiana fidata e silenziosa, un’antifascista. Si trasferì poi dall’abbaino di tre stanze di via Botteghe Oscure in una villetta di Montesacro, di proprietà del Pci, dove vivevano anche Alba e Pietro Secchia • La legittimazione del rapporto tra Palmiro Togliatti e Nilde Iotti la si ebbe, per i comunisti e i non comunisti, nella circostanza dell’attentato a Togliatti del 14 luglio 1948. Uno studente, Antonio Pallante, sparò quattro colpi di rivoltella contro il leader del Pci, mentre, accompagnato dalla Iotti, stava per lasciare Montecitorio dall’uscita laterale di via della Missione. Togliatti, ha raccontato Nilde Iotti, dapprima si «inginocchiò, poi si piegò all’indietro, tanto che feci in tempo a sostenerlo per non fargli battere la testa. Allora gli misi la mano dietro la nuca e, ritirandola, mi avvidi che grondava sangue. Mi terrorizzai perché compresi che era stato ferito al capo. Tutto naturalmente avvenne in pochi secondi: mi voltai e vidi l’attentatore scendere i tre gradini del portone dei gruppi. Puntava una pistola su Togliatti steso a terra. Urlai e mi buttai col corpo sul ferito». Togliatti, ricoverato d’urgenza al Policlinico e operato da un luminare, il professor Valdoni, restò in ospedale sino al 31 luglio. Lei gli rimase sempre affianco, anche se l’accompagnatore di Togliatti, Armando, le impedì di entrare nella sala dove aspettavano gli altri compagni mentre Togliatti veniva operato • Nilde Iotti e Palmiro Togliatti desideravano avere un figlio. Prima dell’attentato, racconta Teresa Noce, «venni a sapere che Nilde era incinta. Essa non veniva più alla Camera e non avevo quindi notizie sulla sua salute. Quando rividi Nilde, mi avvicinai a lei mentre eravamo sole. Le sussurai all’orecchio: "Me lo farai vedere?" Nilde divenne pallida come un cencio: "Non lo sai? morto appena nato"» • Alcune fonti parlano di un figlio nato morto, altre di un aborto spontaneo. Probabilmente non fu estraneo il clima terribile in cui erano costretti a vivere i due amanti semiclandestini. Daniela Pasti, in un libro, ha scritto anche che l’interruzione di gravidanza fu decisa dopo una riunione dei vertici del partito, per non alimentare scandali attorno alla figura del Migliore • «Mi creda, il coraggio ci volle per non volerlo quel figlio. Perché le regole della società io le avrei anche potute sfidare: ma che diritto avevo di mettere al mondo qualcuno destinato a subirle?» (Nilde Iotti a Lina Coletti) • I due, Togliatti e Iotti, adottarono poi Marisa Malagoli, bionda e minuta, sorella di uno degli operai modenesi morti durante uno scontro con la polizia il 9 gennaio 1950. I genitori, che avevano altri sette figli ed erano poverissimi, accettarono di mandarla a vivere con la Iotti e Togliatti, che se ne presero cura e la adottarono anche ufficialmente. Allora aveva 6 anni • «Impossibile. E difatti con la scusa di un comizio, ogni tanto me ne scappavo in giro per l’Italia» (Nilde Iotti a Lina Coletti, che le faceva notare la difficoltà di stare vicino a un uomo come Togliatti) • Racconta la Iotti alla Fallaci che in casa lei e Togliatti non hanno la televisione, lui non la vuole assolutamente. Così, quando c’è un programma che li interessa, per esempio Tribuna politica, vanno a vederlo a casa del compagno autista • Verso la fine del 1950 Togliatti e la Iotti, insieme alla figlia adottiva Marisa, andarono a Mosca. Togliatti era rimasto ferito in un brutto incidente d’auto in Val d’Aosta, a Riva Valdobbia. Il medico gli aveva consigliato un clima freddo e secco. Stalin gli chiede di andare a Praga a dirigere il Cominform. Lui non vuole. Il Pci vota a favore, ma alla fine Togliatti la spunta e torna in Italia. Finché Stalin resta in vita, non tornerà più a Mosca • «Massiccia ed immensa, i capelli neri e pesanti pettinati alla maniera di monaca, il volto senza cipria indurito da sopracciglia foltissime che sopra il naso si uniscono, quasi, formando una riga. Sicché gli occhi severi ne risultano ancor più severi. Un volto di badessa» (Oriana Fallaci nel 1962) • «Più che essere una donna elegante, mi interessa essere una donna correttamente vestita» (Nilde Iotti) • in Russia che, il 21 agosto del 1964, nel campo di Artek, Palmiro Togliatti muore per un’emorragia cerebrale. Con lui ci sono Nilde e la figlia adottiva Marisa • La Camera dei Deputati era diventata la seconda casa della Iotti sin dal 1946, quando era stata votata all’Assemblea Costituente con 15.936 voti. Nel 1948 era stata eletta alla Camera con 51.340 voti e da allora venne sempre confermata. All’inizio dell’ottava legislatura, il 20 giugno del 1979, venne eletta, al primo scrutinio, Presidente della Camera (prima donna in Italia) e venne riconfermata il 12 luglio 1983 e il 2 luglio 1987 fino al 22 aprile 1992 • «Nilde Iotti era scrupolosissima: ascoltava tutti, anche gli ostruzionisti, senza farsi mai sostituire; contava i minuti, al massimo 45, e al quarantaseiesimo scampanellava. Una vera preside» (Alberto Arbasino) • Rinunciò a tutti gli incarichi il 18 novembre del 1999 a causa di gravi problemi di salute. Morì pochi giorni dopo le sue dimissioni, il 4 dicembre, per arresto cardiaco nella clinica Villa Luana di Roma.