Fabio Pavesi, PLus24 17/4/2010;, 17 aprile 2010
OGNI 100 EURO CINQUE VANNO IN FUMO
Ogni 100 euro di prestiti almeno 5 rischiano di non tornare indietro nei prossimi anni. Soldi che le banche, con ogni probabilità, vedranno andare in fumo. Evaporare.
Detta così sembra poca cosa, una sorta di pedaggio obbligato per chi presta denaro, ma se proiettata sui numeri assoluti la questione non è di poco conto. Tra sofferenze, incagli, crediti in ristrutturazione, i "cattivi" prestiti ammontano solo per le prime cinque banche italiane alla cifra record di 75 miliardi di euro. Il colosso UniCredit ,
da parte sua, ha un portafoglio di crediti malati per 31 miliardi; IntesaSanpaolo
deve metabolizzare in bilancio una ventina di miliardi. La più piccola Mps
ha un fardello di prestiti di difficile restituzione per 10 miliardi. Senza contare le difficoltà di Banco Popolare
che ha una dote di crediti in cattiva salute pari addirittura al 10% dell’intero portafoglio.
E badate bene queste sono le risultanze a fine 2009. Vuol dire che questi crediti "avariati" residuano dopo le pulizie già effettuate tra le pieghe dei bilanci. Che sono state comunque salate. Unicredit ha portato il conto, fatto di accantonamenti e svalutazioni (tra cui i prestiti), alla cifra di 8,9 miliardi dai 4,8 miliardi del 2008. Intesa ha visto incrementare le rettifiche nette sui suoi prestiti di oltre un miliardo portando così il dazio da pagare alla crisi da 2,6 miliardi a 3,7 miliardi. E se Ubi Banca
ha visto accantonamenti e svalutazioni diminuire nell’anno della "Grande Crisi", il volume di crediti deteriorati che si trova ora a fronteggiare è praticamente raddoppiato dal 2008, salendo a 4,5 miliardi dai 2,3 miliardi di 12 mesi prima.
Pulizia ancora timida
Il tema quindi resta con prepotenza sul campo. Nonostante la doverosa pulizia, le banche italiane restano fortemente esposte anche quest’anno sul rischio credito. Con parametri tendenzialmente raddoppiati rispetto agli anni d’oro. Quel livello del 5 e passa per cento è per quasi tutte più che doppio rispetto ai parmatri abituali. Ma cosa significa tutto ciò. Due cose: una positiva, l’altra un po’ meno. Quella positiva è che le nostre banche hanno di fatto superato la crisi. Certo a colpi di minori utili (non per tutte); di una redditività scesa, questa sì, al lumicino, ma tutto sommato con strutture patrimoniali adeguate. L’altra è che l’effetto della crisi non c’è ancora tutto nei conti. Non è visibile perchè quelle rettifiche sono state fatte solo in parte, ma c’è. Se solo nel 2010 metà di quei crediti a rischio dovessero essere svalutati verrebbero meno 35 miliardi nei conti economici delle prime cinque banche. Ecco perché comunque i banchieri incrociano le dita: sperano che il 2010 porti una congiuntura in rialzo, sperano che parte di quei crediti si possano spostare in là nel tempo, tanto da diluire un eventuale effetto svalutazioni.
E come i banchieri, anche il mercato incrocia le dita. Dopo il forte recupero dei prezzi ora le quotazioni oscillano. Certo quando Wall Street è ben intonata anche Piazza Affari sale. E lo fa necessariamente con banche ed energetici che da soli fanno il 40% del listino. Ma le attese su una ripresa della reddività tale da riportare le banche agli anni d’oro pre-crisi sono di là da venire. Oggi il ritorno sul capitale, in virtù di utili più bassi e patrimoni da rafforzare, si è di molto abbassato. Il Roe medio è al 4 per cento e con questi valori i livelli di prezzo-utile appaiono assai cari fin d’ora. UniCredit secondo le stime di consenso vale 20 volte i profitti previsti per quest’anno. Mps che ha lasciato sul campo nell’ultimo anno tre quarti degli utili dovrà, nel 2010, tornare a macinare profitti per vedere tornare a valori più fisiologici l’attuale livello di prezzo-utili sopra le 30 volte.
Gli analisti in generale pensano a un recupero di profittabilità per le banche quest’anno. Le stime di consenso vedono i profitti di Ubi Banca salire di oltre il 30%. IntesaSanpaolo dovrebbe realizzare un incremento poco sotto il 20%. Per gli analisti di Credit Suisse, UniCredit salirà sopra i due miliardi di utili netti per raddoppiarli a oltre 4 miliardi nel 2011. Se così fosse comprare oggi titoli bancari avrebbe un gran senso. C’è un ciclo dei profitti in forte accelerazione e i prezzi non possono che anticipare, andando verso l’alto, questo trend.
Ma sono previsioni e tutto dipenderà dalla congiuntura. E cioé se si tornerà a guadagnare con più volumi di credito e se i prestiti dubbi potranno essere recuperati. Due incognite che attraverseranno tutto il 2010.